Con riferimento alle notizie di stampa riguardanti il destino dei 150 cittadini stranieri illegittimamente trattenuti per 10 giorni sulla nave Diciotti e alle dichiarazioni del Governo in merito, ASGI ritiene doveroso precisare che:
– Tutti i migranti arrivati in Italia hanno diritto a chiedere asilo ai sensi dell’art. 10, 3° co., della Costituzione e hanno diritto di essere informati ai sensi dell’art. 8 direttiva 2013/32/UE e degli artt. 10 e 10bis D. Lgs. 25/08 sulla possibilità di proporre domanda di protezione internazionale in Italia;
– I migranti giunti in Italia non potranno in alcun modo essere trasferiti in Albania – paese che non è parte dell’Unione Europea e il suo sistema normativo in materia di protezione internazionale non è conforme al Sistema Comune Europeo di Asilo – contro la loro volontà: nessuna norma nazionale o internazionale lo consente; pertanto eventuali trasferimenti in detto paese potranno avvenire solo per effetto della libera scelta del richiedente;
– I migranti “affidati alla CEI” restano sul territorio nazionale e, qualora propongano domanda di protezione, hanno diritto di essere inseriti nel sistema pubblico di protezione al pari di qualsiasi altro richiedente: potranno eventualmente avvalersi (come già avviene per i migranti trasferiti in Italia nell’ambito dei cd “corridoi umanitari”) in sostituzione di detto sistema, dell’intervento privato della Chiesa, ma ciò non toglie che anche per loro la procedura di esame della domanda dovrà svolgersi in Italia, quale paese di primo arrivo;
– Ai minori sbarcati e attualmente collocati presso le comunità per minori dovrà essere assicurato al più presto l’accesso alle informazioni relative al ricongiungimento con eventuali parenti presenti in altri Paesi dell’UE.
Questi inconfutabili dati normativi dimostrano che la scelta governativa di usare ogni arrivo di migranti come arma di pressione sulla UE (a costo di incorrere addirittura in gravissimi reati), è, oltre che totalmente illegittima e irresponsabile, anche inutile rispetto agli obiettivi che il governo dichiara di perseguire.
L’unica strada per una gestione comune degli arrivi è quella riforma del regolamento Dublino che giace al Parlamento europeo soprattutto per l’opposizione di quegli stessi Paesi con i quali il Ministro dell’Interno e l‘intero governo vorrebbero ora fare cartello comune.