“I nodi sono economici e culturali, il rischio e’ il muro contro muro”: cosi’ all’agenzia DIRE fratel Fabio Mussi, da anni missionario in Camerun, dopo la liberazione dei 12 turisti europei.
Secondo il religioso, animatore della Caritas diocesana di Yagoua, una regione al confine con la Nigeria contigua a quella dove si e’ verificato il sequestro, le comunita’ dei distretti dove e’ dominante l’inglese si sentono discriminate, nonostante il Camerun sia per Costituzione una repubblica bilingue. “Rivendicano gli stessi diritti delle regioni francofone – sottolinea fratel Mussi – in particolare rispetto alle comunicazioni ufficiali e ai documenti e agli atti giudiziari, che non sono tradotti a dispetto delle previsioni della Carta fondamentale”.
Sui nodi linguistici e culturali, eredita’ della suddivisione del Camerun in epoca coloniale, si sono innestati pero’ altri squilibri. Secondo il missionario, “pesa la percezione delle regioni anglofone di costituire l’area piu’ ricca e produttrice del Paese, per via delle risorse agricole e minerarie, e di non avere contropartite adeguate dallo Stato centrale”.
Ormai da mesi anche sulla stampa internazionale si susseguono le notizie di strette repressive volute dal presidente Paul Biya, di arresti di militanti separatisti e anche, in piu’ di un caso, di rapimenti di funzionari governativi. Il sequestro dei turisti, stando alle informazioni fornite oggi dal ministero delle Comunicazioni di Yaounde’, cinque dei quali sarebbero italiani, costituisce comunque una novita’.
Rispetto al rapimento, avvenuto nell’area sud-occidentale di Nguti, non lontano dai Twin Lakes, i Laghi gemelli, ci sono state prime prese di distanze. Contattati dalla stampa locale avrebbero negato ogni coinvolgimento i militanti dell’Ambazonia Defence Forces (Adf): il gruppo prende il nome dall’Ambazonia, la regione che lo scorso ottobre i separatisti hanno unilateralmente proclamato indipendente.