“Desideriamo mantenere viva la nostra tradizione di città aperta sul Mediterraneo”. Il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida si è espresso così dinanzi alle oltre 1500 persone che la scorsa domenica sera hanno partecipato alla manifestazione indetta da moltissime associazioni sul tema dell’accoglienza e integrazione dei migranti.
“Un Mediterraneo di Pace” il filo conduttore di una serata contraddistinta da una tavola organizzata nel centro storico della città. Una “tavola multietnica”, distesa davanti Palazzo Cavarretta, sede del Consiglio comunale, dove è stato servito il piatto simbolo del Mediterraneo, il couscous. “Se parliamo di contaminazioni – dice Maria Pia Erice – non possiamo non ricordare quelle culturali che storicamente hanno riguardato la nostra città, contaminazioni vive, che si toccano ogni giorno, anche nel cibo, il couscous, per eccellenza il piatto tipico dei paesi del Mediterraneo, che unisce e non divide tantissimi popoli”. Il couscous è stato preparato e offerto gratuitamente da tanti ristoratori, piatti preparati secondo le diverse ricette tipiche del Mediterraneo. “Perché – hanno detto i tre promotori principali della manifestazione, Marco Rizzo, Valentina Villabuona e Maria Pia Erice – quello che la paura divide, la cultura unisce. Il couscous è testimonianza di una storica, felice, contaminazione tra i popoli, del Mediterraneo. E con la contaminazione, culturale, ci sono l’accoglienza e l’integrazione. In modo materiale e pratico si è dimostrato che noi viviamo, ci cibiamo delle contaminazioni e che la nostra vita è fatta di integrazioni, non di muri che dividono”.
Numerose le associazioni promotrici, come la Cgil, l’associazione Libera, la Croce Rossa, le scuole e la rete degli studenti, l’Anpi, dalle società sportive cittadine, Articolo 21, sostenute dalla Diocesi e dal Comune di Trapani. Un’iniziativa scaturita dalle note vicende vissute dai migranti tratti in salvo in due momenti diversi dalla nave Diciotti dapprima tenuta bloccata nei primi giorni di luglio al porto di Trapani e qualche settimana dopo al porto di Catania.
Artisti, giornalisti, migranti, volontari, protagonisti del mondo delle professioni hanno voluto dire, ognuno a loro modo, il loro no “alla regola della non accoglienza che il governo del nostro paese pare voglia abbracciare”, dimostrare l’esistenza di “una grande piazza di persone contro il razzismo”, “il no a cancellare i diritti di uguaglianza tra le persone”. Sono state lette poesie, sono state raccontate esperienze personali: “Vogliamo informare ed educare i nostri concittadini sul fatto che l’accoglienza fa parte del nostro modello di vita democratica ed è semmai il razzismo il nostro vero nemico”. Particolare il messaggio rivolto ai presenti dal Vescovo Fragnelli: la preghiera che unisce, “il Padre Nostro recitato in tutte le lingue del Mediterraneo”.
“Non è stata – dice il sindaco Giacomo Tranchida – una manifestazione contro qualcosa ma per il valore dell’accoglienza. Trapani vuole restare città con un porto aperto, città ponte e città con le sue storiche porte aperte sul Mediterraneo”.