La Casa delle donne Lucha y Siesta rischia di chiudere. Ma cos’è una Casa delle donne? Cos’è Lucha y Siesta?
Una Casa per le donne è un luogo in cui donne e minori in difficoltà possono trovare accoglienza, protezione, informazioni, consulenza legale, sostegno psicologico. La Casa Lucha y Siesta rappresenta però un esperimento unico in Italia. È un centro che offre tutela, formazione, integrazione.
Da fuori, è un grande stabilimento con un grazioso giardino con tante sedie e tavoli. È un posto accogliente con bambini che giocano e che quando entri ti chiedono se hai un regalo. È colorato, vivo, pura lucha contro il grigio dell’abbandono cui era destinato.
La vicenda che minaccia questo luogo di enorme valore sociale è, in breve, questa: nei primi giorni di dicembre gli ispettori ATAC, azienda proprietaria dello stabile, a seguito di un sopralluogo hanno informato le attiviste del collettivo Lucha y Siesta che vi era la ferma intenzione di vendere l’immobile. L’azienda di trasporti romana versa da tempo in gravi difficoltà economiche, motivo per cui dovrà presentare un piano industriale di bonifica concordato con il Comune di Roma il prossimo 26 gennaio. Questo piano, al momento, prevede la vendita della Casa delle donne di Lucio Sestio. Ieri si è tenuto in Campidoglio il secondo (anche se il realtà primo) tavolo tecnico per decidere le sorti di Lucha y Siesta ma ancora non si è deciso nulla circa l’eventuale stralcio dello stabile dal concordato. Per questo, il prossimo 23 gennaio vi sarà un presidio davanti al Campidoglio, per chiedere ancora di poter portare avanti questo grande progetto nella sede di Lucio Sestio in cui 10 anni fa è iniziato tutto.
Abbiamo voluto intervistare una delle ragazze che da anni si impegna quotidianamente per la Casa e per le donne ospitate.
Avete sentito vicinanza e appoggio da parte della comunità in questo ultimo mese e mezzo?
Si, e non solo dalla gente del territorio. Abbiamo lanciato anche una petizione on-line che è stata firmata non solo in Italia ma in tutto il mondo; ci è stata inviata anche una lettera di sostegno da parte del Colectivo Cereza del Messico, quindi abbiamo ricevuto sostegno anche a livello di internazionale. Questo perché Lucha y Siesta è una realtà unica, non solo qui a Roma. In Italia è un esempio di sperimentazione avanzata. Noi siamo un mix di cose: siamo una casa rifugio, una casa delle donne aperta alla città, siamo uno spazio per attività culturali di ogni tipo, proponiamo corsi di lingue straniere, yoga e altro, non dedichiamo quindi le nostre attività solo alle donne. Il sostegno della gente è arrivato veloce e sentito; non possiamo dire che tutti siano dalla nostra parte, ma non sono mai arrivate prese di posizione contro di noi.
Ieri avete avuto un secondo incontro con il Campidoglio, il secondo tavolo tecnico dopo quello del 10 gennaio. Puoi riassumerci le vicende?
In teoria doveva esserci un tavolo tecnico il 10 gennaio. In realtà non è stato possibile a causa della mancanza degli assessorati competenti, quindi in quell’occasione non si è raggiunto nulla. Era un incontro formale ed avevamo la documentazione in cui si spiegano le nostre attività, oltre ad una relazione riguardante i 10 anni di storia di questo posto, anche a livello finanziario. Non parliamo solo di costi, infatti Lucha e Siesta ha riattivato e completamente rimesso a posto un rudere abbandonato. Questo incontro del 10 gennaio non c’è stato e non c’è stata nemmeno una rapida riconvocazione. È bene pensare che abbiamo tempi molto stretti a causa della decisione di ATAC. Il 26 gennaio ci sarà la presentazione del piano industriale da parte di ATAC concordato con il Comune con cui si pensa di risanare l’azienda e lì si deciderà anche la nostra sorte. Per questo stiamo insistendo con il Comune affinché venga esclusa la vendita dello stabile. I tempi sono molto stretti, se ci dovesse essere una proroga è bene chiarire fin da subito il valore sociale di questo posto. Anche ieri non vi erano tutti gli Assessori competenti, mancava Linda Meleo, però abbiamo incontrato l’assessorato alle Politiche Sociale ed erano presenti anche, come la prima volta, i rappresentanti della Regione Lazio. Questa è una partita che non si gioca solo con il Comune, ci è stata manifestata la volontà e sicuramente l’intenzione di dar risalto alla nostra esperienza, ma manca la concretezza dell’unica risposta essenziale che a noi serve per continuare.
