Nuove iniziative di solidarietà: Firenze, Bolzano, Trieste, Bruxelles e altre in arrivo.
La brutale sequenza di attacchi dell’aviazione e dell’esercito turco contro il cantone di Afrim in Rojava, è stata definita (con macabro umorismo): “ramoscello d’ulivo”. Ma “piombo fuso” sarebbe apparso più consono, vista la preferenza per gli obiettivi civili. I tragici eventi non sembrano aver scosso le coscienze dei politici occidentali, sia di quelli europei che degli ex alleati dei curdi, gli statunitensi. Per non parlare di Putin che li ha semplicemente “venduti” al suo nuovo alleato Erdogan. Evidentemente finché i curdi fornivano l’indispensabile carne da macello per combattere l’Isis sul terreno si potevano sostenere, magari elogiare. Ora, di fronte alla protervia del governo turco, tutti (chi più che meno) sembrano intenzionati ad assistere passivamente all’ennesimo sterminio di Stato. Dopo aver ordinato di radere al suolo intere città curde (in Bakur, nel sud-est dello Stato turco) e dopo aver incarcerato migliaia e migliaia di giornalisti, avvocati, insegnanti, amministratori democraticamente eletti, adesso Erdogan (consapevole di poter agire non solo impunemente, ma anche con un certo sostegno a livello internazionale, in particolare da parte di chi gli fornisce moderni armamenti) sembra voler applicare la “soluzione finale” contro l’autogoverno dei curdi nel nord della Siria. Sa che comunque i noti “sepolcri imbiancati” non interverranno, rimandando magari a dopo il “rammarico per le vittime civili”. Al solito, a strage avvenuta.
Tuttavia, almeno da alcuni settori della società civile, non mancano le iniziative per esprimere solidarietà alle popolazioni martoriate, sottoposte a bombardamenti devastanti, in quanto curde.
Da Firenze a Bolzano, da Trieste a Bruxelles. E presto, a giorni, anche a Vicenza.
Ieri pomeriggio c’è stato un presidio solidale a Milano.
A Firenze una folta schiera di associazioni (CPA Firenze sud, Cantiere Sociale K100Fuegos, Collettivo politico Scienze Politiche, Rete dei Collettivi Fiorentini, PerUnAltraCittà, Comitato Fermiamo la Guerra, ANPI Sezione “Potente”, ANPI Campi Bisenzio, CUB Firenze, Confederazione COBAS Firenze, Circolo LOKOMOTIV di via di Petreto-Pistoia) insieme alla comunità kurda in Toscana, ha indetto una serie di iniziative «per denunciare i rapporti economici e militari dell’Italia con il regime di Erdogan».
Questi gli incontri fiorentini previsti:
OGGI: Giornata di mobilitazione e protesta, dalle 18: sotto la sede di Leonardo-Finmeccanica, via delle Officine Galileo 1 a Campi Bisenzio; sotto la sede del consolato russo in via de’ Guicciardini 15 (Ponte Vecchio) a Firenze.
VENERDI’ 26 Iniziativa in sostegno alla resistenza kurda e presentazione della biografia di Sakine Cansiz «Tutta la mia vita è stata una lotta» dalle 20 al CPA Firenze Sud.
LUNEDI’ 29 Presidio sotto il consiglio comunale dalle 15.30 con conferenza stampa; alle 18 corteo da Palazzo Vecchio verso la Prefettura. In Consiglio Comunale verrà proposta una mozione di condanna alla Turchia.
MERCOLEDI’ 31 proiezione di «Yesil Kirmizi» (rosso-verde) docu-film su Amedspor, la squadra di calcio della capitale kurda Amed (Diyarbakir), dalle ore 21.30 al CPA Firenze sud con il CS Lebowski.
Per Bolzano, la manifestazione di sostegno alla popolazione curda è OGGI in piazza Walther.
In un comunicato le associazioni promotrici hanno ricordato che «circa tre anni fa, quando iniziò l’assedio della città di Kobane da parte dello Stato Islamico, gli unici a combattere e sconfiggere sul campo i miliziani islamici furono proprio le Unità di protezione del Popolo, che fino ad oggi sono state decisive nella sconfitta dei miliziani dell’Is. In questo periodo di tempo molte cose sono cambiate: se tre anni fa, anche a livello ufficiale, si parlava della necessità di dare armi ai curdi per resistere, si pubblicavano sui giornali le foto glamour delle donne guerrigliere curde, si esaltava l’epopea di Kobane come una resistenza alla barbarie, etc. Oggi di fronte al criminale attacco di Erdogan in tutto il mondo regna l’assoluto silenzio, nessuna voce si alza per condannare l’attacco ai civili di Afrin e a coloro che da anni combattono in difesa della propria libertà e della propria terra. Un assordante silenzio conferma per l’ennesima volta quanto la retorica della “lotta al terrorismo” dietro alla quale si nasconde l’operazione terroristica di Erdogan, serva in realtà a coprire l’intenzione di distruggere un progetto di rivoluzione sociale che nel corso di questi anni, oltre a respingere i miliziani jihadisti, sta portando avanti la costruzione di una società in cui le donne hanno pari dignità rispetto agli uomini, e in cui viene messo in discussione il sistema capitalistico di produzione».
A Trieste è stato invece il Coordinamento Kurdistan-Trieste a promuovere una manifestazione per il 26 gennaio (venerdì) in piazza Unità.
L’odierno, ennesimo massacro – denunciano i militanti triestini – «avviene con il silenzio complice delle varie potenze impegnate nell’area (dagli Usa alla Russia). Questo nonostante le milizie di autodifesa delle YPG/JPG siano state le uniche sul campo ad aver combattuto vittoriosamente l’Isis. Occorre rompere il silenzio su ciò che sta accadendo in quella regione e ribadire il nostro sostegno alla rivoluzione in Rojava, un’esperienza che, fra tanti limiti e contraddizioni, è l’unica alternativa sociale ad oggi reale alle dilanianti lotte per il potere, che assumano caratteri e rappresentazioni nazionali o imperialiste, etniche, tribali o religiose».
Per Vicenza la data definitiva non è ancora esattamente stabilita (primi giorni della settimana prossima, comunque) ma le riunioni per organizzare la legittima protesta sono in corso. Una manifestazione dovrebbe svolgersi davanti al Vescovado. Con l’intento di richiamare l’attenzione del mondo cattolico sul prossimo incontro di Bergoglio con Erdogan. A tale proposito, una mia considerazione. In Argentina papa Francesco ha voluto incontrare i rappresentanti del popolo Mapuche, oppresso e sfruttato. Agli occhi di una parte dell’opinione pubblica apparirebbe significativo, oltre che giusto, incontrare qualche esponente del popolo curdo; se non è chiedere troppo, lo stesso prigioniero Ocalan, il Mandela curdo.
Nel Vicentino la solidarietà verso i curdi si è manifestata e consolidata soprattutto tra i giovani del “Bocciodromo” e del “CSA Arcadia” che evidentemente hanno saputo riconoscere nell’esperienza del Confederalismo democratico (l’autogoverno in Rojava) un progetto, una possibilità concreta di fuoriuscire dalle strettoie insanguinate dell’odierno sistema economico fondato sul potere, lo sfruttamento, l’ingiustizia, la discriminazione e la violenza.