Ecco un breve compendio.
Il 24 settembre 2018, all’Hotel parco dei principi, Roma, festa nazionale per gli 88 anni dell’Arabia saudita (l’unico paese al mondo che reca la famiglia regnante perfino nel nome). Ecco chi c’era: la sindaca della capitale Raggi Virginia (Movimento 5 stelle), la deputata Carfagna Mara (FI), il deputato Malan Lucio (FI, ex Lega), il deputato Crosetto Guido (Fratelli d’Italia). Lato business: Leonardo e Ansaldo industrie belliche, e poi Intesa San Paolo. E sicuramente molti altri, aspettiamo video interviste.
Il 26 settembre 2017, a villa Miani, festa nazionale per gli 87 anni del reame. Ecco chi c’era, per l’Italia (fra gli altri): Khalid Chaouki (deputato del Pd), Lucio Malan (deputato FI, prima era della Lega), la banda dei carabinieri.
Nessuno ha mai una zia ammalata come onorevole scusa per disertare almeno le feste, in mancanza di coraggio per dire di no.
Ricordiamo i continui omaggi europei e italiani ai monarchi del Golfo.
Ecco, nel luglio 2016, la Mogherini e l’ UE letteralmente genuflessi davanti a re, emiri, sceicchi nell’incontro ministeriale congiunto fra Consiglio d’Europa e Consiglio di Cooperazione del Golfo-Ccg che comprende Arabia saudita, Kuwait, Emirati arabi, Qatar, Bahrein, Oman.
Ricordiamo una delle manifestazioni di Rete No War a Roma nel 2015 contro Renzi piazzista di armi a Riad, poi seguito da Gentiloni.
Nel febbraio 2016, un convegno di Rete No War si intitolava “Italia saudita?”. La domanda era retorica, comunque la risposta sarebbe: “Sì, certo.”
E’ l’ossequio ai petrodollari con i quali emiri re e sceicchi hanno praticamente comprato l’Europa (pecunia non olet)? Oppure c’è, inconfessata, una sudditanza psicologica alle corone, anche quelle dalle gesta impresentabili, come è il caso dell’Arabia saudita di cui tutti dicono che ha “le mani sporche di sangue” in Yemen e che ha sostenuto formazioni terroristiche?