A seguito di un sondaggio, la maggior parte degli intervistati Hibakusha (questa parola giapponese si riferisce alle persone colpite e danneggiate dalla bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki) ritiene che il Giappone dovrebbe ratificare il trattato ONU sul divieto delle armi nucleari, sottolineando la propria insoddisfazione per l’opposizione che l’attuale governo ha dichiarato all’accordo.
I risultati del sondaggio di Kyodo News, pubblicato sabato prima del 73° anniversario dei bombardamenti atomici, hanno inoltre dimostrato che oltre il 60% dei sopravvissuti non parla delle proprie esperienze a causa della vecchiaia o della riluttanza a ricordare i dettagli delle conseguenze.
La questione della trasmissione della memoria degli attentati del 1945 è diventata più urgente nella misura in cui coloro che sono stati diretti testimoni degli orrori diminuiscono.
Il primo attacco nucleare del mondo, a Hiroshima il 6 agosto 1945, e il secondo a Nagasaki, tre giorni dopo, causarono la morte di circa 214.000 persone da lì alla fine di quell’anno.
L’indagine di giugno ha riguardato circa 6.000 sopravvissuti in tutto il paese e ha ottenuto 1.450 risposte valide. L’80,8% degli intervistati ha esortato il governo a firmare lo storico trattato, citando la posizione unica del Giappone come la sola nazione ad essere stata attaccata con armi atomiche.
Nel luglio dello scorso anno l’ONU ha approvato il Trattato di Proibizione delle armi nucleari, nel quale si fa riferimento alle “inaccettabili sofferenze” delle vittime dei bombardamenti. L’accordo mondiale è stato sostenuto da 122 paesi.
Ma non è stato sostenuto da nessuno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – Gran Bretagna, Cina, Francia, Russia e Stati Uniti – perché sono tutte potenze nucleari. Anche il Giappone, che per la sua sicurezza dipende dall’ombrello nucleare statunitense, si è rifiutato di firmarlo.
Un intervistato, un uomo di 76 anni, ha detto che la posizione del governo “ignora gli anni di sforzi delle vittime della bomba atomica” per liberare il mondo delle armi nucleari.
Mentre l’80,2 per cento ha accolto con favore il trattato, il 4,8 per cento ha affermato il contrario, con molti scettici sulla sua efficacia senza il sostegno degli Stati dotati di armi nucleari.
Più di sette decenni dopo, 950 dei sopravvissuti, pari al 65,4%, hanno detto che ancora non parlano dei bombardamenti. “Non voglio ricordare l’inferno che ho visto quel giorno, quel momento”, ha detto un uomo di 92 anni.
Tra i 440 sopravvissuti che hanno detto di aver parlato dei bombardamenti, la maggior parte ha espresso preoccupazione per il fatto che i loro sforzi per trasmettere le loro esperienze alle giovani generazioni potrebbero essere frenati da problemi di salute.
Le tensioni sul programma di armi nucleari della Corea del Nord si sono allentate in seguito allo storico vertice intercoreano di aprile. Circa il 35% degli intervistati si aspetta che gli obiettivi fissati al vertice sulla denuclearizzazione vengano raggiunti.
Fonte: The Japan Times
Traduzione dallo spagnolo di Matilde Mirabella