Episodi di bullismo, sintomo di un’epoca sempre meno rispettosa dei ruoli e della diversità: soprattutto. Come sappiamo i bulli se la prendono con i più deboli perché è più facile con chi ha scarse capacità di difendersi. I bulli amano ridicolizzare anche l’autorità come abbiamo visto nel recente episodio dello studente che pretendeva il sei dal professore intimandogli di mettersi in ginocchio. Se sottomettere l’autorità è un desiderio diffuso, non rispettare l’adulto è sintomo di una società malata, di un modello culturale incapace di dare e far rispettare le regole. Ma questo lo sappiamo già, ahimè! Convinta sostenitrice della Nonviolenza come teoria ma anche come pratica della quotidianità, sottolineo che le rivoluzioni nonviolente, necessarie per cambiare la rotta attuale, sono più efficaci di quelle armate e per questa convinzione raccolgo spesso critiche che mi definiscono un’illusa e che meglio delle armi per sedare certe situazioni non c’è null’altro. Ognuno è libero di credere di avere in mano la soluzione ottimale e su questo punto è difficile aprire un dialogo. Ma non mi arrendo.
Focalizzando sul bullismo e sulle sue peggiori manifestazioni, come analista della comunicazione sono andata oltre, alla ricerca di cause forse fin ad ora non considerate. La televisione, come modello di cultura popolare, ha ed ha avuto da quando esiste un grande impatto sui comportamenti delle persone. Ricordo che i bulli, non per giustificarli ma per definirli, sono essi stessi dei deboli che per superare la loro fragile inferiorità si trasformano in aguzzini di chi vedono come loro stessi. È una forma opposta all’identificazione con l’aggressore, si identificano con la vittima non per comprenderla ma per distruggerla. Un tentativo violento di eliminare una parte di sé detestata senza mai riuscirci: i bulli andrebbero curati con una rieducazione mirata e competente. E nel frattempo i media cosa possono fare?
Premetto che ho molta stima per Paolo Bonolis, un bravo e colto presentatore televisivo che ho sempre ammirato, ma la trasmissione che conduce, Avanti un altro, pur essendo allegra, spensierata e adatta al preserale contiene un messaggio molto negativo dal punto di vista educativo: sbeffeggia i diversi, come se fossero fenomeni da baraccone, in diversi momenti del format. Un tempo tutte le categorie umane particolari come la Donna cannone venivo esposte al pubblico ludibrio, erano parte dello spettacolo, divertivano e più la diversità era eclatante più erano oggetti da mostrare. Ma se ci soffermassimo a riflettere ci renderemmo conto che questo genere di comunicazione non, come si usa oggi dire, sdogana la diversità bensì la ghettizza. La diversità per essere aiutata dovrebbe essere mostrata per il suo valore umano, compresa, amata e non schernita perché così si comunica: “I diversi si possono deridere”. Da qui, il passo verso la persecuzione è molto breve. E il rispetto per la persona, per la sua sacralità, dove lo mettiamo? Si continua a ripetere che la cultura deve cambiare e che noi adulti dobbiamo dare l’esempio, giusto, e per questo ci impegniamo ogni giorno, ma il nostro impegno dovrebbe essere corale e con il contributo di chi ha gli strumenti per poter fare la differenza.