In una sala stracolma di lavoratori e lavoratrici, nella terra che ha dato i natali a Giuseppe Di Vittorio, sabato 22 settembre abbiamo presentato presso il Palazzo Dogana a Foggia la nostra “Piattaforma sindacale per un giusto riconoscimento dei diritti sociali, contrattuali e sindacali a chi lavora la terra”. Cioè al fine di ri-dare dignità e di ri-conquistare diritti sindacali e sociali attraverso il processo di organizzazione e sindacalizzazione dei lavoratori, lungo tutta la filiera agricola, dai campi ai punti vendita .
La partecipazione è stata straordinaria, con centinaia e centinaia di lavoratori e lavoratrici, molti provenienti dalla Puglia, dalla Basilicata, dalla Calabria, dal Piemonte, uniti per la conquista di un lavoro dignitoso e giustamente retribuito. Moltissimi gli interventi sulle condizioni di lavoro dei braccianti.
Ricordiamo che l’Italia è il quarto produttore agricolo dell’Unione Europea, con un valore aggiunto di 31,5 miliardi e un valore totale della produzione di circa 55 miliardi. Secondo i dati della Corte dei Conti, nel periodo 2014/2020 i finanziamenti della PAC (politica agricola comune) sono stati un totale di 41,5 miliardi a cui si aggiungono 10,5 miliardi di fondi nazionali, con una media annua totale di 7,4 miliardi di fondi pubblici transitati al settore agricolo. Considerando tutta la PAC nel complesso, il 20% dei beneficiari riceve l’85,7% dei fondi, mentre al restante 80% va un misero 14,3%.
Partendo da questi dati, è emersa la necessità di un reale processo di organizzazione sindacale per i diritti e la dignità di quanti hanno contribuito alle fortune dell’Italia nel settore agricolo.
I punti propositivi sono accompagnati dall’istituzione di “un Codice etico” per tutto il settore, per l’industria agroalimentare e la GDO (Grande Distribuzione Organizzata). Insomma un vero e proprio Codice etico che è un richiamo alle parole d’ordine per cui combatteva Soumaila Sacko, l’attivista USB assassinato il 2 giugno in Calabria, al quale esso è dedicato.
La piattaforma parte dalla necessità di una visone sistemica dell’agricoltura e verrà sottoposta ai datori di lavoro e alle loro associazioni, alle istituzioni e a tutti gli attori che sono in campo. Prevede dieci punti:
- rispetto degli oneri a carico dei datori di lavoro
- diritti salariali e previdenziali
- disoccupazione agricola
- sicurezza sul lavoro,
- trasporto da e per il luogo di lavoro
- regolarizzazione dei migranti
- gestione pubblica del reclutamento della manodopera attraverso i Centri per l’Impiego
- iscrizione anagrafica con il coinvolgimento degli Enti Locali
- consolidamento del “Tavolo permanente interministeriale e interistituzionale”
- proposte per l’inserimento abitativo
Hanno arricchito il dibattito i rappresentanti delle organizzazioni di settore, l’assessore al Lavoro della Regione Calabria, Angela Robbe, il segretario dell’Unione internazionale dei Sindacati dell’agroalimentare, Christian Alliaume, il giornalista Gad Lerner, Florian Horn della associazione Rosa Luxemburg e infine Silvia Berti, nipote di Giuseppe Di Vittorio, con un intervento appassionato, ricco di importanti elementi di testimonianza.
Purtroppo vanno evidenziate le assordanti assenze del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e del ministro delle Politiche agricole alimentare, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio, che avevano pubblicamente garantito la presenza.
Di certo queste assenze rappresentano un brutto segnale, in particolare quella del ministro, che ha perso una occasione per confrontarsi con una realtà, come da lui sostenuto, di cui non conosce lo spaccato reale.
Diversamente e diametralmente opposta l’attenzione che abbiamo registrato nel Ministro del Lavoro Luigi Di Maio, nella prima riunione del Tavolo inter-istituzionale sullo sfruttamento del lavoro in agricoltura, tenuta a Foggia il 3 settembre, nella quale, tra l’altro, ha mostrato consenso alla proposta della USB sull’utilizzo dei Centri per l’Impiego.
E del tutto evidente, sebbene le assenze di cui sopra non ci lascino indifferenti, che la nostra lotta bracciantile sarà sempre più determinata e decisa. Perché non è giusto, parafrasando Di Vittorio, che il salario dei lavoratori sia al di sotto dei bisogni vitali dei lavoratori stessi e delle loro famiglie, delle loro creature.
Un ringraziamento particolare alle associazioni di contadini/produttori e amministratori locali presenti, a tutti quei lavoratori che nella giornata di sabato hanno rinunciato a una giornata di lavoro, pur di dare il loro contributo in termini di presenza, di testimonianza e, soprattutto, di capacità di analisi.