La certezza della pena produce altra criminalità. Probabilmente le maggioranze politiche, e quella del Paese, sono contrarie all’abolizione dell’ergastolo, ma la storia è piena di maggioranze che sbagliano. Essere in molti non significa di per sé che si abbia ragione. (Associazione Liberarsi)
L’Associazione Liberarsi ha sempre sostenuto la campagna contro il carcere a vita e per questo ha indetto il terzo giorno di digiuno nazionale per martedì 26 giugno 2018, data in cui l’ONU dedica una giornata alle vittime della tortura, quindi anche ai detenuti condannati alla pena dell’ergastolo. Ancora una volta stiamo cercando di coinvolgere il maggior numero di persone interessate, le associazioni di volontariato, i nuovi parlamentari e/o chi si occupa di politica attiva, i centri sociali, esponenti della magistratura, dell’università, delle camere penali, uomini e donne di tutte le chiese, fedi religiose e movimenti spirituali, intellettuali, personaggi del mondo dello spettacolo e dell’informazione.
La campagna #campagnadigiunaperlavita#9999#noergastolo#26giugno2018 deve avere l’appoggio di tanti cittadini e cittadine per diffondere il no contro il carcere a vita. È importante che i digiuni abbiano un ritmo, date precise, per non dimenticare, per scuotere le coscienze, per sensibilizzare l’opinione pubblica, per mettere in luce la situazione reale di tutti gli ergastolani. La pena dell’ergastolo ti toglie tutto, persino la possibilità di morire una volta sola, perché si muore un po’ tutti i giorni, e ti uccide più della pena di morte, lasciandoti in vita il corpo, ma ammazzandoti l’anima.
Mi è capitato di leggere il contratto di governo M5S-Lega sulla giustizia e sono rimasto perplesso di fronte al programma della costruzione di nuovi istituti penitenziari, perché nei Paesi in cui ci sono poche carceri ci sono anche meno delinquenti. Non citerò i dati sulla recidiva, ma per esperienza personale penso che il carcere in Italia non fermi né la piccola né la grande criminalità, piuttosto la produca. E questo probabilmente perché quando vivi intorno al male non puoi che farne parte. Penso che spesso non siano i reati commessi a far diventare una persona criminale, bensì i luoghi in cui è detenuta e gli anni di carcere che le vengono inflitti. Si vuole assumere nuovo personale di Polizia, ma siamo il paese nel mondo che, in rapporto al numero di detenuti, ha più agenti penitenziari. Credo che sarebbe meglio se in carcere ci fossero più educatori, psicologi, psichiatri, insegnanti o altre figure di sostegno.
Si prospetta anche la revisione della sorveglianza dinamica e del regime penitenziario aperto, ma come si fa a migliorare stando chiusi in una cella, sdraiati in una branda guardando il soffitto 22 ore su 24? Credo che si dovrebbe stare molto attenti al trattamento delle persone in carcere, perché quando escono, molto probabilmente, diventano più devianti e criminali di quando sono entrate. E odiano la società e le istituzioni ancora di più, per averle fatte diventare dei mostri. Io penso che il carcere, così com’è oggi, non dia risposte, il carcere è una non risposta, il carcere è il male assoluto. Non si può educare una persona tenendola all’inferno. La si può solo punire, farla soffrire, distruggerla, e dopo questo anche il peggiore assassino si sentirà innocente. Solo un carcere aperto e rispettoso della legalità può restituire alla società dei cittadini migliori.
Si propone pure la rivisitazione delle linee guida sul carcere duro del 41-bis. Sinceramente non credo che più di così si possa peggiorare questo terribile regime detentivo di tortura. Comunque, per sconfiggere la mafia non ci si dovrebbe accontentare solo di murare vivi i mafiosi ma, piuttosto, si dovrebbe voler migliorare i loro cuori e le loro menti. E per fare questo si hanno più possibilità di riuscita trattandoli con umanità. Seppellirli vivi non serve poi molto, se non a farli diventare agli occhi di qualcuno dei martiri o degli eroi.
Lo so, la stragrande maggioranza dei politici è d’accordo solo su una cosa: riempire le carceri come delle scatole di sardine e usare l’emergenza criminalità per continuare a prendere voti. L’idea più terribile che ho letto in questo contratto di governo M5S-Lega è l’affermazione anticostituzionale di Certezza della pena.
Molti non sanno che la nostra Carta Costituzionale, scritta soprattutto da partigiani che sono stati detenuti nelle carceri fasciste, prevede che la pena abbia principalmente lo scopo di tendere alla rieducazione, quindi qualsiasi pena detentiva non può e non deve essere certa quando ha esaurito la sua funzione rieducativa. In tutti i casi, la certezza della pena non è assolutamente un deterrente e non spaventa proprio nessuno: i terroristi continuerebbero a farsi saltare in aria, alcune persone ad uccidere moglie o figli, i mafiosi ad essere mafiosi e alcuni politici continuerebbero a rubare.
Attualmente chi sconta la pena fino all’ultimo giorno esce arrabbiato e convinto di avere pagato il suo debito con la giustizia. Credo che i politici che per consenso elettorale invocano a gran voce la certezza della pena, non facciano gli interessi di chi li ha eletti, ma facciano piuttosto, senza volerlo, gli interessi della criminalità, perché i suoi adepti in carcere non sono stimolati a cambiare.
Su www.liberarsi.net troverete maggiori informazioni sulla terza campagna di digiuno per labolizione dellergastolo; cliccando su Aderisci alla terza giornata di digiuno fissato per martedì 26 giugno 2018 per l’abolizione dell’ergastolo sarà possibile sottoscrivere l’adesione.
L’opuscolo della Campagna è scaricabile gratuitamente: http://www.stradebianchelibri.com/9999-numero-3.html