È dedicato a una ragazza vittima innocente della camorra lo spazio-biblioteca dove martedì prossimo si terrà la manifestazione nazionale promossa, a Napoli, dalla FNSI in collaborazione con il Sindacato unitario dei giornalisti della Campania contro le minacce ai giornalisti, il precariato e qualsiasi forma di bavaglio.
Annalisa Durante, è stata uccisa a 14 anni da un proiettile esploso durante un agguato di camorra, a Forcella, nel centro della città. E quel rione è divenuto un luogo simbolo, che ci ricorda anche che sono trascorsi sei anni dalla conferma, in Appello, delle condanne per le minacce di morte rivolte al giornalista Arnaldo Capezzuto. I particolari pubblicati nei suoi articoli, che parlavano delle indagini della polizia, di notizie acquisite da fonti affidabili sebbene non ufficiali e del processo su un omicidio che turbò molto non solo Napoli, avevano infastidito i Giuliano.
Al fianco di Arnaldo, l’Ordine regionale dei giornalisti si costituì parte civile. All’epoca, nonostante ci fossero già diversi giornalisti minacciati e anche sotto scorta, il clima ostile a chi fa informazione era relegato ai margini della cronaca. In pochi ne parlavano. Ora che il fenomeno ha assunto proporzioni più ampie e articolate, la reazione a catena scatenata dalla scorta mediatica, nata da un’idea del presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, diventa il piccone battuto sul muro del silenzio e l’innesco per la scorta civica.
Alcuni risultati sono visibili ma c’è ancora da fare e tanto da dire sui giornalisti minacciati quasi sempre precari e senza tutele, sulle periferie da illuminare e i cronisti di frontiera che raccontano territori complessi. In Campania solo nel mese di maggio sono stati registrati altri sei casi di minacce o aggressioni. Gli ultimi due il 31 e il 25 maggio scorsi. Uno ha coinvolto un giornalista di una testata online, Campanianotizie.com, Mario De Michele.
L’aggressione è avvenuta in provincia di Caserta, a Orta di Atella mentre realizzava interviste a dei candidati alle elezioni comunali nel bel mezzo di una piazza, al centro del paese. L’aggressore è sceso all’improvviso da un’auto lo ha spintonato e insultato intimandogli di non scrivere più di Orta di Atella; è stato identificato anche grazie a un video postato su Facebook, poi rimosso, ed è il fratello di una candidata, al quale non erano piaciuti gli articoli pubblicati sul sito d’informazione, che tracciano il profilo e le appartenenze di chi compete per una poltrona istituzionale nel comune del l’agro aversano, più volte sciolto e commissariato. In questo caso, la gente è intervenuta e ha fatto sentire la propria solidarietà a De Michele.
A Napoli, il 25 maggio, invece, in occasione del Guinness della sfogliatella, l’aggressione è stata opera di un fotografo infastidito dalla presenza, in uno spazio ristretto, di troppi operatori dell’informazione. Per risolvere e farsi spazio ha deciso di sbattere il flash della propria macchina fotografica professionale in testa al fotoreporter dell’Ansa Cesare Abbate, che ancora porta i segni della ferita chiusa con cinque punti di sutura. Gli organizzatori non si sono degnati neanche di sospendere le operazioni per verificare che non fosse accaduto nulla di grave. Pochi giorni prima un altro giornalista, Salvatore Sparavigna, che lavora nell’area vesuviana e in particolare a Torre Annunziata, ha ricevuto un pizzino che diceva: farai la fine di Siani.
È evidente che non bisogna mai abbassare la guardia di fronte a un’onda anomala di aggressioni e minacce ai giornalisti. Attacchi che arrivano dalla criminalità, da alcuni ambienti politici, da cittadini abituati a reazioni violente. Certamente i diversi casi vanno considerati su piani diversi, ma sono pur sempre piani paralleli, legati da una insana volontà di sopraffare e zittire chi fa il proprio lavoro e informa i cittadini. Si tratta di un problema che necessita un impegno costante delle istituzioni.
Martedì, sarà rivolto ancora a volta un invito al Parlamento e al Governo perché si affrontino definitivamente i temi del carcere per i giornalisti, delle querele temerarie, del lavoro precario e della sicurezza dei cronisti. «Questioni che ci auguriamo tornino presto nelle agende istituzionali – affermano gli organizzatori – temi che i precedenti governi hanno evitato di affrontare, nonostante le dichiarazioni di intenti. La politica ha dimostrato di non volere affrontare tutte quelle criticità che in Italia finiscono per limitare la libertà di stampa, come dimostrano le classifiche internazionali sullo stato di salute del giornalismo nel mondo».
Con il sindacato, il segretario generale della FNSI, Raffaele Lorusso, Giulietti, I rappresentanti di sindacati regionali di categoria, a Forcella ci saranno anche l’Ordine dei Giornalisti nazionale e regionale con i presidenti Carlo Verna e Ottavio Lucarelli; Articolo 21, e associazioni territoriali come il Gridas di Scampia e I Teatrini di Forcella; il capo della Procura di Napoli, Giovanni Melillo e il questore, Antonio De Iesu; giornalisti minacciati.
“#VoceAiGiornalisti, stop minacce e precariato. Informazione al bivio” diventerà un coro che rivendica libertà di stampa e rispetto della Costituzione; rispetto e dignità per troppi giornalisti che lavorano senza percepire un compenso dignitoso e senza un contratto che garantisca tutele o che dia la possibilità di difendersi da attacchi sempre più frequenti.