Oggi, 3 agosto 2018, Presso la sala Renato Biagetti della Città dell’altra Economia, il Presidente dell’associazione Baobab Experience, Roberto Viviani insieme all’avvocato dell’associazione Francesco Romeo e una volontaria della stessa, Paule, hanno spiegato in conferenza stampa le motivazioni che hanno spinto 16 comuni cittadini a sporgere denuncia nei confronti di Matteo Salvini, contestandogli condotte di propaganda di idee fondate sull’odio razziale, reato per il quale non è necessario che si verifichino conseguenze successive di manifestazione di odio razziale, è sufficiente che vi sia il pericolo concreto che questi atti si possano verificare.
“Abbiamo sentito la necessità di compiere questo atto perché non potevamo rimanere inermi a guardare la barbarie che avanza indisturbata del nostro paese; il governo attualmente in carica, attraverso i suoi due vice premier, pochi giorni fa ha detto che in Italia non c’è un emergenza razzismo nonostante i numerosi casi riscontrati di agguati, violenze ed intimidazioni. Noi siamo qui per ridire a grande voce e con tutte le nostre forze che anche un solo caso di violenza perpetrata con motivazioni razziali è un’emergenza. Anche solo una battuta o un’omissione di un personaggio politico o di un rappresentante su questo tema non è tollerabile. Ancor di più, se c’è una propaganda d’odio da parte di un rappresentante delle istituzioni, da parte di un ministro che ha giurato sulla Costituzione nata dopo 20 anni di dittatura, questo è un delitto odioso davanti al quale noi abbiamo la necessità e abbiamo il dovere di agire. Queste sono le motivazioni più profonde”
Inizia con queste parole Roberto Viviani, parole intrise di rifiuto per una situazione sociale non più sostenibile ma allo stesso tempo piene anche della determinazione necessaria per portare avanti una battaglia che, fortunatamente, accomuna molte persone. Giovedì scorso, 1 agosto, un gruppo di cittadini e il presidente dell’associazione di volontariato hanno depositato la denuncia, chiedendo alla Procura della Repubblica di Roma di valutare se la condotta del ministro dell’Interno possa costituire propaganda di idee fondate sull’odio raziale.
“Se il ministro dell’Interno pensa di poter andare avanti con la sua propaganda d’odio senza che nessuno batta ciglio, senza che nessuno reagisca, ha sbagliato di grosso. Noi non vogliamo permettere che la storia si ripeta nei suoi risvolti più bui”, continua Viviani, ricordando vari episodi in cui il ministro in causa ha manifestato, soprattutto sui social network, varie opinioni considerate razziste ed inadeguate, richiamando le battaglie contro lo ius soli, lo slogan “prima gli italiani” o gli attacchi alle ONG.
“Per questi motivi e per tutto il discorso umano e sociale che c’è dietro la questione migratoria, che non è una questione che si può ridurre a fatti di cronaca, questa denuncia per noi non è ovviamente un fine, non è nella nostra natura; per noi questo è un mezzo, è un mezzo per dire che ci siamo, siamo vigili e in prima linea. È un mezzo che vogliamo utilizzare anche per smuovere le coscienze e per invitare le persone a fare lo stesso, a prendere parola, ad opporsi, a resistere”.
Racconta poi del Baobab, della solidarietà di molti cittadini che nel silenzio supportano l’associazione e i migranti ospiti, delle difficoltà che quotidianamente si affrontano per assicurare assistenza sanitaria e legale, corsi di lingua, inserimento nel mondo del lavoro e attività ludiche. Racconta delle violenze subite dai migranti che arrivano cercando supporto, delle difficoltà burocratiche e delle violenze che subiscono anche in Europa.
Conclude Viviani: “un altro modo di vivere il fenomeno migratorio c’è e non passa dall’istigazione all’odio o dalla comunicazione che il fenomeno migratorio sia un problema di ordine pubblico. Passa dalla convivenza, passa dalla convinzione che: “a questo modo esistono solo due razze: quella degli sfruttati e quella degli sfruttatori” e noi ne siamo convinti”.
Paule, volontaria del Baobab, interviene inseguito raccontando la sua esperienza nell’associazione e parlando della sua preoccupazione per l’attuale contesto sociale sempre più violento, sottolineando la necessità di intervenire e far sentire la propria voce: “volevo attirare l’attenzione sul fatto che non possiamo più permetterci il lusso di pensare che contrastare un certo tipo di retorica e di narrazione del fenomeno migratorio sia appannaggio di una nicchia, dobbiamo intervenire ed esporci in prima persona”. Spiega poi che le istituzioni sono inermi, che non vogliono trovare una soluzione strutturale al fenomeno migratorio che viene considerato come un problema inaspettato e irrisolvibile, ma non è così.
Infine, l’avvocato Francesco Romeo: “chiediamo se il comportamento di Matteo Salvini possa costituire propaganda di idee fondate sull’odio razziale. Questo è il reato per il quale è stata fatta denuncia, il reato era contenuto nella così detta legge Mancino ma, dall’aprile di quest’anno, è trasmigrato all’interno del codice penale, ora lo si trova all’articolo 604bis del c.p”.
Racconta quindi del tweet del ministro dell’Interno del 12 luglio scorso quando, a seguito della sentenza della Cassazione che “individuava come costituente aggravante connotata dall’odio razziale la frase pronunciata da uno degli imputati: “andate via” nei confronti di alcuni immigrati che erano stati prima aggrediti e poi apostrofati in questo modo”, ripeteva tre volte la frase in oggetto, come a screditare la sentenza stessa. Quello stesso giorno, inoltre, la nave Diciotti venne autorizzata a far sbarcare i migranti che da giorni attendevano a bordo.
Conclude l’avvocato: “Appena la burocrazia lo permetterà depositeremo un’integrazione alla denuncia che riguarda altre manifestazioni, altre opinioni espresse da Salvini che danno conto della continuità della condotta di manifestazione e di propaganda di idee fondate sull’odio razziale”.
A quanto pare, una parte del nostro paese ha deciso che il vaso è colmo. Negli ultimi giorni l’escalation di episodi di violenza nei confronti di stranieri o cittadini italiani di origine straniera è aumentata. Nonostante i fatti lo dimostrino le istituzioni negano a gran voce l’esistenza di un allarme razzismo, contribuendo così ad esacerbare la situazione.
Nelle ultime ore invece e, come si suol dire, cade a pennello, il ministro delle politiche per la famiglia, Fontana, sostiene l’abrogazione della legge Mancino, supportando la sua tesi sostenendo che la legge sia un’arma ideologica utilizzata per alimentare il razzismo anti-italiano. Il ministro dell’Interno, ovviamente supporta.
Qui alcune foto della conferenza stampa di oggi.