Ancora una volta, come spesso capita da decenni, il primo grazie dobbiamo dirlo a Luigi Ciotti. Le magliette rosse per fermare l’emorragia di umanità sono state un’iniziativa intelligente, trasparente, semplice, e molto molto efficace. Un modo diverso per dire che ci sono milioni di italiani che praticano i principi costituzionali dell’antirazzismo e dell’antifascismo prescindendo anche dal partito che votano. E per i quali gli immigrati, i diversi, i non uguali non sono un nemico, ma persone come noi, come tutti, che hanno bisogno di aiuto e solidarietà. E che provano orrore nel vedere morire in mare bambini che potrebbero essere salvati. Una questione di semplice umanità, appunto.
Il successo di questa idea lo si misura perfettamente dagli insulti piovuti sui giornalisti di Rainews da parte leghista (“iniziativa vergognosa”) e da un ex presidente della regione Lazio coinvolto in decine d’inchieste penali che ha definito “penosi” i nostri colleghi presenti in piazza con Don Ciotti in maglietta rossa. Di veramente penoso in questa giornata c’è stato solo il comportamento di questi politici che non hanno neppure il ritegno di astenersi dai commenti di fronte ad una iniziativa che aveva al centro il ricordo di tanti innocenti morti per la sola colpa di dover fuggire da luoghi dove sono perseguitati e perennemente in guerra.
Riunire tutte le forze che ancora hanno voglia, forza e idee per contrastare una deriva razzista e fascista è, ce lo ripetiamo ancora una volta, uno degli impegni di Articolo21.
La giornata delle magliette rosse ci lascia un segno positivo, ci dice che in questo paese non tutto è perduto. Del resto le magliette rosse hanno una piccola grande storia vincente: furono indossate, quasi in sordina, per iniziativa di Adriano Panatta, negli incontri di coppa Davis che furono giocati in Cile nel 1976, sotto la dittatura di Pinochet. Vinse l’Italia. E poi tornò la democrazia anche in Cile.
Pensiamo positivo e non fermiamoci.