Se Spread e Mercati sono al di sopra del Parlamento Sovrano, in gioco non c’è l’Europa ma l’assetto Democratico Costituzionale. L’ingerenza del Presidente della Repubblica nelle scelte di un governo legittimato dal voto popolare è un fatto di inaudita gravità, è un attentato alla democrazia.
È da tanto tempo che noi del Partito Umanista Italiano lo diciamo: la questione dell’euro, per come di fatto si è configurata, è simile a una guerra economica all’interno dell’Europa stessa[1]. Altro che difesa dei popoli che altrimenti sarebbero in balia dei mercati finanziari: l’euro con i suoi meccanismi espone il sud dell’Europa contemporaneamente al neocolonialismo mercantilista del blocco teutonico e alla dittatura dello spread da parte degli speculatori finanziari internazionali.
Ricordato questo aspetto, occorre ricordare anche il fatto che da anni abbiamo proposto, insieme a pochi altri amici e compagni, la proposta di un blocco che proponesse un’uscita “da sinistra” dall’euro con la costituzione del gruppo “Sinistra Contro l’Euro” di cui fa parte anche il gruppo di P101 tra gli altri. Sostanzialmente, insieme ai nostri amici sono anni che sosteniamo la tesi che, nonostante l’uscita dalla gabbia eurista sia fondamentale per il bene del nostro paese e di tutti i paesi della fascia mediterranea (come minimo), si sarebbe dovuta fare a partire da un piano “di sinistra” che puntasse a minimizzarne il contraccolpo, soprattutto per le fasce più deboli: “Proponiamo quindi un’uscita con “più Stato” e non con meno Stato, come dicono Salvini, la Lega e i loro alleati internazionali, sostenitori di un’uscita dall’euro fatta con una prospettiva politica di destra, con misure radicalmente opposte alle nostre. Vogliamo un’uscita accompagnata da forti politiche di redistribuzione della ricchezza e di sostegno all’apparato produttivo del paese. Così si farebbe un grande regalo anche alla Grecia perché si porrebbero le condizioni per ricostruire subito un’Europa Mediterranea dei popoli, basata su trattati scritti in tutt’un altro modo e aperta alla partecipazione anche degli altri stati europei.”[2]
Purtroppo non siamo riusciti nel nostro intento di formare un blocco di sinistra che potesse controbilanciare il peso degli euroscettici di destra, e questo ha fatto sì che il tema sia stato monopolizzato, di fronte all’opinione pubblica, appunto da forze non di sinistra.
Di fatto però queste forze hanno vinto le elezioni, ed è per noi certo che questa vittoria sia dovuta in gran parte proprio all’euroscetticismo che hanno avuto il coraggio di manifestare.
Il loro programma ci piace? No di certo: la nostra impostazione sarebbe stata decisamente diversa su moltissimi temi.
Pensiamo che avrebbero dovuto governare? Sicuramente sì, perché il voto popolare ha espresso a larga maggioranza un consenso nei loro confronti.
Il fatto che i “contrappesi costituzionali” del Presidente della Repubblica siano stati applicati proprio a difesa di trattati che sono palesemente incompatibili con il dettato della prima parte della Costituzione del ’48 è di inaudita gravità.
L’ingerenza del Presidente della Repubblica sui contenuti politici del governo implica che qualsiasi forza di cambiamento (inclusi gli umanisti) dovesse arrivare alla maggioranza del Parlamento Sovrano non potrebbe di fatto operare nel rispetto del mandato ricevuto dai propri elettori.
Per questo, pur non condividendo nel merito il contratto di governo giallo verde, pensiamo che impedirne l’applicazione con un veto presidenziale sia stato un attentato alla democrazia, ben più grave di qualsiasi danno che queste forze potrebbero arrecare al paese implementandolo.
Gravissimo anche il fatto che il Presidente della Repubblica abbia addotto come motivazione lo spread e i mercati e non la Costituzione. Un’ingerenza politica così estrema non si è mai vista nella storia Repubblicana.