Non ha senso. Questo è il primo pensiero scorrendo la lista aggiornata delle 500 persone più ricche del mondo, stilata da Bloomberg alla fine del 2017.
Non ha senso perché viene da chiedersi che cosa ne potrà fare di quasi 100 miliardi di dollari il sig. Jeff Bezos, fondatore di Amazon, di anni 53? Poniamo l’ipotesi che quest’uomo possa vivere altri 50 anni. Avrà a disposizione (senza contare eventuali ulteriori guadagni) 2 miliardi di dollari ogni anno, cioè 167 milioni ogni mese, cioè oltre 5 milioni di dollari al giorno. Che cosa potrebbe comprare che già non abbia?
Non è casuale che non pochi degli straricchi devolvano parti consistenti del proprio patrimonio in beneficenza (per esempio, Bill Gates e Mark Zuckerberg). Sicuramente una delle motivazioni è collegata al conseguente sgravio delle imposte; probabilmente si tratta anche di un investimento di immagine, poiché un benefattore non può che essere ben visto dal popolo; ma forse c’è anche il problema di che cosa fare di così tanti soldi.
Tutto ciò ha poco a che vedere con la giustizia. Se una persona ha potuto accumulare 100 miliardi di dollari, significa che il sistema economico e finanziario è malato (per usare un eufemismo).
Com’è possibile che un contribuente possa accumulare un capitale così stratosferico? Anche ammesso che abbia pagato regolarmente le tasse fino all’ultimo centesimo, ne possiamo dedurre che le aliquote applicate siano insufficienti.
A maggior ragione se si tiene conto che gli straricchi (o le loro società) riescono spesso ad ottenere trattamenti fiscali più favorevoli rispetto ad altri cittadini o imprese. Anche restando soltanto in Europa e tralasciando i paradisi fiscali, basti pensare alle ridicole tassazioni delle multinazionali con sedi in Irlanda o in Lussemburgo (da questo Paese fattura Amazon). In altre parole, da un lato si consentono palesi elusioni (se non addirittura evasioni) fiscali, dall’altro i magnati si possono permettere di fare bella figura con le donazioni (detraibili fiscalmente).
Si potrebbe dire che tutto ciò è consentito e voluto in nome della libertà, ma in realtà si tratta di un valore talvolta male interpretato. La libertà non può mai essere il privilegio di alcuni, che di fatto esercitano un potere sugli altri, ma una condizione da costruire per tutti. Se in una società vige la libera legge della giungla, prevale sempre il più ricco e potente. Con questa logica si è anche liberi di morir di fame. Una civiltà è tale se viene tutelata anzitutto la libertà del più debole, che è la garanzia della libertà di tutti. Fare parti uguali tra diseguali è ingiusto. Chi più ha, più deve dare.
Poiché non esiste nessun individuo autosufficiente, ma persone in relazione tra loro dentro contesti umani. La solidarietà non è un lusso o un scelta facoltativa, ma la spina dorsale di una società. Per questo nella Costituzione italiana è considerata un dovere inderogabile, che precede i diritti di ciascuno, poiché questi possono essere garantiti soltanto in un contesto di responsabilità verso gli altri.
Nel corso del 2017 il patrimonio dei 500 uomini (quasi tutti maschi) più ricchi del mondo è complessivamente aumentato del 23%, cioè circa 1.000 miliardi di dollari in un anno, passando da 4.300 a 5.300 miliardi. Soltanto 58 ricchi su 500 hanno visto un calo del patrimonio, per un totale negativo di 46 miliardi di dollari. Insomma, è vero almeno quasi al 90% che fa soldi chi ha soldi.
Tra i primi 50 straricchi soltanto 2 hanno subito un calo patrimoniale: più si è in alto, più è difficile andare indietro.
Impressionante è l’aumento patrimoniale di alcuni ricchi cinesi. In particolare, Wang Jian, presidente di BGI Genomics, una società di biotecnologia cinese che fornisce servizi di ricerca scientifica e test genetici in oltre 100 Paesi nel mondo, è appena entrato nella classifica dei top 500 (al 493° posto) con una ricchezza di circa 4 miliardi di dollari; ma l’anno precedente possedeva “soltanto” 78 milioni di dollari, registrando così un aumento annuo incredibile: il patrimonio si è moltiplicato per 50 volte.
Nella classifica di Bloomberg possiamo trovare anche quattro cittadini residenti in Italia: Giovanni Ferrero, amministratore delegato dell’omonima industria dolciaria, al 33° posto con oltre 24 miliardi di dollari; al 37° posto Leonardo del Vecchio, fondatore e presidente di Luxottica, con oltre 22 miliardi; Silvio Berlusconi, con un patrimonio di 8,5 miliardi di dollari, è in 177esima posizione. Al 191° posto Giorgio Armani con una ricchezza di 8,2 miliardi di dollari.
Per avere un’idea concreta del patrimonio detenuto da questi 4 concittadini, basti dire che corrisponde al reddito di cittadinanza per circa 1 milione di persone per 10 anni.
Davvero non ha senso.