Una moneta digitale per aggirare le sanzioni internazionali imposte dagli Stati uniti e rafforzare la traballante economia venezuelana: a inizio dicembre il presidente Maduro ha annunciato la nascita della criptomoneta denominata “El Petro”. Grazie a questa mossa, non solo il Venezuela assume un ruolo di primo piano nel contesto finanziario internazionale, ma sotto certi aspetti ha la possibilità di rendersi indipendente dalle grandi banche centrali, poiché la particolarità delle monete digitali risiede proprio nel fatto che la loro “produzione” dipende da persone fisiche o giuridiche senza bisogno dell’intermediazione delle istituzioni finanziarie globali (dirette in gran parte dagli Usa) o statali.
Il prezzo del Petro non sarà legato ai capricci o alle speculazioni del mercato poiché chi intende acquistare risorse quali petrolio, oro, diamanti o gas potrà farlo comprandole direttamente senza che ci siano costi dovuti alle commissioni normalmente previste per il trasferimento delle materie prime. Il funzionamento della criptomoneta Petro, illustrato nel dettaglio da Hugbel Roa, ministro del Potere popolare per l’istruzione universitaria, la scienza e la tecnologia, si colloca tra le monete virtuali di scambio sul mercato a partire dal 2009 sull’esempio del più conosciuto Bitcoin, sorto come prima forma di pagamento digitale e tuttora la più utilizzata a livello mondiale. Proprio a partire dal Bitcoin, l’utilizzo delle criptomonete è talmente cresciuto che giganti quali Goldman Sachs hanno scelto di proporre dei servizi di gestione per la copertura di questi fondi e di investire in maniera aggressiva sulle monete digitali, questo per far capire che non si tratta di una estemporanea trovata del Venezuela bolivariano, come già in molti hanno cercato di farla passare.
La criptomoneta Petro sarà affiancata dal sistema Blockchain, una sorta di registro digitale in forma decentralizzata che contabilizza tutte le transazioni delle monete digitali e che opera al di fuori delle istituzioni classiche del sistema finanziario internazionale. Questo sistema di contabilità genera un registro permanente e trasparente per garantire la transazione delle criptomonete senza la necessità di essere regolato da una autorità centrale. In pratica, nel mondo delle monete digitali non occorre un processore di transazioni come lo swift né esiste la possibilità che i paesi più potenti possano cambiare le regole del gioco: per dare scacco a al Blockchain bisognerebbe che saltasse internet in tutto il mondo. Grandi banche come Jp Morgan e Ubs hanno reso noto il loro netto rifiuto ad investire in monete digitali, mentre la Federal Reserve statunitense ha espresso preoccupazione perché il sistema di transazione di tutte le monete digitali, e quindi, secondo loro, anche del Petro, favorirebbe operazioni criminali quali il commercio illegale di armi e attività legate al narcotraffico.
La scelta del Venezuela di ricorrere al Petro rappresenta certo una via d’uscita alternativa di fronte alle sanzioni imposte dagli Stati Uniti, ma come ha scritto anche Bloomberg, una delle più rilevanti pubblicazioni a livello economico e finanziario non certo sospetta di essere legata al chavismo, l’utilizzo delle criptomonete deve essere valutato sulla base delle strategie che intende percorrere un paese e non dal punto di vista di un’analisi morale orientata sullo stabilire se il loro utilizzo rappresenti un aspetto buono o cattivo. Di fronte ad un durissimo blocco finanziario, economico e petrolifero applicato da Washington, che impedisce l’attuazione delle transazioni economiche più elementari per pagare il debito estero e per l’importazione di medicinali e alimenti in un contesto in cui la popolazione è in forte difficoltà anche dal punto di vista economico, Petro sarà utilizzato per accrescere i finanziamenti in ambito energetico, una delle aree attualmente più critiche per il Venezuela. Il ricorso del presidente Maduro alla moneta digitale probabilmente aprirà un nuovo dibattito sul processo bolivariano, anche se la funzione principale del Petro è quella di garantire transazioni di denaro senza manipolazioni esterne e allo scopo di poter pagare al prezzo reale oro, petrolio o diamanti senza dover sottostare alle fluttuazioni del mercato.
Il tempo dirà se il ricorso alla moneta digitale rappresenterà un’arma in più per il Venezuela bolivariano per risollevare la propria economia e resistere di fronte alle crescenti ingerenze e pressioni internazionali.
David Lifodi