Le risposte dell’Italia attese entro il 14 maggio 2018 . Numerose le illegittimità riscontrate dagli avvocati che hanno presentato i ricorsi . Sotto accusa il sistema dei cd hotspot.
Trattenuti per giorni senza una comunicazione scritta in situazione promiscuità con persone adulte, sotto un’unica tenda circondata da alte reti metalliche presidiate da soldati dell’Esercito italiano, privati della possibilità di contatti con l’esterno, senza aver ricevuto alcuna informazione sulla possibilità e gli effetti di una eventuale presentazione di richiesta di protezione internazionale né dal personale di polizia, né dall’associazione che si occupa delle mediazione culturale, né dal personale dell’ UNHCR.
Così gli avvocati Maria Cesarea Angiuli e Dario Belluccio dell’ASGI hanno trovato 14 ragazzi minorenni, provenienti dal Bangladesh, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Mali, Senegal, trattenuti di fatto nell’ Hotspot di Taranto nel luglio 2017.
Immediata la presentazione dei ricorsi alla CEDU, resa possibile dall’incontro avvenuto all’interno dell’hotspot con i legali, accompagnati dalla parlamentare italiana Annalisa Pannarale.
Il 19 gennaio 2018 la CEDU ha risposto, ritenendo ammissibili i ricorsi presentati ed invitando il Governo italiano a fornire chiarimenti entro il 14 maggio 2018 in relazione ai fatti e alle violazioni contestate dai ricorrenti .
Evidenti e plurime le violazioni di numerose norme e principi previsti dalla Costituzione italiana, dalla Convenzione sui diritti del fanciullo e degli articoli 3, 5, 8, 13 della Convenzione europea per i Diritti dell’uomo.
Da un lato è stata denunciata la violazione della libertà personale perché i ricorrenti sono risultati trattenuti in maniera illegittima negli hotspot in assenza di un qualsiasi provvedimento scritto e formalmente comunicato, senza poter accedere ad alcuna forma di difesa e privati di ogni strumento di comunicazione con l’esterno .
Non solo : i minori erano trattenuti in condizioni materiali inumane e degradanti, date anche dal sovraffollamento e dalla promiscuità con adulti mentre, in base alla loro età, la legge prevede precise forme di accoglienza a tutela della loro vulnerabilità e vieta il trattenimento negli hotspot.
Di più: non è stato nemmeno nominato un tutore e non hanno potuto accedere ad un’adeguata assistenza legale, sociale, sanitaria e psicologica, né ad adeguato supporto in quanto potenziali vittime di tratta a scopo di sfruttamento e, comunque, in quanto provenienti dalla Libia, ove sono presumibili le violazioni subite. Tutte garanzie previste dalla legge, tutte violazioni riscontrate nei fatti dai legali nella visita della scorsa estate .
“La richiesta di chiarimenti della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo al Governo italiano è un risultato importante per contrastare la grave mancanza di tutela e il quadro di inquietante assenza di protezione del minore che abbiamo riscontrato nel centro di Taranto .” affermano i legali dei ricorrenti che sottolineano come tuttavia l’intero sistema dei cd hotspot è da considerare : “Per la rilevanza della fattispecie e per il carattere sistemico delle violazioni riscontrate, le considerazioni riportate nei nostri ricorsi contribuiscono a far luce sul reale funzionamento dei cd. hotspot e sulla considerevole mole di violazioni collegate, senz’altro non circoscrivibili alle vicende qui descritte” .
L’ASGI ha redatto una nota (disponibile a questo link) in cui vengono descritte in maniera più dettagliata i fatti e le violazioni riscontrate.
Per approfondire
“Hotspot prigione per 80 giovani”. Il caso Taranto finisce alla CEDU – La Stampa
Taranto: hotspot prigione per minori – OsservatorioDiritti
L’hotspot di Taranto nel mirino della Corte europea per i Diritti dell’Uomo – Il Dubbio
Commissione di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione: sintesi della relazione del 26 ottobre 2016 sul sistema di identificazione nell’ambito degli hotspot – Avviso pubblico- Osservatorio parlamentare