Giovedì scorso sessantatré adolescenti israeliani hanno pubblicato una lettera aperta al Primo Ministro Netanyahu, rifiutandosi di arruolarsi nell’esercito per via della loro opposizione all’occupazione. Il gruppo si chiama “2017 Seniors’ Letter” e continua una tradizione iniziata nel 1970, con molte lettere simili inviate da studenti dell’ultimo anno delle superiori. L’autore di questo testo è uno dei firmatari della lettera inviata nel 2001.
Di Haggai Matar | 29 dicembre 2017
“L’esercito porta avanti la politica razzista del governo, che stabilisce un sistema legale per gli israeliani e un altro per i palestinesi nello stesso territorio” scrivono gli studenti. “Abbiamo pertanto deciso di non partecipare in alcun modo all’occupazione e all’oppressione del popolo palestinese. Non potremo avere la pace fino a quando la gente vivrà sotto un’occupazione che nega i suoi diritti umani e nazionali.”
I membri del gruppo hanno dichiarato di essere pronti ad andare in prigione come obiettori di coscienza. Uno dei loro, Matan Helman, sta già scontando una condanna. I ragazzi hanno anche annunciato l’intenzione di viaggiare per tutto il paese per parlare con i loro coetanei, sfidandoli a ripensare alla propria posizione sul servizio militare e invitandoli a unirsi al movimento.
L’esercito israeliano non riconosce il diritto all’obiezione di coscienza alla leva basato sul rifiuto dell’occupazione, mentre lo consente in nome del pacifismo e del rifiuto di ogni forma di violenza. E’ dunque probabile che i giovani “refusnik” si vedranno negare l’esenzione e dovranno scontare ripetute condanne alla prigione, ognuna da due a quattro settimane, come è successo ad altri obiettori di coscienza negli ultimi anni.
“Le testimonianze degli ex soldati ci insegnano che la realtà dell’occupazione non permette di fare la differenza da dentro. Il potere di cambiare la realtà non risiede in un singolo soldato, ma nel sistema come insieme. Allo stesso modo, la colpa per questa realtà non riguarda il soldato, ma l’esercito e il governo. Questo è il sistema che vogliamo cambiare.”
Nella loro lettera i giovani “refusnik” citano l’occupazione, l’assedio di Gaza, gli insediamenti dei coloni e la violenza nei confronti dei palestinesi come le principali ragioni della loro decisione. Deunciano anche gli effetti del militarismo sulla società israeliana, che portano ad adottare come valore centrale le soluzioni violente invece della pace e il rafforzamento del capitalismo e della dipendenza dagli aiuti militari americani come conseguenza dell’occupazione.