Quello di Londra sarebbe dovuto essere l’ultimo summit dell’iniziativa politico-diplomatica lanciata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel nel 2014 per sostenere il processo di integrazione europea dell’area balcanica. I partecipanti hanno però deciso di portare avanti questo percorso con l’organizzazione di un vertice a Varsavia, in quello che è stato già definito “Berlin plus” e che tenterà di coinvolgere anche i paesi del Gruppo di Visegrad.
I temi
L’incontro di Londra ha avuto la sfortuna di svolgersi in un momento delicato per il governo del paese ospitante, con le dimissioni (nello stesso giorno) dei ministri David Davis e Boris Johnson, insoddisfatti delle trattative per la Brexit. Questo, insieme al successivo vertice NATO di Bruxelles e a quello di Innsbruck sulla questione migratoria, ha oscurato mediaticamente il meeting di Londra, che ha toccato questioni rilevanti non solo per l’area balcanica ma per il futuro della stessa Europa (come dichiarato anche dalla primo ministro inglese Theresa May durante il vertice).
L’incontro era incentrato principalmente su tre macro questioni: la stabilità economica della regione balcanica, con i problemi relativi alla disoccupazione giovanile e al basso livello di imprenditorialità locale; la cooperazione in materia di sicurezza regionale, con il contrasto al mercato nero delle armi, al terrorismo e alla corruzione; e infine la cooperazione politica tra i soggetti coinvolti, con il superamento delle controversie relative a dispute bilaterali sui confini e questioni legate alle conseguenze delle guerre degli anni ’90.
In realtà, le decisioni più importanti riguardo la stabilità regionale erano già state prese al vertice di Sofia del maggio scorso e anticipate a febbraio dal documento sulla strategia della Commissione Europea sulle prospettive di allargamento, così come erano già state raggiunte importanti soluzioni su alcune controversie bilaterali, per esempio quella tra Grecia e Macedonia (del Nord) sul nome ufficiale di quest’ultima.
I risultati
I principali risultati raggiunti dall’incontro di Londra sono la firma di un accordo sulla sede della Comunità dei trasporti dell’Europa sudorientale a Belgrado e la promessa di nuovi strumenti economici a partire dal 2019 per sostenere la crescita e la stabilità economica dell’area. Il primo punto è sicuramente un’importante vittoria per la Serbia e il presidente Aleksandar Vučić, che vedono così riconosciuti una forte centralità nelle questioni relative allo sviluppo infrastrutturale della regione e all’implementazione di un piano di azione per la creazione di un’area economica regionale, già discussa durante il vertice di Trieste dello scorso anno e da sempre obiettivo prioritario di Vučić – che spera così di ritagliare per il proprio paese una certa egemonia a livello economico sugli altri partner balcanici. Per sostenere l’area economica regionale, l’Ue ha previsto un ulteriore strumento di garanzia a partire dal 2019 (un finanziamento iniziale pari a 150 milioni di euro per il 2019-2020), con la speranza di raggiungere nei prossimi anni il miliardo di euro di investimenti per lo sviluppo socioeconomico e l’integrazione regionale.
La premier serba Ana Brnabić si è detta soddisfatta dell’incontro parlando di “ottime notizie per i Balcani”, soprattutto in riferimento ai passi in avanti compiuti per l’attuazione del piano d’azione e l’interesse posto al problema della disoccupazione giovanile e alla necessità di sostenere con risorse economiche adeguate il lavoro di RYCO (Regional Youth Cooperation Office).
Le prospettive
Nonostante il difficile clima in cui si è svolto il summit di Londra, a causa delle difficoltà interne all’Ue e alla complicata gestione della Brexit, i capi di Stato europei non hanno potuto ignorare gli evidenti passi in avanti compiuti dai paesi dei Balcani occidentali in termini di distensione dei rapporti e superamento delle dispute bilaterali. La promessa di ulteriori finanziamenti e investimenti per la regione sembra rappresentare l’adeguata ricompensa per il lavoro svolto nell’ultimo anno.
Resta evidente come l’Europa non voglia ripetere gli errori del passato e sia intenzionata ad accogliere nuovi membri solo nel momento in cui dimostreranno maturità in campo politico ed economico e un concreto rispetto dei meccanismi democratici e dello stato di diritto. Il prossimo appuntamento sarà a Varsavia nel 2019: lì si valuterà se i progressi compiuti in questi anni consentiranno ai paesi della regione di resistere alle pressioni internazionali e ai cambiamenti che coinvolgeranno l’intera Europa.