I primi lettori di Pressenza ricorderanno Isabelle Bourgeois come una giornalista appassionata che ha fatto pate dell’equipe base della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza. Quasi ogni giorno Isabelle caricava un video di riepilogo degli eventi del giorno, raccontando sia gli aspetti seri che quelli divertenti del viaggio.
In realtà, Isabelle è una giornalista professionalmente qualificata che ha lavorato in zone di guerra come Iraq, Etiopia e Kosovo per la Croce Rossa ma, disperata per le storie narrate dai media, Isabelle ha abbandonato il giornalismo mainstream e ha deciso di inseguire il suo sogno, guidata da uno scopo profondo: cercare la gioia nel mondo e trasmetterla al maggior numero possibile di persone.
Poiché conosco molto bene Isabelle dal periodo in cui abbiamo partecipato alla Marcia Mondiale, lei mi ha chiamato poche settimane fa per dirmi che era in corso il suo tour “Joy for the Planet” e che voleva venire a cercare persone ispiratrici in Ungheria. Ho capito che, dopo aver dormito per sei mesi nel suo camper, probabilmente avrebbe gradito il letto per gli ospiti e la doccia calda che avrei potuto offrirle! Così è venuta a Budapest e l’ho aiutata quando ha incontrato un giovane ballerino giapponese con cui era in contatto, che si era offerto di ballare in un video per diffondere la gioia attraverso la danza. Abbiamo parlato molto del suo progetto, del suo obiettivo e del futuro.
Sembra proprio che Isabelle sia guidata da una grande forza. Ciò che all’inizio pare una coincidenza, in seguito sembra sempre destinato ad accadere. Come dice lei stessa: “Sono la persona giusta nel posto giusto, al momento giusto con le persone giuste.”
Ho colto l’occasione per intervistarla per Pressenza e offrirle il suo vecchio ruolo!
Pressenza: Che cos’è Joy for the Planet? Parlaci di questo progetto.
Isabelle Bourgeois: Joy for the planet è un viaggio intorno al mondo, ma inizia con un tour attraverso l’Europa con il mio camper, che ho chiamato Begoodee, per promuovere e condividere gioia, entusiasmo e passione incontrando persone ispiratrici. Sono una giornalista e per tutta la vita mi sono dedicata alla promozione e alla condivisione di notizie positive e stimolanti attraverso i media, per contribuire in qualche modo al miglioramento dell’umanità, con molta umiltà. Quindi l’idea è di viaggiare in Europa per un anno con il dono con cui sono nata e con la mia esperienza di giornalista, con la mia macchina fotografica, con il mio microfono, una matita e alcuni disegni. Porterò e condividerò la gioia attraverso video, articoli e interviste.
PZ: Vedo che, come parte del progetto, in ogni luogo in cui vai cerchi persone ispiratrici, alle quali consegni in premio il titolo di candidato alla gioia e doni una lampada solare. Di che cosa si tratta?
IB: L’idea è di portare fiducia e fede, seppur non fede in senso religioso, ma fede in se stessi, fede nella missione della propria vita, fede nello scopo della propria vita sulla Terra. Quindi l’idea è di costruire ponti invece che muri di paura, per mostrare quanta bellezza ci sia nel mondo e quante persone fantastiche e ispiratrici esistano. E, durante il percorso, per mostrare la luce che va da una persona all’altra quando queste si aiutano a vicenda e si appassionano alla propria vita, ho trovato un modo concreto per simboleggiare questa trasmissione di amore e passione con una piccola lampada solare.
Così, durante il percorso, in un modo che non è affatto pianificato o controllato, ma è totalmente spontaneo, potrei incontrare alcune persone; adulti, disabili, bambini che sono disposti a costruire lampade solari insieme a me. Così, costruendo queste piccole lampade, possono aggiungere a questo progetto la loro luce, il loro amore e le loro speranze. E durante il percorso offro queste lampade a persone ispiratrici che dedicano la loro vita agli altri o che apportano migliori condizioni di vita per noi.
PZ: Che cosa ti ha portata a intraprendere questa grande avventura?
