La scuola di samba Beija-flor è la campionessa del Gruppo Speciale del Carnevale di Rio de Janeiro 2018. Nel motivo conduttore che ha scandito lo spettacolo offerto dalla scuola, si ascolta che “mostro è colui che non sa amare”, che “i figli sono abbandonati dalla patria che li ha partoriti” – frase che rimanda a quella in gergo “la puttana che li ha partoriti”. In seconda posizione si è classificata la scuola Paraíso Do Tuiuti che, a sua volta, ha presentato un intreccio con connotazioni politiche, facendo critiche alla riforma del lavoro e della previdenza sociale, e mostrando il presidente golpista Michel Temer nelle vesti di un vampiro corrotto, il Vampiro Del Neoliberismo. La reazione non si è fatta aspettare. Il 20 febbraio, nella Camera Federale, la maggioranza dei parlamentari ha approvato l’intervento militare nello Stato di Rio de Janeiro con la giustificazione di contenere la crisi di sicurezza pubblica dello Stato stesso. Quando ho letto la notizia, il mio pensiero è immediatamente corso all’attore che durante il Carnevale ha impersonato il Vampiro Del Neoliberismo, con tanto di fascia presidenziale impreziosita da dollari, che guarniscono anche l’enorme colletto della sua giacca. E non sono l’unica, visto che anche la corrispondente in São Paulo di Le Monde si è chiesta se la decisione dell’intervento militare sia stata influenzata dal Carnevale estremamente politicizzato di quest’anno.
L’organizzazione di diritti umani Giustizia Globale ha inviato una denuncia all’ONU e all’OEA – Organizzazione degli Stati Americani, in cui segnala diverse irregolarità contenute nel decreto che istituisce l’intervento, oltre a evidenziarne l’assoluta incompatibilità con i trattati e le convenzioni internazionali, di cui il Brasile è firmatario. La Costituzione non autorizza a trasferire l’autorità politica degli Stati dalla sfera civile a quella militare, ma soltanto dalla sfera statale a quella federale. Definendo “militare” la natura dell’intervento, il decreto ferisce l’ordine costituzionale stesso; e questo è uno dei punti di maggior rilievo messi in evidenza nella denuncia. In considerazione della gravità del provvedimento d’intervento e delle sue probabili conseguenze, Giustizia Globale chiede la creazione di un canale di dialogo permanente degli organismi internazionali con la società civile brasiliana, che ha il diritto di criticare, monitorare e denunciare l’intervento militare; chiede anche che gli organismi internazionali si manifestino pubblicamente in relazione alle violazioni dei diritti umani in Brasile.
L’intervento s’inserisce in un contesto più ampio fatto di assalti alle garanzie costituzionali, ai principi democratici e alle politiche sociali; assalti sistematicamente portati avanti da un governo che non ha appoggio popolare né, tantomeno, legittimità politica. L’intervento minaccia i diritti e le garanzie individuali di tutta la popolazione di Rio de Janeiro; fermo restando che i segmenti più vulnerabili sono gli afro-discendenti e i poveri che risiedono nelle favelas e periferie urbane: storicamente, l’utilizzo delle forze armate in questi ambiti ha provocato sempre e soltanto la violazioni dei diritti degli abitanti.
L’intervento federale a Rio de Janeiro, con il trasferimento del controllo della sicurezza pubblica dello Stato nelle mani di un generale, ha fatto venire i brividi a chi soffre ancora di incubi a causa dei traumi lasciati dalla dittatura militare; dittatura che ha censurato, torturato, ammazzato, e che, iniziata nel 1964 si è protratta fino al 1985. E il 1985 è così vicino! Ciò che la popolazione povera ed emarginata delle favelas e periferie urbane di Rio de Janeiro chiede, e lo chiedono anche tutti i brasiliani sani di mente, è che lo Stato si faccia presente attraverso politiche pubbliche volte a garantire il diritto all’educazione, alla salute, alla casa. La smetta, insomma, lo Stato di puntare i fucili contro quei suoi figli che più hanno bisogno di aiuto e protezione.