Roma, presso il santuario della Madonna dell’Archetto (cappella privata edificata, a metà ‘800, nei pressi della Basilica dei SS. Apostoli), s’è discusso della condizione della donna oggi, nelle tre religioni monoteistiche (cristianesimo, ebraismo, islam) e nei tre corrispondenti contesti culturali.
Dopo le introduzioni di Paolo Giuntarelli, presidente dell’associazione che ha in gestione il santuario e di Padre Maurizio di Paolo, francescano della Basilica dei SS. Apostoli ( che ha ricordato la coincidenza quest’anno, il 25 marzo, tra Domenica delle Palme e Festa dell’ Annunciazione), Nicola Lofoco, giornalista portavoce del movimento interprofessionale per il dialogo “Uniti per Unire”, ha aperto il dibattito evidenziando quei luoghi comuni che occorre sfatare quando si parla di condizione della donna e islam.
Anzitutto”, ha precisato Lofoco ( autore, tra l’altro, di un documentato saggio sul velo islamico), “bisogna sfatare l’idea che la donna nei paesi musulmani debba essere sempre tenuta in condizioni di soggezione: ci sono tanti paesi islamici con cultura e mentalità più laiche ( Tunisia, Algeria, Giordania, ecc…) dove le donne generalmente vivono in modo molto simile a quello occidentale. Mentre, sul piano religioso, non dimentichiamo che nel Corano c’è anche la sura di Maria, figura venerata pure dai musulmani (pur con la basilare differenza che Gesù, suo figlio, per l’islam non è Dio, ma solo un grande profeta, N.d.R.)“.
Il Prof. Foad Aodi, medico fisiatra, presidente della Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia e di AMSI, Associazione Medici d’origine Straniera in Italia, ha messo il dito – da medico ed esperto a livello internazionale – sulle principali patologie sociali del mondo d’oggi, che affliggono indiscriminatamente donne, uomini e giovani: l’informazione che spesso disinforma (dando eccessivo risalto alle brutte notizie a scapito di quelle positive, quando addirittura non strumentalizzandole a fini politici), la solitudine, che, specie nelle grandi città, colpisce fortemente non solo gli anziani, ma spesso anche i giovani, la non comunicazione sul piano sociale ( “oggi quasi ognuno di noi ogni giorno è collegato col mondo intero, ma poi nelle famiglie non si dialoga più”), la discriminazione, la disoccupazione che, a sua volta, fa da pericoloso “volano” a tutte queste patologie, o comunque alimenta le esplosioni di protesta.
Luis Miguel Perera Castillon, vescovo anglicano vice Presidente di CILI-ITALIA (Confederazione internazionale Laica Interreligiosa), in contrapposizione al caos assordante dell’“ipercomunicazione” odierna (paradossale anticamera, poi, dell’incomunicabilità), ha ricordato l’esempio di Maria di Nazareth come donna del “silenzio costruttivo”, che Lei sceglie per permettere l’adempiersi del progetto divino. “Mentre non dobbiamo dimenticare la vera e propria “mattanza” di donne che oggi, non solo in Italia, rappresenta una vergogna abissale, di cui siamo tutti corresponsabili”.
Mekri Kader, presidente del Centro islamico di Fabriano (Ancona) e Coordinatore Regionale nelle Marche della Co-mai , ha parlato della sua esperienza nell’organizzazione del Centro stesso: “L’abbiamo realizzato sostanzialmente “all’italiana”, dando molto spazio alle iniziative di dialogo interculturale e interreligioso, come corsi di lingua araba, incontri con la Chiesa cattolica, cene d’amicizia, ecc. Attualmente il Centro è frequentato da tanta gente ( tra cui anche 60 bambini) e per il Ramadan dell’anno scorso abbiamo dato da mangiare a 1.600 persone: preferiamo comunque occuparci non tanto di religione, ma soprattutto di problemi sociali. Ben sapendo che oggi, integrarsi in Italia per vari aspetti è difficile: siamo per un’immigrazione adeguatamente organizzata, nel contesto di precisi accordi tra l’Italia e i vari paesi d’immigrazione, sulla base delle necessità di figure professionali da parte del mercato italiano, ma con una supervisione da parte dell’ Unione Europea migliore di quella che c’è stata sinora. Certo non ci aiuta il clima sottile di razzismo e di violenza che c’è oggi, diversamente che in passato (vedi, dalle nostre parti, la recente, incredibile vicenda di Macerata)”.
In chiusura, i relatori e il pubblico hanno concordato, tra l’altro, sull’importanza delle donne come “motore di fede” di tutte e 3 le religioni monoteistiche.