IB: Negli ultimi 25 anni sono stata un giornalista. All’inizio ero un giornalista regolare e scrivevo di gossip, violenze e scandali; nulla che aiutasse effettivamente qualcuno a evolversi. Stavo anche lavorando come delegato umanitario nei paesi devastati dalla guerra. E trovandomi in zone di guerra, mi sono sorpresa di vedere così tanto amore, solidarietà, buoni comportamenti e perdono da tutte le parti coinvolte nel conflitto. Tuttavia, la sera, quando tornavo a casa e accendevo la televisione, i media parlavano solo di terrorismo, bombardamenti, violenza e sangue e io dicevo che c’era qualcosa che non andava, perché ero nel bel mezzo della guerra e vedevo tanta bellezza, tanto amore, tanta pace e pensavo: “Oh, questa è una specie di manipolazione cosciente, perché omettono ciò che rende le persone esseri umani.” E non volevo più far parte di quella bugia, perché quella guerra e quella violenza erano una realtà, ma non erano l’unica realtà. E ho assistito anche a un’altra realtà che era quella della solidarietà, dell’aiuto e del perdono reciproco. E così, 15 anni fa, ho deciso di creare un buon sito web di notizie – in un certo senso simile a Pressenza – su base volontaria e ho deciso di lasciare definitivamente il giornalismo mainstream, perché contribuisce molto di più ad aumentare la paura, l’odio e il giudizio tra le persone invece di portare fiducia e soluzioni ispiratrici. Quindi questa è stata la prima cosa che ho fatto.
E poi ho provato come giornalista freelance a pubblicare buone notizie, notizie stimolanti, ma la maggior parte dei media dicevano: “Le buone notizie non sono notizie, Isabelle,” e “Sei troppo idealista, sei troppo ingenua.” Ho davvero sbattuto la testa contro un muro di mattoni per molti anni, volendo mostrare l’altro lato della realtà.
Così, nel frattempo ho creato altri progetti come, per esempio, Planet Positive Action, un’agenzia di viaggi che organizza tour di solidarietà. Si tratta di viaggiatori che visitano un paese e allo stesso tempo aiutano gli altri e danno un senso al loro viaggio. Quindi l’ho fatto mentre prendevo un po’ più di distanze dal giornalismo, ma non ho mai rinunciato all’idea di portare davvero le mie conoscenze giornalistiche agli altri perché amo il mio lavoro.
Penso che quello del giornalista sia uno dei lavori più belli del mondo. Così, due anni fa, ho deciso che non mi arrenderò mai riguardo al giornalismo ispiratore o al giornalismo umanitario e mi sono chiesta: “Ma come posso presentare i miei reportage, i miei lungometraggi e i miei articoli, se i media mainstream non sono interessati a ciò che vedo e alle persone che incontro?” E così mi sono detta: “Lo farò da sola, troverò solo dei soldi per comprare un veicolo e andrò in giro per il mondo con la mia macchina fotografica, il mio microfono e la mia matita e lo farò semplicemente da sola. Non aspetterò più che la gente mi segua in questo. Lo farò da sola.”
Ho fatto un po’ di crowdfunding lo scorso novembre e sono riuscita a raccogliere diciottomila euro, andando oltre le mie aspettative, perché ne avevo chiesti quindicimila. E poi ho comprato il mio vecchio camper di seconda mano ed era fatta. Ho iniziato il mio viaggio dalla Svizzera sei mesi fa ed è così che è andata, per farla breve. Anche se il progetto ha preso forma solo due anni fa, è davvero un impegno per tutta la vita.
PZ:Nel tuo viaggio così lontano dalla Svizzera con Begoodee, dove sei stata? Potresti raccontarci un paio di momenti salienti per te?
IB: Certo. Ho iniziato dalla Svizzera, poi sono andata in Sardegna, Corsica, Francia, Germania, Danimarca, Norvegia, Finlandia e quindi ho attraversato tutti i paesi baltici fino alla Polonia e pochi giorni fa sono arrivata a Budapest.
Momenti salienti? In realtà, ogni giorno di quel viaggio è stato un momento saliente, perché ho incontrato persone davvero incredibili e straordinarie.
Così, ad esempio, in Finlandia, ho conosciuto Villé, un ragazzo di 25 anni, che ha cercato di uccidersi quando ne aveva 16 perché non riusciva ad adattarsi a questo mondo. Era come se fosse stato paracadutato su un pianeta terribile al quale non voleva appartenere. Così, è saltato giù da una scogliera e mi ha detto: “Sono saltato giù dalla scogliera. Ho perso le gambe, ma ho trovato la mia gioia.” E ha condiviso con me ciò che oggi lo rende così felice e ha detto che è stato questo percorso, che non ha nulla a che fare con ciò che è visibile, con questioni materialistiche; si tratta di trovare la pace e amare tutto ciò che esiste, oltre la forma e l’apparenza, oltre il livello fisico. Quindi è davvero una persona fantastica.
