La decisione di Trump di recedere dall’accordo con l’Iran, raggiunto nel 2015 dopo laboriosissimi negoziati, avrà conseguenze pesantissime e molto complesse. Qui mi soffermo su una, che peraltro viene discussa in molti commenti.

La notizia odierna di 12 condizioni, chiaramente in larga misura pretestuose, assolutamente impossibili da accettare da parte dell’Iran, mostra chiaramente la volontà dell’amministratore Trump di portare il contrasto all’estremo limite, cioè lo sbocco di un conflitto armato, che avrebbe conseguenze inimmaginabili (una vera guerra mondiale? Un conflitto nucleare?).

L’arroganza aggressiva e bellicista di Trump, che ha arruolato i peggiori falchi nella sua amministrazione, si sviluppa in un delirio di imposizione dell’egemonia degli Stati Uniti e di provocazioni a 360 gradi. Questa arroganza non risparmia l’Europa, che da 73 anni è la più fedele alleata degli USA, allineata (quando non appiattita) alla sua politica. Dal 1945 nessun paese europeo ha espresso una vera politica estera con un minimo di autonomia: forse la Francia della grandeur gollista e della force de frappe ha cercato una parziale autonomia – anche se molto inferiore alle roboanti dichiarazioni, perché non si è mai realmente resa autonoma dalla NATO – e continua a praticare una politica imperialista in Africa1.

Proprio la NATO ha costituito per l’Europa una vera camicia di forze che, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la mantiene vincolata e subalterna alla politica statunitense, inducendola a scelte veramente autolesioniste, delle quali si sono avvalse miopi mire di potenza dei singoli Stati europei: così è stato per la guerra alla ex-Jugoslavia nella quale, per miopi manovre nazionali soprattutto della Germania, ha distrutto quella che sarebbe stata la naturale zona di influenza della (Dis)Unione Europea; così è stato per la guerra alla Libia, fomentata e sferrata dalla Francia per le suddette mire (sub)imperialistiche, ai danni soprattutto degli altri paesi mediterranei della UE; ma questo si è rivelato ancora nel recente attacco USA alla Libia, al quale hanno partecipato la Francia e la Gran Bretagna con una scelta difforme dagli altri paesi della UE che appare unicamente subalterna ai “supposti” interessi americani, in realtà di provocazione per la supremazia militare nel Medio Oriente. Per non parlare della politica ostile “a prescindere” (citando Totò) contro il governo del Venezuela, ciecamente succube alla strategia statunitense: c’è da chiedersi quale vantaggio trarrebbe l’Europa dal ristabilimento dell’egemonia americana sul “cortile di casa” e da una guerra civile in Venezuela.

Ma il masochismo dell’Unione Europea potrebbe arrivare al limite di un vero e proprio suicidio nel caso dell’accordo sul nucleare iraniano. Già è stato sottolineati da molti commentatori che a non rispettare quell’accordo sono stati in questi anni proprio gli Stati Uniti, i quali non hanno mai ritirato le sanzioni economiche. In particolare le sanzioni nei confronti di banche che effettuano transazioni con l’Iran hanno ostacolato pesantemente la possibilità degli Stati europei di sviluppare pienamente le relazioni economiche e commerciali. E l’Europa lo ha capito perfettamente, perché si è opposta all’uscita degli USA dall’accordo sul nucleare e sta disperatamente cercando di preservarne la validità. Potrebbe essere un tentativo puramente velleitario, ma le nuove sanzioni draconiane imposte dagli USA minacciano di precludere ogni margine di manovra.

Tuttavia può esservi all’orizzonte molto di peggio del danno economico e commerciale, qualora la follia statunitense, associata a quella di Israele (e in seconda fila dell’Arabia Saudita), conducesse alla deflagrazione di un conflitto militare. C’è davvero da chiedersi che cosa farebbe in questo caso l’Europa. Si limiterebbe a non approvare? O verrebbe addirittura coinvolta attraverso il vincolo della sua appartenenza alla NATO? Del resto questo è avvenuto in Afghanistan.

Insomma, l’appartenenza dell’Europa alla NATO e la sua subalternità agli Stati Uniti la stanno trascinando verso un vero suicidio. Diventa ozioso osservare come già autolesioniste dei reali interessi europei siano la partecipazione servile all’accerchiamento della NATO alla Russia e le crescenti provocazioni degli Stati Uniti, nonché la partecipazione alle missioni militari all’estero (per poi subire le fughe dei disperati dalle nostre guerre verso l’Europa).

L’ulteriore contraddizione che si apre è tuttavia di una gravità unica. Possibile che le maggiori forze politiche in Italia non se ne rendano conto? Il governo M5S-Lega che sta per essere varato garantisce la subalternità atlantica!

Ma questa contraddizione esplosiva può fornirci uno strumento nuovo e molto efficace verso le forze politiche e l’opinione pubblica per dimostrare che l’appartenenza alla NATO non ci rende affatto più sicuri, e lede sempre più, e in maniera forse irrimediabile, anche i nostri interessi. Perfino quelli delle classi dominanti.

 

PS – En passant vale la pena di ricordare un “piccolo” particolare, poco noto, sull’accordo nucleare con l’Iran. Quando scoppiò l’allarme per i programmi nucleari iraniani e si avviarono i faticosissimi negoziati, il Brasile –  “zitto zitto” e nel silenzio più assoluto della comunità internazionale – ha completamente realizzato un processo di arricchimento dell’uranio del tutto analogo, per centrifugazione, e produce commercialmente uranio arricchito per i reattori di potenza. Se è vero che una minaccia di nuclearizzazione dell’Iran doveva essere evitata (ma non è mai stato dimostrato che Teheran volesse davvero arricchire uranio militare, e la IAEA esiste proprio con il compito di sorvegliare che questo non possa avvenire in nessun paese2), quello che è assolutamente certo è che il Brasile aveva cominciato a sviluppare il programma di arricchimento sotto la dittatura ed era arrivato vicino alla realizzazione della bomba. Quando si dice due pesi e due misure.

1
Molto efficace l’articolo di Gregorio Piccin, “Il nostro vicino nucleare”, Pressenza, 14 maggio 2018, https://www.pressenza.com/it/2018/05/nostro-vicino-nucleare/.

2              La Corea del Nord uscì, con una procedura legittima, dal TNP prima di realizzare la bomba. Israele, India e Pakistan non hanno mai aderito al TNP.