«Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti» diceva Martin Luther King, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, di cui ricorrono i cinquant’anni del brutale assassinio.
Aveva ragione. Non lo scopriamo certo oggi, ma oggi lo sperimentiamo particolarmente vero. Oggi, di fronte a un paese che digerisce tutto, che non s’indigna più per nulla, che pensa che passerà anche questo, che predica che c’è ben altro di cui preoccuparsi (il lavoro, la crisi…), è difficile non avere paura.
A Cologno Monzese la Giunta leghista ha patrocinato una pubblica rievocazione in costume della vita in un campo militare della Wehrmacht promossa da un’associazione militare commemorativa che sfoggia apertamente insegne naziste. Il tutto a pochi giorni dalla Festa della Liberazione. Nel silenzio dei più. Ne ha parlato la storica Anna Foa su Pagine ebraiche, c’è stata una presa di posizione del segretario del Pd milanese Pietro Bussolati e dell’ex Presidente della Camera Laura Boldrini e naturalmente dell’Anpi, ma sulle principali testate giornalistiche la notizia è finita nella cronaca locale.
Nonostante la nostra Costituzione. Quella su cui anche il sindaco leghista di Cologno Monzese ha giurato. Nonostante il Giorno della Memoria, istituito dal nostro Parlamento alcuni anni prima della risoluzione Onu, «in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere» (Legge 20 luglio 2000 n. 211).
Come canta Brunori Sas, premiato per questo suo testo da Amnesty International, l’uomo nero è evidentemente vivo e vegeto e parla ancora di razza pura, di razza ariana: «E tu, tu che pensavi/Che fosse tutta acqua passata/Che questa tragica misera storia/Non si sarebbe più ripetuta/Tu che credevi nel progresso/E nei sorrisi di Mandela/Tu che pensavi che dopo l’inverno sarebbe arrivata una primavera/E invece no/E invece no».
Dalle massime cariche dello Stato ci aspettiamo una netta presa di posizione contro la decisione dell’esecutivo di Cologno, da ciascuna e ciascuno di noi l’impegno ad alzare la voce per ribadire i valori fondanti della nostra Repubblica e della nostra convivenza. Perché nessuno può dire: non mi riguarda.