Il simbolo dell’Italia dovrebbe essere l’urna elettorale, nella quale i cittadini hanno fatto la scelta fondamentale tra Repubblica e Monarchia. La nostra democrazia deriva da quella scheda.
Il 2 giugno è il compleanno della Repubblica, figlia della madre Resistenza (che fu un movimento prevalentemente civile e popolare antifascista e antinazista) e del padre Referendum (strumento fatto di seggio, scheda, matita, che per la prima volta usarono anche le donne).
Il sistema democratico repubblicano, scelto il 2 giugno 1946 dal popolo italiano, getta i semi dai quali il primo gennaio 1948 nascerà la Carta Costituzionale.
Il primo articolo indica come la nostra Repubblica sia fondata sulla forza del lavoro. Gli articoli successivi, dal 2 al 10, i principi fondamentali, contengono il richiamo ai diritti inviolabili dell’uomo, l’uguaglianza e la pari dignità sociale di tutti, il diritto al lavoro, le autonomie locali ed il decentramento amministrativo, la tutela delle minoranze linguistiche, l’indipendenza dello Stato e della Chiesa, la libertà per tutte le confessioni religiose, lo sviluppo della cultura, la ricerca
scientifica, la tutela del paesaggio, del patrimonio artistico e monumentale, il riconoscimento del diritto internazionale e il diritto d’asilo per lo straniero; infine vi è l’articolo 11, il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
A chiusura dei principi fondamentali, i costituenti hanno scelto di inserire, con l’articolo 12, la descrizione della nostra bandiera tricolore, che è il simbolo unitario che racchiude in sé i valori precendentemente espressi, dal lavoro al ripudio della guerra.
Tutto questo significa che i cittadini e i lavoratori devono costruire le condizioni economiche e sociali per la dignità della vita di tutti coloro che vivono nel nostro paese, e che la guerra è l’unico vero disvalore da espellere per sempre dal contesto civile.
Per questo riteniamo che i 25 miliardi di euro che saranno impiegati anche quest’anno per le spese militari vadano contro la Costituzione e sperperino denaro sottratto alle tante necessità attuali (lavoro, sanità, istruzione, cultura, ricerca, protezione civile, pensioni, ecc.).
Noi vogliamo essere cittadini obbedienti alla Costituzione italiana, scritta subito dopo il flagello del secondo conflitto mondiale, e per questo vogliamo festeggiare il 2 giugno con lo spirito civile di una festa di popolo, insieme alla forze vive della Repubblica: i lavoratori, le categorie delle arti e dei mestieri, gli studenti, gli educatori, gli immigrati, i bambini, i giovani del servizio civile, i disoccupati che lavoro non trovano, tutti coloro, cioè, che in diversi modi attuano i primi 12 articoli
della Costituzione.
Per tutto questo noi celebreremo in modo civile e disarmato il 2 giugno. Saremo in molte piazze italiane dove innalzeremo le bandiere della pace e i cartelli con l’articolo 11 della Costituzione.
Invitiamo tutti i rappresentanti istituzionali, le autorità civili delle nostre città, sindaci, prefetti, consiglieri comunali, deputati e senatori, a partecipare con noi alle celebrazioni civili, disarmate e nonviolente del 2 giugno.
Viva la Repubblica, viva la democrazia, viva la pace, fondamento del futuro dell’Italia.
Il ripudio della guerra, e della sua preparazione, passa da qui.
www.azionenonviolenta.it
www.nonviolenti.org