Secondo un rapporto di RT Deutsch esiste un denominatore comune che collega i due attacchi con gas tossico: quello contro l’ex spia russa Skripal e il presunto attacco da parte del governo siriano contro la sua stessa popolazione.
RT Deutsch riprende ciò che il giornalista britannico Robert Fisk ha riferito al giornale Independent. Fisk ha parlato con uno dei medici curanti di Duma (che non era in servizio quella notte ma riferisce quanto appreso dai colleghi): “i pazienti ricoverati in verità soffrivano di asfissia da nuvole di polvere causate dal bombardamento da parte delle truppe siriane e penetrate nelle cantine in cui si erano rifugiati. Avevano sofferto di mancanza di ossigeno, non di avvelenamento da gas. Ad un certo punto uno alla porta, un Casco Bianco, urlò “Gas!” e scoppiò il panico. La gente cominciò a gettarsi addosso acqua a vicenda. Sì, quel video è stato registrato qui, è autentico, ma le persone che vedete soffrivano di asfissia, non di avvelenamento da gas”.
Però il video è stato usato dai Caschi Bianchi per accusare il governo siriano e i suoi presunti bombardamenti con gas tossici.
L’uomo che consiglia ufficiosamente il governo britannico sulle armi chimiche, che raccoglie “prove” in Siria e in altri paesi in conflitto e vi addestra truppe e personale, compresi i controversi “caschi bianchi”; l’uomo che ha immediatamente indicato un collegamento della Russia nel caso Skripal, e ha quindi accusato quel governo, lavora per una società che produce tecnologia per sistemi di protezione respiratoria e che recentemente ha ricevuto diversi ordinativi per milioni e miliardi dai governi britannico e americano. Quest’uomo, un ex militare britannico strettamente legato con ambienti dell’intelligence e del governo, sarebbe l’unico collegamento in entrambi i casi. Egli sostiene di aver inviato in passato, dalla Siria, campioni all’OPCW: cosa che l’organizzazione internazionale ha negato. Il suo ruolo opaco per quanto riguarda i Caschi Bianchi è confermato anche da una relazione dell’MDR (canale televisivo pubblico). A proposito, si dice che possegga una villa nella città britannica di Porton Down, che non è più sconosciuto dopo il caso Skripal.
In un altro articolo sull’argomento, MDR cita l’esperto mediorientale e capo del Centro di Ricerca sul Mondo Arabo dell’Università di Magonza, il Prof. Dr. Günter Meyer che, in considerazione delle immagini sul presunto uso di armi chimiche a Duma, ha detto che uno dei “principali obiettivi” dei Caschi Bianchi è mettere in scena cose del genere e usarle come propaganda contro l’Assad. Ricordiamo: l’uomo in questione addestra truppe e consiglia anche “organizzazioni umanitarie” che coordinano le missioni dei Caschi Bianchi siriani.
Tuttavia, a causa di presunte “preoccupazioni per la sicurezza”, solo ora, dopo i bombardamenti di rappresaglia, gli Stati Uniti consentono all’OPCW di recarsi a Duma per iniziare i suoi lavori. Richard Eskow, giornalista americano e consigliere senior per la salute e la giustizia economica presso l’ONG Social Security Works, in un suo articolo, assieme a un numero crescente di critici in tutto il mondo, chiede a ragione come mai gli Stati Uniti non potevano aspettare i primi risultati dell’indagine dell’organizzazione riconosciuta a livello internazionale.
Gli alleati occidentali hanno lanciato 103 missili contro tre obiettivi, tutti i presunti depositi e siti di produzione di armi chimiche del governo siriano, e secondo i governi responsabili, tutti avrebbero raggiunto i loro obiettivi. Se ciò fosse vero, tuttavia, ciò significherebbe che si sarebbero sprigionati gas tossici non solo nelle immediate vicinanze, ma, a seconda della forza del vento, in tutta la regione e avrebbero davvero avvelenato molte persone.
D’altro canto, il numero delle vittime del presunto attacco con gas tossici da parte dell’esercito siriano è in costante diminuzione anziché aumentare come di consueto in tali disastri: L’8 aprile, la Tagesschau (TG tedesco) ha riportato fino a 150 morti e 1000 feriti; 9 giorni dopo ci sono solo 43 morti e 500 feriti.
Nel frattempo, continuano a mancare prove conclusive, sia per le responsabilità nel caso Skripal, sul quale è calato un sorprendente silenzio, sia per l’assalto al popolo siriano da parte del suo stesso governo. O, almeno, i governi occidentali non le hanno presentate al pubblico.
E anche qui si può tracciare un parallelo: in Siria, ancor prima che organizzazioni indipendenti potessero fornire prove, le potenze occidentali sapevano già chi fosse il colpevole e hanno bombardato senza alcun mandato e in contrasto con ogni diritto internazionale. Così nel caso Skripal, solo che là sono state imposte sanzioni e sono stati espulsi diplomatici invece di sganciare bombe.
Più si protrae l’indagine in entrambi i casi, più sorgono dubbi sulle versioni dei governi occidentali. Almeno nel frattempo anche i principali media ne sono venuti a conoscenza: Klaus Kleber ha concluso la sua relazione del 17 aprile sull’Heute Journal (TG tedesco più seguito insieme alla Tagessschau; entrambi su canali pubblici) in merito a informazioni alternative provenienti dalla Siria con la frase: “Finora nulla di tutto ciò è stato verificato in modo indipendente, ma anche le dichiarazioni dell’altra parte non sono state finora verificate”.
Non si può fare a meno di chiedersi fino a che punto i paralleli si siano ancora spinti… In Iraq non sono state trovate armi di distruzione di massa, né sono state verificate le voci che la Libia stesse massacrando il suo popolo, eppure ci hanno portato alla guerra. E anche in Kosovo non sono stati scoperti i campi di concentramento. Che cosa significa questo per la Siria? E per l’approccio guerrafondaio occidentale contro la Russia, di cui alcuni ovviamente beneficiano enormemente? Il destino dell’umanità dovrebbe davvero dipendere dalla saggezza di Putin di non lasciarsi provocare? Al momento sembra che sia così.
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