“Un decreto costruito più per finalità di propaganda che per gestire realmente il fenomeno migratorio. L’effetto pratico sarà quello di accrescere i problemi anziché risolverli. Salvini si riempie la bocca di sicurezza ma finora le sue scelte e la sua propaganda d’odio hanno contribuito di fatto a rendere le nostre strade meno sicure”.
Lo afferma la europarlamentare di Possibile Elly Schlein, relatrice della riforma del regolamento di Dublino per il gruppo dei Socialisti e Democratici, in merito al decreto sicurezza varato oggi dal governo.
“Innanzitutto – osserva Schlein – la scelta di affrontare l’immigrazione come un problema di sicurezza, tradisce una logica punitiva e la necessità per il governo Salvini-DiMaio di continuare ad usare l’immigrazione come leva propagandistica. La stretta sulla protezione umanitaria, oltre ad essere una scelta inumana, lascerà nell’irregolarità e nelle strade persone vulnerabili; mentre con il ridimensionamento del sistema Sprar, un modello di eccellenza italiana che vengono a studiare dall’estero, Salvini dimostra che l’unico che vuole fare dell’accoglienza un ‘business’ è lui.
L’esperienza ha insegnato che l’unica buona accoglienza è quella diffusa sul territorio e in piccole soluzioni abitative su modello SPRAR, che prevede il pieno coinvolgimento dei sindaci, regolari appalti e trasparenza sulla rendicontazione dei fondi, oltre che adeguati controlli. Il decreto attacca le migliori esperienze d’integrazione a favore dei grandi centri d’accoglienza dove, lo constatiamo in ogni accesso e ispezione, si annullano i diritti delle persone e spesso s’infiltra il malaffare.
Il Premier Conte, nel ruolo che ormai gli è più congeniale, quello di spalla, ha tenuto a precisare che il decreto si muove in un quadro di assoluta garanzia dei diritti delle persone e dei Trattati. Un’affermazione bizzarra, visto che il decreto interviene riducendo alcuni diritti basilari propri di uno stato di diritto, come nel caso della sospensione della domanda di asilo per pericolosità sociale o condanna in primo grado di giudizio; o il raddoppio dei tempi di permanenza nei centri per il rimpatrio, di fatto una reclusione perpetrata in assenza di ipotesi di reato. Ho visitato il CPR di Brindisi proprio in questi giorni, ho visto un luogo terrificante di privazione delle libertà e disperazione in cui gli stessi migranti, in lacrime, mi hanno chiesto cos’hanno fatto per finire lì e hanno detto che sarebbe meglio il carcere.
Tagliare diritti e spese per l’integrazione non renderà più efficiente il sistema, ma darà modo al governo di mostrare i muscoli, a costo di violazioni evidenti dei principi costituzionali e dei Trattati internazionali. Violazioni che faremo valere in ogni sede – conclude Schlein – perché se si accetta oggi che qualcuno possa essere privato di diritti fondamentali, domani saranno i diritti di tutti ad essere minacciati”.