Oltre un migliaio i lavoratori coinvolti nel messinese. La FAI CISL nazionale presenta a Barcellona Pozzo di Gotto il numero verde 800199100 per le denunce anonime. “Con 2,5 euro l’ora parliamo di schiavizzazione”.
La Fai Cisl dichiara guerra al capolarato e lo fa da Barcellona Pozzo di Gotto, uno dei punti di ritrovo storici per il reclutamento nella provincia di Messina. Lo fa con i massimi livelli della sua organizzazione, con il segretario nazionale della Fai Cisl, Onofrio Rota, il commissario regionale della Fai Pierluigi Manca, della segretaria provinciale Fai Cisl Sabina Barresi e del segretario generale della Cisl Messina Tonino Genovese e alla presenza del direttore provinciale dell’Inps Marcello Mastrojeni, del presidente provinciale della Commissione per l’emersione del lavoro non regolare Orazio Miloro e del sindaco di Barcellona, Roberto Materia. È il primo evento che si programma nell’isola e che verrà ripetuto nelle altre province ed è una campagna sostenuta anche da Anolf, l’Associazione della Cisl che tutela ed assiste gli immigrati.
«La Cisl sta mettendo la faccia su un argomento delicato – ha detto in apertura il segretario generale Tonino Genovese – e c’è voluto il coraggio e la tenacia di Sabina Barresi e della Fai messinese».
Il saluto della città è arrivata dal sindaco Roberto Materia che ha evidenziato come «nell’hinterland di Barcellona ci sia un grosso insediamento florovivaistico con 500 aziende da Villafranca a Falcone con livelli altissimi di qualità, con un’esportazione del 90% e un grosso impiego di manodopera».
Dall’analisi effettuata dalla Fai Cisl, la paga oraria di un “caporale” va da 2,5 ai 3 euro all’ora. «Possiamo parlare di schiavizzazione – ha detto la segretaria provinciale della Fai Cisl, Sabina Barresi – e il caporale non è solo maschio, è anche donna, con un fenomeno distorsivo che deprime tutti. Conniventi sono anche i datori di lavoro che conseguono ingenti risparmi sul versante fiscale e previdenziale. E connesso al capolarato è anche al fenomeno della criminalità organizzata che si è insinuata».
Se il dato del capolarato riguarda circa 400mila persone sul territorio nazionale, riportato su Messina si parla di oltre mille lavoratori che ogni giorno vengono reclutati. «Sottraendo economia e risorse al territorio – ha aggiunto ancora la Barresi – il capolarato ingrassa ventre di persone prive di scrupolo. Servono misure di sostegno e tutela con il potenziamento del lavoro agricolo di qualità per certificare le aziende virtuose. Perché aumentano le esportazioni e le produzioni ma diminuiscono i lavoratori?» è la domanda finale della segretaria della Fai messinese.
Quello di Barcellona è solo il primo appuntamento in Sicilia della campagna SOSCapolarato. «Ieri c’è stato un incontro alla direzione regionale del lavoro – ha spiegato il commissario regionale Pierluigi Manca – e si è stabilito di creare le condizioni e le opportunità per tavoli permanenti di contrasto in tutte le province siciliane».
Il sindacato vuole farsi portavoce delle tante vittime che ancora oggiAggiungi un appuntamento per oggi operano in contesti di forte marginalità sociale ed economica e attraverso la campagna #SOSCaporalato conferma l’impegno della Fai Cisl per debellare questa piaga sociale ed economica, attraverso un numero verde gratuito 800199100, in forma totalmente anonima, per raccogliere le denunce di tutte le vittime dei caporali.
«Una piaga nazionale con una forte concentrazione al Sud – ha evidenziato il segretario nazionale della Fai Cisl, Onofrio Rota – La legge del 2016 ha garantito un forte contrasto al capolarato ma adesso c’è da diffondere la cultura della legalità nelle aziende e nei lavoratori. Per questo lanciamo il numero verde, per consentire di denunciare le forme di sfruttamento. E mi rivolgo anche al Ministro dell’Agricoltura Centinaio e al Ministro del lavoro Di Maio: l’introduzione dei voucher in agricoltura rafforza le forme di criminalità o gli abusi considerato che vengono emessi ma vengono consegnati al lavoratore soltanto in occasione delle ispezioni nei luoghi di lavoro».
Ha tracciato il profilo penale e l’ambito di applicazione della normativa, invece, il direttore provinciale dell’Inps, Marcello Mastrojeni. «Per avviare l’azione di contrasto – ha detto – serve la consapevolezza della gravità del fenomeno. L’intervento normativo del 2016 è stato determinante, il legislatore ha compreso che il capolarato è espressione della criminalità organizzata e si combatte con strumenti tipici. La direzione provinciale dell’Inps può contare su circa 20 ispettori di vigilanza che gestiscono le segnalazioni, anche quelle anonime. Le aziende che aderiscono al circuito del lavoro agricolo di qualità condividono un percorso che garantisce anche un ritorno pratico perché vengono escluse dagli elenchi che utilizziamo per le ispezioni. È anche così che si crea sinergia tra pubblico e privato».
«L’obiettivo – ha detto il presidente provinciale della Commissione per l’emersione del lavoro non regolare Orazio Miloro – è creare regole di prevenzione e diffusione delle culture di legalità. Più se ne parla, più il tessuto economico sano e anche meno sano comprendono che ci siamo, che siamo attenti e agiamo sulle direttive della prevenzione, della repressione e della premialità».
A chiudere la Tavola Rotonda organizzata nell’Auditorium del Parco Maggiore La Rosa è stata la testimonianza di due giovani immigrati, uno del Gambia e uno della Costa d’Avorio, ospiti del Centro di Accoglienza di Fondachelli Fantina. «Gli imprenditori devono capire che da soli non riuscirebbero a coltivare i terreni e devono rispettare i lavoratori che gli danno una mano».
FAI CISL