L’Ungheria governata dalla destra razzista di Viktor Orban si è sempre contraddistinta per la politica anti-immigrati (basti pensare alla barriera di filo spinato al confine con la Serbia costruita nel 2015), ma ora si accanisce anche contro chi li aiuta: il governo ha infatti presentato una proposta di legge che prevede fino a un anno di carcere per chi offre cibo, consigli legali e assistenza ai migranti irregolari che chiedono asilo nel paese e minaccia di mettere al bando le ONG attive in questo campo, bollandole come “agenti stranieri”. Il progetto di legge comprende anche una modifica della Costituzione per impedire ai paesi europei di ricollocare migranti e richiedenti asilo nel paese.
Per quanto impressionante nella sua durezza, l’iniziativa del governo ungherese non è certo isolata e anzi potrebbe fornire un modello ai suoi ammiratori nostrani, Salvini in testa. Altri paesi “di frontiera”, come Italia, Grecia, Spagna e Francia sono impegnati da tempo in una vera e propria criminalizzazione della solidarietà, anche se finora i metodi usati sono meno eclatanti e “sfacciati” di quelli previsti dal progetto di legge ungherese.
Arresti e fogli di via per gli attivisti, campagne di denigrazione contro le ONG e addirittura sequestri di navi sono ormai all’ordine del giorno nel Mediterraneo centrale, nelle isole greche e ai confini tra Italia, Francia e Austria. Il disegno è chiaro: criminalizzare chi pratica la solidarietà e l’aiuto anche con grandi rischi personali, dissuadere altri dal seguire il loro esempio, eliminare testimoni scomodi e rendere sempre più difficile il loro lavoro. Il tutto per difendere le frontiere della Fortezza Europa da una presunta invasione, calpestando diritti sanciti, almeno in teoria, da costituzioni, convenzioni e trattati.
Pur ribadendo di continuo la sua distanza dall’Unione Europea, l’Ungheria di Orban segna semplicemente un passo avanti in una politica spietata nei confronti di chi fugge da guerre e povertà (basti citare gli accordi con la Turchia e la Libia, che hanno ridotto gli sbarchi in Italia e Grecia, creando però lager spaventosi e al di fuori di ogni controllo umanitario).
C’è solo da augurarsi che anche in Ungheria ci siano associazioni e singoli individui decisi a continuare nell’opera di difesa dei diritti umani contro ogni logica repressiva e razzista.