Di Lina Castañeda, corrispondente di Pressenza in Colombia
Pressenza ha parlato con il giornalista e direttore della testata digitale colombiana VerdadAbierta.com, Juan Diego Restrepo, per ascoltare le sue opinioni su un tema in cui sia il governo nazionale che la società colombiana, dimostrano una certa indifferenza: l’assassinio di diversi leader della società in diverse aree del paese. Lina Castañeda, corrispondente Pressenza in Colombia, ha parlato con lui e qui vi sono le sue considerazioni riguardanti questo tema che preoccupa la regione.
Secondo la Defensoria del Pueblo, tra il 1 gennaio 2016 e il 27 febbraio 2018, sono 282 i leader uccisi in Colombia: persone per il loro lavoro all’interno delle comunità più colpite dal conflitto armato sono state messe a tacere.
Nonostante gli sforzi del governo nazionale per stare al passo con gli accordi di pace, la situazione è più complessa: l’espansione dei gruppi armati quali Autodefensas Gaitanistas de Colombia (AGC) e l’ELN, in territori precedentemente occupati dalle FARC, e la mancanza della presenza dello Stato in alcuni territori, sono alcuni dei fattori che ostacolano il lavoro dei leader.
Di fronte a questo squallido panorama, vale la pena chiedersi: che cosa fanno le istituzioni per promuovere e proteggere il lavoro dei leader? Perché non c’è un consenso riguardo circa le cifre dei leader assassinati e la nozione di sistematicità? di fronte alla prossima competizione elettorale, che cosa arriverà per i leader con una nuova amministrazione nazionale? Figure e sistematica: chi ha ragione?
L’Istituto di Studi per la Pace e lo Sviluppo (Indepaz), ha contato circa 205 leaders uccisi dall’inizio della attuazione degli accordi, vale a dire, da dicembre 2016 a febbraio 2018. Tuttavia, per il presidente Juan Manuel Santos Calderón, dal 2016 ad oggi sono state registrate solo 160 vittime.
Le cifre non concordano nemmeno per i brevi periodi di tempo: secondo la Consulta per i diritti umani e gli spostamenti (CODHES), tra il 1 gennaio e il 27 febbraio 2018, sono stati uccisi 22 leader sociali nel paese. D’altra parte, nel portale verdadabierta.com, un media specializzato che copre il conflitto armato in Colombia, sono 18 i leader assassinati tra gennaio e marzo di quest’anno.
Quindi, chi ha ragione? Oscar Naranjo, vice presidente della Colombia, in un’intervista con verdadabierta.com dice che la disparità tra numeri ha a che fare con il fatto che la nozione di leadership è stata ampliata: “Alcuni anni fa erano considerati come leader e difensore dei diritti umani solo chi aveva ottenuto una posizione dirigenziale in un’organizzazione o in un comitato di azione comunitario. Oggi la caratterizzazione della leadership è stata resa più flessibile e ampia (…)”.