Caro Roberto Saviano,
c’è un luogo nel quale tutti coloro che risponderanno positivamente al tuo appello potranno trovarsi fisicamente insieme: la Marcia da Perugia ad Assisi del prossimo 7 ottobre.
La “Marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli”, come la chiamò l’ideatore Aldo Capitini, può essere la prima risposta forte, corale, nazionale, al governo che calpesta i diritti e sdogana la xenofobia.
A chi sparge odio rispondiamo con la pace. A chi innalza muri e ripristina confini rispondiamo con la fratellanza tra i popoli. Pace e fratellanza: sono queste le due gambe sulle quali da più di cinquant’anni cammina il popolo della Perugia-Assisi.
In quel tragitto, così evocativo, ciascuno può sentirsi a casa, ognuno nella sua diversità e con la sua specificità. La Marcia è di tutti, di tutti coloro che si riconoscono nei valori, laici e religiosi, a fondamento del vivere civile, di solidarietà e condivisione, di tutti coloro che vogliono rispettare e attuare i principi fondamentali della Costituzione italiana: unità della Repubblica, diritti, lavoro, uguaglianza, libertà, laicità, tutela delle minoranze, promozione della cultura, difesa del territorio, diritto d’asilo, ripudio della guerra.
Aldo Capitini era un profeta. Voleva unire cattolici e comunisti sul tema della pace, creare un ponte tra oriente e occidente, vincere la paura atomica, farne il primo punto dell’agenda politica.
Con la lungimiranza della nonviolenza, ci lascia in eredità lo strumento per ripudiare la guerra e la violenza. Oggi possiamo riprendere quel cammino, finalmente senza più ritualità e particolarismi, a partire dal conflitto che ci troviamo di fronte: c’è una guerra in atto della maggioranza politica contro i diritti di tutti (i diritti si misurano sempre a partire dal più debole ed indifeso, che oggi è il migrante che attraversa il mare per cercare aiuto).
Rompere il silenzio, certo, dire una parola per prendere posizione contro la barbarie che cresce, ma anche mettersi in cammino l’uno a fianco dell’altro, per uscire dall’isolamento, può essere decisivo.
Oggi la politica si è armata di odio, il governo incita il cittadino alla difesa armata fai-da-te: l’alternativa a questo precipizio è il disarmo, disarmare il pensiero, disarmare le parole, disarmare le azioni. La nonviolenza è la risposta vincente, capace di moltiplicare gli anticorpi che potranno prosciugare il brodo di coltura nel quale stanno proliferando i batteri dell’ignoranza, dell’egoismo, del fascismo.
Tu citi Sant’Agostino, che ci parlava di politica e giustizia, io ti rispondo con un altro santo, laico, Martin Luther King, il quale diceva: “Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti”. Per questo dobbiamo rispristinare la verità delle parole. Il Vangelo dice: “il vostro parlare sia: sì, sì; no, no; poiché il di più viene dal maligno”. Diciamolo chiaro che i crocefissi veri, di carne, vivi, vengono ben prima dei crocefissi finti, di plastica, morti. Dire il contrario è blasfemo, è menzogna che viene dal Male. Perciò anche le parole della Marcia dovranno essere chiare e semplice, comprensibili da tutti: no alla guerra e alle armi; no alla violenza; sì alla fraternità, all’accoglienza; sì al dialogo. La scelta è chiara, o di qua o di là. O nonviolenza, o non esistenza.
La Marcia è una manifestazione “dal basso”, che ne comincia tante altre; avvia un’unità che è la massima che si può stabilire in Italia: quella nel nome della pace. La resistenza alla guerra diventa il tema dominante, che ha conseguenze politiche ben precise: no agli enormi stanziamenti per le spese militari, no agli strumenti di morte come gli F35, no all’industria bellica, no all’esportazione di armi nei paesi belligeranti, che creano morte, distruzione, migrazioni forzate e profughi che fuggono dal terrore e dalla miseria. Marciare per la pace è una risposta alla politica globale.
Dunque l’invito agli amici scrittori, giornalisti, cantanti, blogger, intellettuali, filosofi, drammaturghi, attori, sceneggiatori, produttori, ballerini, medici, cuochi, stilisti, youtuber, è quello di mettersi in cammino per la pace, da Perugia ad Assisi.
Saremo in tanti a riprendere in mano la politica della nonviolenza.