Di Alma Daddario
«Uomo, sei capace d’essere giusto? È una donna che ti pone la domanda; tu non la priverai almeno di questo diritto. Dimmi: chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso? La tua forza? Il tuo ingegno? Osserva il creatore nella sua saggezza; scorri la natura in tutta la sua grandezza, di cui tu sembri volerti raffrontare, e dammi, se hai il coraggio, l’esempio di questo tirannico potere”: Isabel Russinova porta in scena Olympe de Gouges.
Si chiamava Marie Gouze, ma decise del proprio destino e del proprio nome che cambiò in Olympe de Gouges. Un’eroina dimenticata condannata per aver difeso libertà e donne.
L’ultima frase pronunciata, prima di essere ghigliottinata, da Olympe de Gouges fu: “Le donne avranno pur diritto di salire alla tribuna, se hanno quello di salire al patibolo”.
E’ lei la protagonista dell’ultima fatica teatrale di Isabel Russinova, che in quest’occasione è sia protagonista che autrice. La Russinova infatti le ha dedicato un testo: “La viaggiatrice con le ali”, andato in scena in prima nazionale al teatro Flaiano di Roma, che sarà ripreso in tournèe nelle maggiori città italiane.
Nata nel 1748, nella città di Montauban, nel sud ovest della Francia, Olympe de Gouges fu ritenuta colpevole di aver criticato la deriva illiberale che aveva assunto la Rivoluzione Francese degenerata in terrore, e di essersi battuta per i diritti delle donne e di tutti coloro che avevano subito ingiustizie. Una vera e propria martire del libero pensiero.
In vita fu autrice raffinata di testi teatrali, sempre combattiva contro i pregiudizi e la censura della libertà di pensiero, osò proporre alla Francia di scegliere fra tre forme di Governo: Repubblicano, Federale e Monarchico. Per questi motivi fu condannata a morte.
Isabel Russinova le ha dedicato: “La viaggiatrice con le ali”, andato in scena con successo al Teatro Flaiano a Roma. “Quando entri nella storia della sua vita – afferma l’autrice – quando leggi i suoi testi, i suoi documenti, percepisci il battito del suo cuore, un cuore di donna moderna, coraggiosa, volitiva, sensibile e sensuale, senti l’urgenza di raccontarla, di far rivivere la sua energia che è ancora presente, pronta per essere ascoltata e offerta alle nuove generazioni e alle donne del nostro tempo”. Non è la prima volta che la Russinova, da sempre sensibile a tematiche sociali e culturali legate alle problematiche dei diritti umani – tra l’altro è testimonial ufficiale di Amnesty International Italia – propone sulla scena personaggi del genere riconducibili alla storia, ma anche alla contemporaneità. Non è casuale la scelta di voler parlare di Olympe: la sua originalità, la sua indipendenza di spirito, i suoi scritti audaci e la sua onestà intellettuale ne hanno fatto una delle più belle e interessanti figure umaniste della fine del Settecento.
Nel corso della sua vita Olympe firmò 29 romanzi e scritti vari, 71 pièce teatrali, 70 fra libelli rivoluzionari e articoli. È ricordata principalmente come autrice della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791) in relazione alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1789), che scrisse affinché venisse approvata dall’assemblea costituente.
Olympe si dedicò strenuamente al tema dei diritti e della libertà individuale: al riconoscimento dei diritti delle donne, ma anche dei neri, degli orfani, degli anziani, dei disoccupati, dei poveri. Si proclamò a favore della democrazia rappresentativa, respinse il dispotismo e le torture. La sua spiccata vena pubblicistica e comunicativa era congeniale al tempo della Rivoluzione, e carica di novità. Ciò non impedì che nel 1793 venisse ghigliottinata.
Madame de Gouges avrebbe desiderato che la rivoluzione fosse fatta senza spargimenti di sangue, dopo il 25 agosto 1792 scrisse La fierté de l’innocence, ou le silence du véritable patriotisme, in cui si pose come avversaria della ghigliottina. Nell’ottobre 1792 attaccò il manifesto intitolato Pronostic sur Maximilien Robespierre, par un animal amphibie. Per lei egli era “un obbrobrio”, lo considerò distruttivo, vampiresco, lo esortò a «fuggire il grande giorno, che non era fatto per lui». Ma nonostante la grande partecipazione femminile alla rivoluzione, nell’aprile 1793 la convenzione dichiara che le donne non hanno lo statuto di cittadine.
Nel giugno 1793, presagendo il peggio, Olympe rende pubblico il suo Testament politique, fa affiggere il manifesto Le trois urnes ou le salut de la Patrie par un voyageur aérien nel quale propone un referendum popolare per scegliere una forma di governo tra quella repubblicana, federativa e monarchica. Questo scatena le accuse del Tribunale rivoluzionario. La sua casa viene perquisita e sparsi i suoi scritti. Al processo dirà: «Sono donna, temo la morte, ho paura del vostro supplizio, ma non ho confessioni da fare, dall’amore per mio figlio trarrò il mio coraggio».
Nel 1793 vengono ghigliottinati 21 girondini e Maria Antonietta. Olympe viene privata di avvocato, afferma di essere incinta, ma non le si crede. Il Tribunale la ritiene colpevole di aver attentato alla sovranità del popolo. In prigione scrisse al figlio: «Muoio mio caro figlio, vittima della mia idolatria per la Patria e per il popolo… muoio innocente» (il figlio non ricevette la lettera che fu confiscata da Fouquier-Tinville). Il 3 novembre 1793 fu ghigliottinata.
La viaggiatrice con le ali è un racconto per il teatro e un viaggio nell’anima. Intensa e toccante l’interpretazione che la Russinova dà a questa eroina, coadiuvata dalla regia attenta di Rodolfo Martinelli Carraresi. Il testo sarà pubblicato quest’anno, in occasione dell’anniversario della nascita di Olympe, dalla Curcio Editore.
Lo spettacolo è stato presentato in anteprima all’interno della rassegna Quartieri Contemporanei e in prima assoluta lo scorso Dicembre a Roma, al Teatro Flaiano, nell’ambito della rassegna dedicata ai diritti umani, T.E.H.R., patrocinata da Amnesty International Italia e dall’Università Roma Tre. Continuerà il suo percorso nei maggiori teatri nazionali ed internazionali, anche come movie theatre, pubblicato da DNA home video.