Marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli, così la chiamò nel 1961 l’ideatore Aldo Capitini.
Pace e fratellanza: sono queste le due gambe con le quali ci mettiamo in cammino, scendendo dall’acropoli di Perugia verso la piana di Santa Maria degli Angeli e poi su fino alla Rocca di Assisi.
In quel tragitto, così evocativo, ciascuno può sentirsi a casa, ognuno nella sua diversità e con la sua specificità. La Marcia, senza ritualità e particolarismi, è di tutti, di tutti coloro che si riconoscono nei valori, laici e religiosi, a fondamento del vivere civile, di solidarietà e condivisione; di tutti coloro che vogliono rispettare e attuare i principi fondamentali della Costituzione italiana: unità della Repubblica, diritti, lavoro, uguaglianza, libertà, laicità, tutela delle minoranze, promozione della cultura, difesa del territorio, diritto d’asilo, ripudio della guerra.
Con la lungimiranza che ha contraddistinto il suo impegno civile, Capitini ha lasciato in eredità una tecnica nonviolenta (la chiamava assemblea itinerante o comunità in movimento) capace di costruire un largo fronte che sappia ripudiare la guerra e la violenza, a partire dal rifiuto delle armi, delle spese militari, degli eserciti, che le guerre preparano e rendono possibili. La Marcia ha senso solo se mette in moto onde che vanno lontano, se avvia campagne e iniziative nel segno della nonviolenza.
Le parole della Marcia dovranno essere chiare e semplici, comprensibili da tutti: no alla guerra e alle armi, no alla violenza e al razzismo; sì alla pace e alla fratellanza, sì alla convivenza e al dialogo. La scelta è chiara, o di qua o di là. O nonviolenza, o non esistenza.
Vogliamo metterci in cammino, l’uno a fianco dell’altro, per rimettere l’obiettivo della costruzione della pace con mezzi pacifici al primo punto dell’agenda politica.
Oggi la politica fomenta l’odio, il governo incita il cittadino alla difesa armata fai-da-te. L’alternativa a questo precipizio di civiltà è il disarmo: disarmare il pensiero, disarmare le parole, disarmare le azioni. La nonviolenza è la risposta necessaria, capace di moltiplicare gli anticorpi che possono prosciugare il brodo di coltura nel quale stanno proliferando i batteri dell’ignoranza, dell’egoismo, del fascismo. La Marcia Perugia-Assisi del 2018 può essere la prima risposta forte, corale, di tutti, al governo che calpesta i diritti e promuove la xenofobia. A chi sparge odio e paura rispondiamo con il coraggio della resistenza civile. A chi innalza muri e ripristina confini rispondiamo con la fratellanza tra i popoli.
La Marcia è un’azione nonviolenta che ne avvia tante altre. L’opposizione alla guerra ha conseguenze politiche ben precise: taglio delle enormi spese militari, uscita dal programma di acquisto degli F35, riconversione civile dell’industria bellica, stop all’esportazione di armi che creano morte, distruzione, migrazioni forzate e profughi che fuggono dal terrore e dalla miseria. I nostri progetti per ricostruire una politica di pace e giustizia sono contenuti nella campagna “Un’altra difesa è possibile”: spostamento delle risorse dal bilancio militare alla difesa civile, non armata e nonviolenta, per i corpi civili di pace, la protezione civile, il servizio civile universale, un Istituto di ricerche per il disarmo.
Vogliamo che i nostri soldi siano usati per costruire la pace e non per preparare la guerra.
Saremo in tanti, da Perugia ad Assisi, a riprendere in mano la politica della nonviolenza.