Graciano è il “rappresentante legale” della Comunidad de Paz de San Josè Apartadò che chiede aiuto e sostegno alla comunità internazionale contro le nuove minacce. Nella Comunidad de Paz di San Josè Apartadò si sta vivendo l’incubo dell’eccidio del 2005, quando il suo leader Luis Eduardo Guerra e tutta la famiglia furono trucidati a colpi di machete dai paramilitari. In queste ore la Comunidad intera ma anche chi, seppur da lontano, mantiene rapporti di amicizia e solidarietà con loro, vive le stesse paure.

I paramilitari, appoggiati dall’esercito e quindi dal governo colombiano, hanno alzato il tiro. Non si limitano ad agire nelle zone più nascoste e lontane. Questa volta le Autodefensas Gaitanistas de Colombia (Agc –  formalmente smobilitate nel 2005 ma in realtà hanno solo cambiato nome – hanno fatto irruzione in pieno giorno nella Comunità di pace di San José di Apartadó, per uccidere.

Da vent’anni, la Comunidad de Paz – un gruppo di contadini e contadine – ha deciso di vivere la nonviolenza attiva in un contesto di guerra (mai terminata, nonostante gli accordi di pace) e rifiuta di collaborare con qualunque “attore” armato, dei molti che si sono succeduti nel lungo conflitto colombiano. Una scelta pericolosa. Specie ora che, con l’accordo di pace, la guerriglia ha cessato di esistere, quindi i paramilitari stanno prendendo il controllo delle terre “gestite” dalle Farc.  La Comunità è considerata un ostacolo. Da distruggere. Per tale ragione, il 29 dicembre dopo una raffica di minacce, un commando di 4 persone, armate e a volto scoperto, si è introdotto nel villaggio e ha aggredito il suo rappresentante legale, Germán Graciano Posso, che è stato ospite graditissimo a Fidenza due anni or sono ed è nostro concittadino onorario.
Secondo il testo inviato dalla Comunidad  “4 paramilitari, col pretesto di vendere il cacao, si sono avvicinati al luogo di stoccaggio e armi in pugno hanno cercato di uccidere German. La comunità intera è subito intervenuta disarmando i quattro. Nel parapiglia sono partiti alcuni colpi di pistola che hanno ferito, in maniera non grave, German e altri membri della Comunidad. Due dei membri del commando sono stati disarmati dai membri della Comunidad accorsi nella bottega del cacao e trattenuti per essere consegnati alla polizia, insieme alla pistola, usata con l’intento di uccidere.”

La polizia ha tergiversato per lungo tempo prima di arrivare e farsi consegnare i 2 colpevoli, così tutto intorno al perimetro della Comunidad si è formato un gruppo di sostenitori del paramilitarismo estremamente minaccioso. Dopo la consegna ufficiale, alla presenza della Defensoria del Pueblo, del viceministro degli Interni e del vescovo di Apartadò, i 2 paramilitari sono stati visti, solo dopo qualche ora, liberi. Nel frattempo anche gli altri membri del commando paramilitare hanno fatto sapere alla comunidad che avrebbero portato a termine la loro scellerata impresa.

La Comunidad e “gli accompagnanti inetrnazionali” sono molto peroccupati per queste minacce e chiedono aiuto e sostegno alla comunità internazionale.

Non è la prima volta che a  San Josè Apartadò si trovano in questa situazione. Lo testimoniano le 300 vittime, alcune delle quali bimbi anche di pochi mesi, e le parole di Jesus Emilio, suo leader storico: “Noi non abbiamo speranza, non serve a nulla, abbiamo deciso di vivere secondo i nostri princìpi, con dignità e in pace  fino a quando ci ammazzeranno. Abbiamo scelto la pace e la vita e lo stiamo mettendo in pratica Stiamo facendo la nostra parte, non abbiamo altra opzione. Noi siamo liberi.. e voi? Forse ci ammazzeranno, anzi sicuramente lo faranno, perchè non possono tollerare la libertà, la giustizia , la dignità, e la pace nata dal basso”.
German, 35 anni, è una vittima del conflitto che ancora insanguina la Colombia. Ha avuto 13 familiari assassinati (3 dalle Farc, 10 da esercito e paramilitari) compreso il padre e 2 fratelli. Nel 2015 è stato insignito, dalla rivista Semana, del premio “miglior leader contadino della Colombia” per la sua incessante lotta nonviolenta: ha partecipato ai dialoghi di pace a la Habana, ha girato Europa e Nord America per denunciare le violenze subite dalla sua gente ed è appena tornato da Ginevra per una audizione presso il relatore Onu per i Diritti Umani. Da diverso tempo è nella lista dei “condannati a morte ” delle bande paramilitari  insieme a Gildardo Tuberquia , menbro del consiglio interno e instancabile attivista per i diritti umani.
Come per Gildardo, pochi giorni fa, anche per German, è partita una campagna di sensibilizzazione e solidarietà europea, una serie di messaggi per il governo colombiano e diversi articoli sui media europei e colombiani.
Temiamo per la vita di questi coraggiosi ma anche per “gli accompagnanti internazionali ” soprattutto le ragazze di Operazione Colomba che con la loro presenza forse hanno evitato l’uccisione di German. Ancora una volta mettono a nudo, con la loro splendida ed umile forza, la perversa macchina del terrore che non può tollerare l’amore per la vita, per la giustizia, la dignità e la solidarieta. Così è la loro vita, giorno, dopo giorno, così dovrebbe essere anche la nostra.

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