Dopo avere perso le primarie democratiche nel Quattordicesimo Distretto di New York, Joe Crowley ha fatto il suo discorso di concessione alla vincitrice Alexandria Ocasio-Cortez in modo singolare dedicandole la canzone “Born to Run” (Nata per correre) di Bruce Springsteen con una banda improvvisata. La sconfitta avrà dovuto fare male a Crowley e ci ricorda in uno strano modo quella subita da Eric Cantor nel 2014. Cantor era ai vertici della leadership repubblicana alla Camera ed era il probabile candidato a divenire speaker. Crowley, il numero 4 alla Camera adesso, era anche lui papabile per sostituire Nancy Pelosi alla leadership democratica alla Camera. La differenza fra Crowley e Cantor sta nell’ideologia politica. Cantor ha perso contro David Brat, candidato di estrema destra e membro del Tea Party. Crowley ha perso contro Ocasio-Cortez, una ventottenne che si identifica come una socialista democratica, l’ala sinistra del Partito Democratico, con forti echi di Bernie Sanders.
La vittoria di Ocasio-Cortez ha sorpreso tutti perché Crowley aveva dominato la politica del Quattordicesimo Distretto di New York che include parti di Queens e del Bronx. Si tratta di un distretto dominato dai democratici come ci testimonia il fatto che Crowley ha servito alla Camera per 20 anni e per 14 non era stato mai sfidato alle primarie. La batosta sarebbe difficile da ingoiare ma Crowley si è comportato in modo esemplare.
La vittoria di Ocasio-Cortez ha riacceso il fuoco delle primarie democratiche dell’ultima elezione presidenziale nelle quali un altro democratico socialista, Bernie Sanders, aveva dato filo da torcere a Hillary Clinton, candidata centrista. La vittoria nelle primarie del 14esimo distretto di New York riaccende la fiamma dell’estrema sinistra che dopo tutto non è poi tanto estremista.
Ocasio-Cortez, nonostante l’etichetta di socialista democratica, rimane ancorata a un’ideologia che richiama i sistemi politici dei Paesi Scandinavi. Come Sanders, lei definisce la sua ideologia sulle tematiche di Medicare (sanità) per tutti, aumento del salario minimo a 15 dollari l’ora, università gratis, uguaglianza di diritti fra uomini e donne, e l’idea che nessuno dovrebbe essere troppo povero per potere vivere decentemente. L’eroe per Ocasio-Cortez non si trova dunque in Marx né in Paesi tradizionalmente considerati socialisti come l’ex Unione Sovietica. Ocasio-Cortez vede il suo eroe in Robert Kennedy e la sua campagna presidenziale del 1968 in cui cercò di creare una coalizione di lavoratori, gruppi minoritari e classe media.
L’uso dell’etichetta socialista democratica ha ovviamente suonato l’allarme in alcuni giornali di destra, uno dei quali ha tuonato “allerta rossa” all’indomani della vittoria di Ocasio-Cortez. Anche la Fox News ha annunciato che il risultato era veramente “preoccupante”. Persino nelle pagine del New York Times un opinionista di destra (sì, ce ne sono anche al New York Times), ha definito Ocasio-Cortez come veleno per il Partito Democratico.
Il termine socialista però non fa più la paura dei tempi passati, specialmente con i giovani. David Remnick, nelle pagine del New Yorker, cita uno studio della Harvard Kennedy School, secondo cui il 51 percento dei giovani fra 18 e 29 anni rifiuta il capitalismo. Inoltre il 33 percento di questi giovani vede il socialismo con occhi favorevoli. Questi giovani non immaginano il socialismo rappresentato dall’ex Unione Sovietica ma lo riconoscono nel sistema sanitario governativo del Canada. I giovani sono preoccupati dall’ineguaglianza economica che nelle ultime decadi è aumentata notevolmente.
La vittoria di Ocasio-Cortez si deve in parte a questa nuova visione del socialismo ma specialmente alla metodologia usata dalla probabile parlamentare. Crowley non aveva preso in serio la sfida nelle primarie ma la Ocasio-Cortez ha generato entusiasmo identificandosi con gli elettori del distretto non solo per le sue origini etniche ma anche per le ristrettezze economiche da cui proviene che continuano tuttora. In uno degli annunci politici si vede Ocasio-Cortez nel suo appartamento, alla stazione della metro, nel suo vicinato mentre parla con gente comune con i quali si identifica in modo genuino.
I cambiamenti demografici la avranno aiutato poiché il distretto adesso consiste di ispanici al 50 percento e bianchi al 22 percento. Ma molto significativo anche per la sua vittoria è stata l’energia della candidata e dei suoi volontari ad ampliare l’elettorato tipicamente sonnolente nelle primarie democratiche. Le migliaia di telefonate e gli innumerevoli contatti personali hanno causato una forte affluenza alle urne che è aumentata del 68 percento in comparazione a quella del 2016. Ha funzionato. Tre settimane prima dell’elezione Crowley aveva un vantaggio di 36 punti ma alla fine Ocasio-Cortez ha vinto con un vantaggio di 15 punti.
Dopo la sua vittoria Ocasio-Cortez ha fatto campagna politica per aiutare altri progressisti. Il successo di una vittoria della sinistra sull’establishment democratico rimane però in dubbio. Uno studio della Brookings Institution a livello nazionale ci informa che nelle primarie di quest’anno 88 candidati classificati dell’establishment democratico hanno vinto la nomination comparati a 64 etichettati progressisti.
Poco importa però. Un buon indizio per i democratici sia di sinistra che centristi ci viene dimostrato dall’assenza di guerre fratricide. La concessione memorabile di Crowley rimane un modello esemplare dell’importanza per i democratici alle elezioni di midterm.