La Turchia ha invaso la Siria per stroncare i curdi ad Afrin.
Il 15 marzo PeaceLink scriveva al Ministro degli Affari Esteri per una risoluzione ONU simile a quella che consentì all’Italia, 12 anni fa, di frapporsi con successo tra le forze armate israeliane e libanesi, riportando la pace. Vedere https://www.peacelink.it/pace/
Così non è stato e in Siria l’assedio e i bombardamenti hanno fatto vincere la Turchia. Ad Afrin si assiste al dramma dei civili curdi: “Oltre 200 mila senza cibo né acqua”. La Turchia appoggia l’ELS (Esercito Siriano Libero) e la situazione si fa sempre più drammatica
(http://www.repubblica.it/
Ora viene chiesta la condanna della Turchia per crimini di guerra, come si legge su
http://www.uikionlus.com/
Decine di testimoni hanno presentato alla giuria popolare di Parigi le prove di quella che Fermon (1) afferma essere una “deliberata strategia criminale di Erdogan contro i Curdi; siamo di fronte ad uno stato, la Turchia, che agisce come una vera e propria organizzazione criminale al di fuori di ogni controllo, che ha sostenuto e sostiene organizzazioni terroriste legate alla djhad islamica e a Daech (2) pur di contenere le rivendicazioni legittime dei Curdi, che occupa e bombarda indiscriminatamente altri stati sovrani come la
Siria o l’Irak per impedire l’autogoverno democratico, laico e progressista dei Curdi”.
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(1) Jan Fermon, avvocato belga Segretario Generale dell’Associazione Internazionale degli Avvocati Democratici, è il Procuratore Generale presso il Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) convocato a Parigi il 15-16 marzo 2018 per giudicare la politica di Erdogan nei confronti dei Curdi. Ha dichiarato:
“La Turchia come tale, il suo Presidente Erdogan devono essere condannati per crimini di guerra e crimini contro l’umanità”.
(2) Una particolare impressione l’ha fatta la testimonianza di David Phillips, attualmente Direttore del programma di peace-building e diritti umani della Columbia University negli Stati Uniti, che ha occupato anche posizioni di rilievo in seno a numerose organizzazioni politico-diplomatiche USA, oltre ad essere un noto commentatore politico americano sui fatti in Medioriente. “La Turchia si presenta come alleato della NATO o dell’Occidente -dice Phillips- ma in realtà abbiamo prove schiaccianti sul suo sostegno a Daech e all’integralismo djjadista nella regione: i passaporti trovati in possesso di esponenti di Daech sono stampati in Turchia; le carte telefoniche da loro usate sono state fornite dal MIT; esistono campi di reclutamento djhadista in Turchia, da cui sono stati poi inviati combattenti a Kobane, Afrin e altre aree curde; abbiamo le tracce di finanziamenti illeciti dal governo turco verso organizzazioni estremiste; ospedali alla frontiera con la Siria hanno accolto ed accolgono combattenti di Daech, compresi esponenti di primo piano
dell’organizzazione di Al-Bagdadi, il capo dello stato islamico; il figlio di Erdogan è personalmente coinvolto in operazioni di sostegno finanziario a Daesch. Se la Turchia presentasse oggi una domanda di adesione alla NATO verrebbe immediatamente respinta -afferma Phillips- perché la Turchia non fa assolutamente parte di quella “comunità di valori” che la NATO dice di rappresentare”.