Dal 30 agosto Chamseddine Bourassine, capitano di un peschereccio sotto sequestro a Licata (AG), si trova nella casa circondariale ‘Petrusa’ di Agrigento, insieme agli uomini del suo equipaggio: Lofti Lahiba, Farhat Tarhouni, Salem Belhiba, Bechir Edhiba, Ammar Zemzi. La loro colpa è di avere aiutato un barchino con 14 persone, di cui 4 minori, in difficoltà, trainandolo verso Lampedusa, nell’attesa dei soccorsi della guardia costiera italiana.
Le immagini video diffuse da Frontex mostrano il traino, così come mostrano che prima dell’incontro con i 14 migranti, l’equipaggio svolgeva la sua attività di pesca.
Sono dei pescatori, non dei trafficanti.
Come scrivono gli altri pescatori dell’associazione “Le pêcheur” di Zarzis nella loro lettera indirizzata all’ambasciata italiana di Tunisi:
“A mare quando incontriamo persone naufragate, non pensiamo al loro colore, alla loro origine, alla loro religione, e ancor meno se la Lega o il movimento 5 Stelle sono favorevoli o meno, perché pensiamo solo a salvare vite umane, anche al prezzo delle nostre.”
Unendoci all’appello dei familiari, colleghi pescatori, cittadini tunisini e governo tunisino, che ne ha chiesto ufficialmente la liberazione, chiediamo la scarcerazione immediata degli uomini di mare, candidati insieme ad altre 60 organizzazioni al Premio Nobel per la Pace come “I Giusti del Mar Mediterraneo”.
La solidarietà non è reato!
Le associazioni riunitesi di recente in un’assemblea regionale antirazzista invitano a partecipare, VENERDÌ’ 21 settembre, giorno dell’inizio del processo ai pescatori tunisini ai presidi di solidarietà che si terranno:
VENERDÌ 21 settembre
a Palermo dinanzi al Tribunale in Piazza Vittorio Emanuele Orlando alle ore 10
a Catania in via Etnea, angolo via Prefettura alle ore 17
CISS/Cooperazione Internazionale Sud Sud