L’Italia manca all’appello dei paesi che hanno sottoscritto il trattato delle Nazioni Unite per la messa al bando degli armamenti nucleari del 2017. Centoventi quelli che finora hanno detto sì, e per spingere il governo italiano a siglarlo sono intervenuti all’Onu i vertici della Federazione internazionale di Croce Rossa (Ifrc) e Croce Rossa Italia, già presenti al Palazzo di vetro di New York in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. In occasione della giornata internazionale per la messa al bando, l’organizzazione ha diffuso anche un spot video di sensibilizzazione di un minuto.
“Noi di Croce Rossa- dice Francesco Rocca all’agenzia Dire, che lo ha raggiunto telefonicamente- dobbiamo ricordare che la capacità distruttiva di queste armi è assolutamente inaccettabile poiché contraria al diritto internazionale umanitario. Sono armi di distruzione di massa, quindi vietate. Il nostro appello al governo Conte è di aderire al Trattato, per far sì che non vi siano più armi di questo tipo sul suolo italiano”.
Un possibile ostacolo, “la nostra adesione alla Nato, che sul tema ha una posizione diversa”, legata alle logiche della deterrenza. “Ma noi auspichiamo che l’Italia si faccia promotrice in seno all’Alleanza Atlantica di questo Trattato”.
La Croce rossa è presente in 191 paesi, sui circa 200 totali. Un lavoro capillare, e in cui la capacità di dialogo coi governi “varia molto”. La volontà di ascoltare, in una fase complessa per le organizzazioni umanitarie, “c’è da parte della cosiddetta ‘comunità internazionale” conferma Rocca. Che cita l’approvazione “della bozza definitiva del Global compact sulle migrazioni, che sarà approvato a dicembre a Marrakesh”. Il compact sulle migrazioni propone un approccio più attento alla tutela dei diritti umani di questa categoria vulnerabile. “Spetta poi ai paese aderire ai singoli contenuti”.
Il decreto Salvini
Il pensiero va al recente decreto legge su sicurezza e immigrazione adottato dall’esecutivo italiano e verso cui il presidente Ifrc dichiara: “Rappresenta un passo indietro sul piano dei diritti civili, soprattutto per la modifica riguardante la protezione sussidiaria, uno degli aspetti sui quali servirebbe una maggiore riflessione”. Se da un lato, prosegue Francesco Rocca, esistono questioni individuali, affrontate dalla legge attraverso l’istituto del diritto d’asilo, esistono poi tutta una serie di situazioni a carattere collettivo disciplinate dalla protezione umanitaria “fino ad oggi tenute in adeguata considerazione. Spero che si torni ad aderire a quella linea, pensando alle conseguenze che abolirla comporta sui singoli esseri umani”.
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Preoccupa l’intolleranza crescente in Europa
Nel corso dell’Assemblea Onu “è emersa in effetti preoccupazione, non direttamente per l’Italia, ma in generale per tutti quei paesi europei che esprimono un sentimento di intolleranza. Ma limitarsi alla visione italiana è riduttivo: il problema dei migranti pone al centro la capacità reale dell’Unione europea di governare questi fenomeni. Ciò che vediamo accadere in Italia e in altri paesi è anche conseguenza di un’inadempienza dell’Europa di aggredire le cause delle migrazioni, come cambiamento climatico, fame, problemi economici”. Ma non solo nel Mediterraneo c’è un’emergenza migranti: “In Venezuela due milioni di persone hanno lasciato il paese” ricorda il presidente Rocca. “Noi diamo supporto laddove necessario: in primis in Colombia, che sta sopportando il peso maggiore di questa crisi. Poi ci sono Brasile, Ecuador, fino alle Antille Olandesi di Curacao e Aruba. Qui, quando arrivano migliaia di persone in un giorno, l’impatto sulle comunità è forte. In Europa ci preoccupiamo di 700mila persone arrivate in tre anni, in America Latina parliamo di 2 milioni in pochi mesi. Questa è un’emergenza”.