Alla vigilia del 14 settembre, anniversario del ripristino di normali relazioni diplomatiche tra Italia ed Egitto attraverso il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo, il direttore generale di Amnesty International Italia Gianni Rufini ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro degli Affari esteri Enzo Moavero Milanesi, chiedendo quali passi avanti, negli ultimi 12 mesi, siano stati chiesti e ottenuti per conoscere la verità sul sequestro, la sparizione, le torture e l’uccisione di Giulio Regeni.
“Dobbiamo constatare che a un anno di distanza, purtroppo, le indagini non hanno visto nessuno sviluppo significativo. Il materiale messo a disposizione – con grave ritardo – da parte della procura del Cairo alla procura di Roma non ha infatti consentito di identificare alcun elemento utile alle indagini, con la conseguenza che dopo due anni e mezzo non è stato compiuto nessun progresso”, si legge nella lettera.
Rufini ha sottolineato come, da parte del governo italiano, vi sia “un dovere politico e istituzionale, non solo per la memoria di Giulio e per la sua famiglia, ma anche e soprattutto in virtù dei principi di libertà e giustizia su cui si fonda la nostra democrazia, di arrivare alla ricostruzione della verità”.
Nell’ambito della sua campagna “Verità per Giulio Regeni”, Amnesty International Italia continuerà a monitorare con scadenza mensile l’azione del governo italiano, anche attraverso l’ambasciata al Cairo, nei confronti delle autorità egiziane, nell’auspicio di ricevere notizie positive circa l’individuazione degli esecutori e dei mandanti del barbaro omicidio del ricercatore italiano avvenuto ormai 32 mesi fa.
Il 12 settembre il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury è stato ricevuto alla Camera dei deputati anche in rappresentanza di A buon diritto Giulio, Giulio Siamo Noi e Articolo 21, dal presidente Roberto Fico al quale ha rivolto l’auspicio che l’imminente visita in Egitto possa essere un’importante occasione per parlare di violazioni dei diritti umani.
Le tre organizzazioni e il collettivo Giulio Siamo Noi avevano promosso un presidio di fronte alla Camera per manifestare la preoccupazione per l’attivista e prigioniera di coscienza egiziana Amal Fathy, arrestata l’11 maggio al Cairo e alla quale sono stati imposti ulteriori 15 giorni di detenzione preventiva.