Stiamo però sfruttando questo momento per poter riflettere, anche a livello politico, della nostra complessità e della nostra forma, vuole essere quindi un momento non solo di protesta ma anche di costruzione.
Quale scenario immagini nel caso in cui le trattative abbiano un esito negativo per Lucha y Siesta?
Lo scenario più nero speriamo si eviti, noi siamo una casa che ospita delle donne e dei minori che hanno davvero bisogno. L’ipotesi più nera l’affrontiamo con la lotta, noi abbiamo detto sin dall’inizio che noi da qui non ci spostiamo. Non perché siamo attaccate ad un simbolo o a queste quattro mura, bensì perché questo posto è stato scelto con cura, questo stabile è situato in una zona vitale della città, è un luogo ben collegato e con molte attività; per una persona in difficoltà che sta cercando di uscire da una situazione difficile è importante non essere reclusa in posti isolati, il reinserimento è importante fin da subito. Le scelte che hanno portato a scegliere questo ex stabile abbandonato hanno dietro un ragionamento politico e sociale che deve essere salvaguardato.
Davanti anche alla peggiore delle ipotesi, comunque noi non ci fermeremo, Lucha ripartirà, ovunque essa sia.
Da quanti anni sei qui come volontaria?
Da quattro anni, i primi due mi sono dedicata ad attività culturali, sono entrata qui pur non conoscendo bene le attività, ero attratta da questa apertura e dal fatto che fosse possibile sperimentare e produrre. Ad esempio, per due anni abbiamo prodotto una rassegna teatrale chiamata “Ritratti di donne che hanno fatto la storia” con il supporto dell’attrice Donatella Mei; in seguito la curiosità e i desideri si sono moltiplicati, quindi sono passata all’aspetto più gestionale della Casa e delle sue vite. Abbiamo anche un progetto di sartoria, uno dei primi progetti che abbiamo avuto. Attualmente è un progetto che coinvolge due sarte professioniste e lo scopo di questo corso è dare gli strumenti, sia alle donne ospiti della casa che a chiunque altro, per poter rompere la catena del mercato lavorativo che sta dietro alla produzione di molti abiti. La sartoria è aperta quasi tutti i giorni con i suoi corsi; l’anno scorso abbiamo avuto un corso insieme alla Onlus CIDIS cui hanno partecipato molte ragazze migranti, vogliamo essere più di una normale sartoria insomma.
Quindi Lucha y Siesta non è “solo” una casa di accoglienza per donne che hanno subito violenze, siete anche un punto di riferimento per un’integrazione culturale?
Da Lucha “è passato e continua a passarci il mondo”. Specialmente negli ultimi anni le persone più in difficoltà sono i migranti, è vero però che parliamo di donne e i casi di violenza avvengono in tutto il mondo. Abbiamo ospiti sia italiane che straniere, c’è un maggioranza straniera ma non è preponderante.
Per affrontare comunque un problema reale, da un anno portiamo avanti un progetto con ActionAid attivato a livello nazionale in diversi SPRAR e focalizzato sulla pratica dell’infibulazione. Abbiamo inoltre da poco vinto 3 bandi della Regione Lazio proprio per il nostro Curriculum, infatti da parte della Regione la nostra utilità sociale è stata ribadita.
Un’ultima domanda, più “pratica”: una donna in difficoltà come può contattarvi in caso di bisogno?
Al momento abbiamo un telefono attivo 12 ore al giorno ma abbiamo l’ambizione di essere attive 24/24. I riferimenti telefonici sono presenti sul nostro sito. A seguito di una telefonata prendiamo un appunto qui in sede presso il nostro sportello. In seguito, a seconda del caso, si prosegue oppure si indirizza la donna verso altre soluzioni. Il nostro sportello si chiama “sportello per donne in difficoltà”, quindi ha diversi casi, non solo donne vittime di violenze ma anche donne che cercano aiuto perché sono senza una casa o un lavoro. Non ci occupiamo di tutto ma abbiamo una fitta rete di partner con cui collaboriamo.
Per più informazioni qui il sito internet di Lucha y Siesta