Agnese Moro, la figlia dello statista Aldo Moro sequestrato e ucciso dalle BR, spiega: “La parola ergastolo mi offende. Perché credo nella Costituzione nella quale c’è il principio della persona, al di là di ogni concetto di fede, provenienza, razza. Non cura il mio dolore sapere che l’altro verrà punito e soffrirà per sempre. La giustizia non è fare del male agli altri, ma scoprire che il male non vincerà mai”.
La Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato l’Italia per l’applicazione del regime di tortura del 41 bis in fin di vita a Bernardo Provenzano. I miei studi giudici mi hanno insegnato che le sentenze, sia nazionali che sovranazionali, piacciano o no, vanno rispettate. A questo punto mi chiedo se i responsabili che hanno sottoposto ad atti inumani e degradanti un detenuto in fin di vita pagheranno. No! Purtroppo non pagheranno e penso che questo sia molto diseducativo, sia per i criminali che per le brave persone, perché uno Stato la legalità prima di pretenderla la dovrebbe dare.
Credo che chi commette dei reati vada fermato, ma una volta in carcere la pena dovrebbe fare “male” esclusivamente per farti diventare migliore. In realtà, invece, il carcere in Italia fa male solo per farti diventare più cattivo o più mafioso di quando sei entrato.
Per paura di essere frainteso, scrivo subito che la mafia mi fa schifo e in carcere mi sono sempre scontrato con la cultura mafiosa e a modo mio l’ho sempre combattuta. Mi fa, però, schifo anche la disonestà dei poteri forti, che fingono di combattere i mafiosi ma in realtà vogliono prenderne il posto, o mirano a vantaggi mediatici o politici.
Penso che tra le istituzioni dell’antimafia ci siano tante persone buone e in buona fede, convinte di fare bene, ma ci siano anche tanti opportunisti.
Spesso i criminali uccidono per cultura, lo Stato invece uccide pian pianino, un po’ tutti i giorni, con odio e vendetta, e lo fa, dice, per fare giustizia.
Una speranza, o una morte dignitosa, andrebbe data a tutti, anche ai mostri, almeno perché questi non creino culturalmente altri mostri.
È vero, il mostro Bernardo Provenzano non ha avuto pietà e umanità per le sue vittime, ma, credo, che questa non fosse una buona ragione per far sì lo Stato facesse altrettanto con lui, facendolo morire nel regime di tortura del 41 bis. Ed è stato anche uno sbaglio politico e culturale, perché hanno creato un “eroe” per certi ambienti devianti e criminali.
Penso che il carcere debba servire a fermare il male, ma subito dopo deve fare il bene della persona, per far uscire il senso di colpa dei crimini commessi, perché questo è il dolore più grande ed è quello che fa più paura, anche ai mostri.
Purtroppo spesso l’umanità in carcere è ferita, cancellata, perduta e a mio parere è un grande sbaglio pretendere di fare giustizia solo con la sofferenza e il castigo, perché la persona perbene che vuole vedere morire lentamente di vecchiaia un detenuto condannato all’ergastolo è cattiva e crudele come ogni altro assassino.