Nel 2017 i migranti rappresentavano il 3,4% dell’intera popolazione mondiale, rispetto al 2,9% del 1990. Sempre stando ai dati dello scorso anno, è l’Asia ad averne ospitati il maggior numero, ossia il 30,9%, seguita da Europa (30,2%), America del Nord (22,4%), Africa (9,6%), America Latina (3,7%) e Oceania (3,3%).
In Italia tra il 1 gennaio e 31 agosto 2018 è sbarcato l’80% di migranti in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Questi ed altri dati contenuti nel XXVII Rapporto Immigrazione di Caritas e Migrantes, presentato oggi a Roma, ci parlano di un fenomeno tutto da ridimensionare in quanto a numeri, ma che rappresenta comunque una “emergenza culturale”.
I flussi migratori non sono una invasione in Italia, così come non lo sono nel resto d’Europa, hanno ribadito i relatori nell’illustrare il rapporto, eppure il problema resta. Ed è di natura prevalentemente semantica, legato all’uso del linguaggio e alla comunicazione. Non a caso il sottotitolo del lavoro di quest’anno è: “un nuovo linguaggio per le migrazioni”.
«È necessario – scrivono don Francesco Soddu e don Giovanni De Robertis, direttori rispettivamente di Caritas e di Migrantes – mettere in campo tutte le risorse educative capaci di stimolare, da un lato, il necessario approfondimento rispetto a temi che sono ormai cruciali, e dall’altro lato di accompagnare le nostre comunità verso l’acquisizione di una nuova “grammatica della comunicazione” che sia innanzitutto aderente ai fatti e rispettosa delle persone».
«Quella delle porte chiuse è una risposta impossibile – ha fatto notare Gianni Bardini coordinatore per le politiche di Cooperazione al Maeci – Serve invece una strategia». Anche perché, andando a scorrere nei dettagli il rapporto, crollano molti dei luoghi comuni sulle migrazioni, primo fra tutti il terrore di una invasione islamica.
«L’invasione in Italia non è musulmana, è cristiana – ha fatto notare Simone Varisco, ricercatore della fondazione Migrantes che ha contributo al report – Il 57,7% degli stranieri residenti nel nostro Paese infatti e’ di religione cristiana, solo il 28,2% musulmano».
Si tratta in maggioranza di ortodossi (1,6 milioni, dei quali quasi 1 milione romeni) e 1,1 milioni di cattolici (tra coloro che migrano dall’Est Europa soprattutto albanesi, una minoranza di romeni e polacchi, filippini tra coloro che migrano dall’Asia, ecuadoriani e peruviani fra i latinoamericani).
«C’è’ uno scarto enorme tra realtà’ e immaginazione sulle migrazioni – ha detto anche Mario Morcellini, docente di Sociologia della Comunicazione alla Sapienza – Almeno il 70% dei immigrati che gli italiani credono di vedere, scende drasticamente quando gli si chiede di contare quanti ne incontrino in strada, nei loro quartieri. E questi immigrati in piu’ ce li ha regalati il nostro pasticcione e un po’ pigro sistema comunicativo».
Tutta colpa dei media allora? Il rapporto in realtà chiarisce si pone in maniera costruttiva andando alla ricerca di un’alternativa nella presentazione di fatti e circostanze, invitando sia chi comunica sia chi agisce tramite la politica, ad usare i dati.
L’edizione 2017-2018 presenta in effetti molte novità, a partire da una nuova veste grafica che vuole essere più aderente al mutato contesto culturale, in conseguenza del quale la narrazione del fenomeno migratorio è cambiata nello stile e nella forma.
Ilaria De Bonis
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