Il 19 luglio le trecento persone che compongono la Caravana Abriendo Fronteras si sono  divise in due gruppi per visitare i porti di Pozzallo e Catania. A Pozzallo si sono avvicinate all’hotspot, un centro di detenzione per 231 persone, dove ne sono ammassate 401.

Nel frattempo a Catania il secondo gruppo interveniva in una conferenza stampa per presentare la campagna inernazionale “Porti aperti e sicuri”.

Nei due porti si sono realizzate azioni di denuncia, a cui hanno partecipato persone del Centro d’accoglienza per richiedenti asilo (CARA) di Mineo, trasportate dal pulman della Caravana per poter far sentire la loro voce. Durante l’azione un gruppo di è disteso per terra con il torace dipinto di rosso, mentre altri galleggiavano inerti nel mare “per dare visibilità ai corpi dei migranti, che perdono la vita vittime delle politiche criminali dei governi dell’UE”, come ha denunciato una delle attiviste.

Dall’inizio di quest’anno un totale di 1.103 persone sono morte tentando di attraversare il Mediterraneo dalla  Libia all’Italia. Sia ONG che reti come la Caravana Abriendo Fronteras hanno chiesto più volte che i governi istituiscano vie legali e sicure di accesso all’Europa per evitare altri morti.

Nel pomeriggio di mercoledì 18 luglio la Caravana si è avvicinata alla località di Niscemi, dove si trova una delle ventotto basi militari americane e della Nato presenti in Sicilia. “Data la sua ubicazione al centro del Mediterraneo, questa base ha svolto sempre un ruolo molto importante nella strategia imperialista degli Stati Uniti e della Nato”, ha spiegato un membro di NO MUOS, organizzazione che ha accolto la Caravana. Allo stesso tempo ha sottolineato l’esistenza di uno storico movimento di resistenza dovuto alle conseguenze delle onde elettromagnetiche emesse dalla base sull’ambiente e la salute degli abitanti della zona.

Oltre a manifestare nelle strade di Niscemi, una delegazione di undici membri della Caravana si è avvicinata alla base militare che ospita il sistema di comunicazione satellitare MUOS. “La sua funzione è facilitare le operazioni militari in Medio Oriente”, ha spiegato l’attivista di NO MUOS alla delegazione della Caravana. La sorveglianza ha impedito di aprire lo striscione che si erano portati dietro, ma non di gridare slogan  antimilitaristi contro la Nato e le basi militari.

Il pomeriggio di mercoledì 18 la Caravana ha partecipato a una manifestazione regionale contro la militarizzazione e la chiusura delle frontiere davanti alla sede di FRONTEX  in cui  è stata citata Josefa, “sopravvissuta alla violenza machista del marito, allo sguardo patriarcale sulla maternità e ai guardiacoste libici a cui si è rifiutata di obbedire”, come ha sottolienato un’attivista di una Caravana che si definisce femminista.

Venerdì 20 luglio la Caravana si è diretta a Riace, ultima tappa in Italia dell’iniziativa partita il 13 per denunciare la violazione dei diritti umani e le politiche migratorie di militarizzazione e chiusura delle frontiere intraprese dall’Unione Europea.

https://abriendofronteras.net/2018/07/20/caravana-abriendo-fronteras-denuncia-en-catania-freedomnofrontex/