Malala Yousafzai, la giovane donna Premio Nobel per la Pace divenuta simbolo di coraggio nella lotta al fondamentalismo religioso, ha rimesso finalmente piede in Pakistan dopo sei anni dal giorno in cui rimase quasi uccisa in un attentato dei talebani.
Stando ai media locali, i dettagli del suo viaggio resteranno segreti per ragioni di sicurezza, ma le telecamere di un’emittente nazionale l’hanno già immortalata all’aeroporto di Islamabad, accompagnata dai genitori e da alcuni membri della sua associazione, il Malala Fund Group, circondati da un’ingente presenza di agenti di polizia. E sembra che nei prossimi giorni incontrerà il Primo Ministro Shahid Khaqan Abbasi, oltre a tornare nella sua città natale di Swat, nel nor-ovest del paese.
Nel 2012, all’età di 15 anni, Malala Yousafzai è stata ferita alla testa da colpi d’arma da fuoco esplosi sul bus in cui viaggiava per raggiungere la scuola. I fondamentalisti talebani l’accusavano di essere “amica dell’Occidente”, in quanto la teenager incoraggiava attraverso il suo blog le coetanee a studiare e a non abbandonare la scuola, un attivismo iniziato quando era ancora una bambina di 11 anni.
La sua storia ha fatto rapidamente il giro del mondo: trasportata nel Regno Unito per ricevere cure migliori, ha subito vari interventi e passato anche un periodo in coma. Ma anche dal suo letto d’ospedale non ha mai smesso di battersi per i diritti delle donne, incoraggiando le persone a resistere all’oppressione del radicalismo.