Articolo di Fabrizio Federici
Al Circolo Ufficiali della Marina in Lungotevere Flaminio, s’è tenuto ultimamente il primo dei “convegni metropolitani” d’approfondimento del progetto “Ichnusa incontra Mare Nostrum”: varato da OMeGA, Osservatorio Mediterraneo di Geopolitica e Antropologia, associazione culturale che vuole diffondere la conoscenza del Mediterraneo mediante attività congressuali e periodici “eventi d’incontro”, per creare un regolare partenariato tra forze sociali e imprenditoriali di tutta l’area.
Centrato sul tema “Mediterraneo-Diseguaglianze, disoccupazione giovanile, lavoro e stabilità sociale”, il convegno è stato aperto dall’Ammiraglio Enrico La Rosa, Presidente di OMeGA, che ha spiegato obbiettivi e tappe del progetto. “Favorire lo scambio, il dialogo e la conoscenza reciproca tra i giovani e i popoli del Mediterraneo, contribuendo inoltre a fare della Sardegna un polo innovativo economico-culturale (anzitutto con la diffusione di un’innovativa metodologia di scambio musicale, che offra reali possibilità di lavoro nella musica a giovani dei Paesi rivieraschi).
Inoltre, la possibilità di creare metodologie di sviluppo economico sostenibile sarà discussa in vari convegni tematici che tra fine luglio e agosto prossimi organizzeremo in 5 diverse località della costa sarda (Cagliari, Santa Maria Navarrese, La Maddalena, Alghero e Carloforte all’Isola di S.Pietro, sede di una delle rare tonnare “fisse” superstiti del Mediterraneo)”.
La crescita di diseguaglianze in tutti i Paesi del Mediterraneo (fattore, quest’ultimo, tra i primi che nel 2011, partendo dalla Tunisia, hanno acceso la miccia delle “Primavere arabe”). La crisi dell’occupazione giovanile in tutta la regione, sul “modello” dell’Europa continentale; ma anche la possibilità di recuperare attività lavorative tradizionali (nel settore agroalimentare, nell’ artigianato, ecc), pure come antidoto ai guasti dell’omologazione e standardizzazione causate dalla globalizzazione.
Questi, i temi specifici del primo convegno d’approfondimento di “Ichnusa”: dove ai problemi economico-sociali s’è affiancato il necessario approfondimento di quelli geopolitici.
Germano Dottori, docente di Studi strategici presso la “LUISS-Guido Carli”, già consulente di Camera e Senato in tema di affari esteri, difesa e sicurezza interna, ha evidenziato anzitutto le diverse visioni del ruolo degli USA nel mondo esistenti tra l’amministrazione Obama e quella di Trump. “Obama non voleva una democratizzazione del Medio Oriente di tipo occidentalizzante, come pensava Bush, ma conforme alla mentalità islamica, quindi coinvolgente il più possibile le forze politiche locali; Trump invece ama una stabilizzazione del mondo a largo raggio, necessaria per rilanciare l’economia americana ma col minimo coinvolgimento possibile delle forze armate USA. Questo, però, ha significato lasciare via libera, nel tragico “mattatoio” siriano, all’interventismo russo, che a sua volta ha messo in allarme la Turchia”.
Luigi Paganetto, docente ordinario di Economia internazionale all’ Università di Roma-Tor Vergata, s’è soffermato più sugli aspetti economico-sociali dei grandi cambiamenti in corso nei Paesi del Mediterraneo.
Alberto Negri, giornalista, inviato speciale del “Sole-24 Ore”, ha messo il dito nella piaga della frequente incapacità del nostro Paese di tutelare i propri legittimi interessi: “Come emerso nella crisi libica del 2011, quando Francia e Gran Bretagna, preoccupate dal progetto di Gheddafi di creare un dinaro africano, che sarebbe stato una moneta pericolosa concorrente del franco della Comunità francese, con l’alibi di riportare la democrazia in Libia decisero l’ intervento armato contro il dittatore.
E l’Italia, che vantava da decenni un legame privilegiato con quel Paese, non solo non si oppose, ma addirittura concesse l’uso delle basi militari USA sul suo territorio per bombardare la Libia: accettando quella che, in realtà, è stata la peggiore nostra sconfitta dopo la Seconda guerra mondiale”.
Mario Boffo, ambasciatore emerito (già Capo missione diplomatica in Yemen e Arabia Saudita), ha evidenziato la natura della destabilizzazione, travestita da stabilizzazione, come principale, sbrigativo sistema di governo delle relazioni internazionali usato oggi dalle superpotenze. “Ma quel che è più grave, nella crisi in corso nel Mediterraneo dal 2011 in poi, è l’assenza dell’Europa (non solo quella comunitaria). L’Europa non ha saputo parlare ai popoli del Mediterraneo; mentre una politica diversa, basata su accordi internazionali e formule di partenariato economico-sociale, avrebbe potuto innescare una graduale osmosi tra questi Paesi e quelli europei, e ridurre fortemente il flusso immigratorio”.
In chiusura, “Insieme”, Associazione Volontari in Cure Palliative ONLUS, iscritta al registro ONLUS del Lazio e alla Federazione Cure Palliative, che si occupa fortemente di malati terminali, ha esposto i suoi programmi d’ intervento 2018 per il sostegno pratico, psicosociale e morale ai malati e alle loro famiglie.