In Finlandia ho anche partecipato al campionato mondiale di lancio dello stivale. Anche questo mi è piaciuto molto, perché è stato un po’ come quando attraversi un momento difficile e fai questo sport totalmente senza senso che ti aiuta anche a dare un senso alla tua vita, perché ti aiuta a prendere le distanze dai drammi e dalla serietà. Quindi l’ho trovato davvero molto terapeutico.
Nel sud della Francia ho incontrato un tipo di 75 anni che sognava di attraversare l’Atlantico all’interno di una botte.
Ho incontrato buddisti ed ebrei impegnati a portare la pace in Medio Oriente. Ho incontrato ballerini che danzavano per riunire tutte le nazioni.
E ho dato dei premi – in realtà è stato il progetto a dare dei premi, non io, perché c’è una grande differenza tra me e il progetto – quindi il progetto ha premiato finora 36 o 37 candidati di Joy.
PZ: Qual è il futuro di questo progetto? Come vedi il suo futuro?
IB: Certo, l’idea ora è di costruire qualcosa che rimarrà, che sarà utile per tutti. Quindi il viaggio di quest’anno per me è solo un biglietto da visita per mostrare a tutti che voglio dare un esempio. Così, l’ho fatto con tutto il mio amore, con tutte le mie convinzioni. L’ho fatto e poi scriverò un libro su questo viaggio e mi piacerebbe fare un film, perché finora ho editato più di 60 video, ma sono molto brevi, quindi mi piacerebbe fare un film. E poi con questo film, il viaggio (l’esperienza), la scrittura e il film, vorrei creare una sorta di luogo, un luogo fisico, dove le persone possano provare gioia: gioia attraverso l’arte, gioia attraverso la scienza (con la fisica quantistica, per esempio, su come i nostri pensieri influenzano il nostro destino), gioia con la musica, gioia con l’istruzione, e così via. Quindi, sarà un luogo in cui le persone possono sperimentare, in modo interattivo, come trovare la chiave della gioia nella vita e come vivere un sogno, come allineare i propri valori con le proprie azioni.
PZ: Che cosa hai imparato in questi ultimi sei mesi?
IB: [Ridendo] Che avevo ragione! Ho imparato, in un certo senso, qualcosa di molto profondo, ho imparato che avevo ragione a fidarmi degli esseri umani. Ho avuto ragione per tutta la vita ad avere fiducia negli esseri umani e a vedere il tesoro che hanno dentro. E le persone che si comportano male non è che siano cattive, è solo che non hanno avuto la possibilità di essere amate abbastanza da seguire i loro sogni. Quindi tutto il male e la sofferenza derivano dall’ignoranza. Non vengono dalla realtà, ma da una fonte di negatività. È una vera disgrazia in un processo d’amore nel percorso di un individuo. Quindi ho imparato che in realtà tutti sono buoni e hanno una base molto bella, ma i fattori educativi impediscono loro di continuare ad amare o a essere amati. Ho imparato che non dovrei giudicare più ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, perché se si decide cosa è giusto e cosa è sbagliato si alimenta la nozione di dualità e non è affatto così che vorrei contribuire. Perciò, accettando la luce e il buio, il bene e il male in modo compassionevole, credo di poter contribuire maggiormente a costruire questo senso di unità sulla terra.
PZ: E infine che cosa ti dà gioia?
IB: Ovviamente, questo progetto, in realtà. C’è gioia nel trovare realmente la gioia. Quindi, per tutta la vita, ho davvero provato gioia nonostante i fardelli, le difficoltà e i problemi. Non ho mai smesso di provare che tutto ha uno scopo e che non siamo soli e che c’è una ragione per tutti i problemi della propria vita. Quindi non ho mai abbandonato quel flusso sotterraneo di gioia, ma naturalmente andava su e giù, su e giù, come se uscissi dal flusso e poi vi rientrassi e di nuovo vi uscissi e vi rientrassi. Ma ora, attraverso questo progetto, sento davvero di trovarmi senza sosta nel flusso della gioia, perché sento di essere la persona giusta nel posto giusto, al momento giusto e con le persone giuste e che sto davvero facendo ciò per cui sono nata, che è la missione della mia vita.
PZ: Molto bene. Grazie e buona fortuna!
Traduzione dall’inglese di Simona Trapani