Abbiamo avuto l’opportunità di entrare in contatto con le due argentine promotrici della campagna “Todos Somos Milagro“, María José Malvares, fotografa e Gimena Tur, videomaker, con le quali abbiamo discusso su come sia evoluta la loro iniziativa lanciata nel 2016 e con le quali abbiamo inoltre posto l’accento sull’attuale situazione socio-politica in Argentina.
Nel 2016 è nata l’idea di una campagna per chiedere la libertà di Milagro Sala. Avete di fatto lanciato con grande successo la campagna fotografica “Todos Somos Milagro” (siamo tutti Milagro). Oggi questa campagna è diventata un libro. Perché? Che significato assume?
L’idea della realizzazione del libro “Todos Somos Milagro” nasce dall’urgenza di tenere viva in mente la causa e la lotta dei prigionieri politici che tuttora esistono in Argentina e che anzi sono in aumento. Il nostro primo obiettivo fin dall’inizio, quando Milagro fu ingiustamente arrestata, era di non permettere che questo fatto aberrante divenisse qualcosa di naturale nella società argentina. Quando abbiamo lanciato la campagna fotografica la vicenda di Milagro Sala non era conosciuta da molti, ecco perché la prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di renderla visibile e far capire alla gente che ci trovavamo di fronte a qualcosa che era solo un test (una prova) rispetto a quello che sarebbe accaduto più tardi. Così Milagro Sala ha finito per essere il primo prigioniero politico del governo di Mauricio Macri.
Un mese fa, il 28 novembre, avete presentato il libro a Buenos Aires. Come è andata visto il difficile momento che si vive in Argentina e considerata la difficoltà nel garantire la libertà d’espressione, soprattutto quando si parla di Milagro Sala?
Una volta terminata la campagna fotografica abbiamo pensato che, per continuare a muoverci, una buona opzione potesse essere la pubblicazione del libro, un saggio fotografico che ci rendeva euforiche. La proposta di Editorial Octubre è stata molto opportuna e seria. In questo modo, siamo riuscite a produrre un libro con il prologo di Raúl Zafaroni, composto da scritti di tutti coloro che non solo hanno aderito a questa iniziativa ma che sono stati anche pilastri fondamentali in questa lotta, come il Comitato Nazionale per la Libertà di Milagro Sala, le organizzazioni per i diritti umani, la Tupac Amaru. Scrivono e partecipano Estela de Carlotto, Taty Almeida, Dilma Rouseff, Lita Boitano, Elizabeth Gómez Alcorta, Víctor Santa María, Liliana Herrero e molti altri.
E’ un libro collettivo e solidale che oggi è diventato un altro strumento per continuare a chiedere la libertà di tutti i prigionieri politici in Argentina. Ecco perché, pensando alla presentazione ufficiale, volevamo che fosse qualcosa di più di una semplice presentazione tradizionale. Così, in linea con il nostro linguaggio, quello dell’arte e della cultura, abbiamo organizzato una giornata culturale alla quale hanno partecipato molti artisti noti e impegnati, come Liliana Herrero, Teresa Parodi, La Chicana, Malena D’Alessio e Cristina Banegas.
Tutti amici molto cari che non solo si sono messi a disposizione con la loro arte ma che hanno reso possibile l’evento stesso. Abbiamo avuto la presenza delle Madri di Plaza de Mayo (Línea Fundadora) con Tati Almeida, Lita Boitano e Laura Conte, Juan Palomino, il Comitato Nazionale per la Libertà di Milagro, HIJOS, Horacio Gonzalez, dei deputati nazionali dell’FPV e tutte quelle persone venute a chiedere nuovamente la libertà di Milagro e di tutti i prigionieri politici.
Milagro ci ha inviato una lettera molto toccante scritta di propria mano, letta dall’attrice Paola Barrientos e Conrado Geiger, in cui ci ha ringraziato per tutto quello che abbiamo fatto e con cui ci ha fatto sapere che quando ha ricevuto il libro in prigione era molto giù di morale ma che la sua ricezione l’ha molto risollevata specie per il fatto di vedere tutti quegli amici che chiedevano la sua libertà. E’ stato molto incoraggiante per noi leggere le sue parole e in qualche modo portarle l’amore e l’abbraccio di tutti. Milagro sa che non è sola.
Il libro ha permesso di raccogliere fondi per i parenti dei prigionieri politici di Jujuy. Potresti darci maggiori dettagli?
Grazie a questa serata abbiamo potuto raccogliere una somma di denaro che abbiamo donato ai parenti dei prigionieri politici di Jujuy come forma di solidarietà con tutti loro in occasione delle festività natalizie e per il Capodanno.
Cos’altro state programmando con il libro? E avete altri progetti simili in vista?
Abbiamo avuto varie proposte di continuare con le presentazioni del libro, ma la prossima presentazione sarà presso l’Instituto Patria, grazie all’invito di Teresa Parodi e questo ci sembra molto importante e simbolico a livello politico. Oggi in Argentina, e in gran parte dell’America Latina, viviamo una costante sottomissione in materia di diritti umani. Lo stato di diritto non esiste e la democrazia è a rischio. Tutto ciò è inoltre accompagnato da una serie di brutali riforme da parte del governo di Mauricio Macri, le riforme sulle pensioni, quelle sui lavoratori, quelle che toccano i più bisognosi e, inoltre, come tutti sappiamo, per qualsiasi governo di destra non è possibile attuare queste misure senza repressione. Il terrorismo di Stato consiste in questo, nel generare paura tra la popolazione, paura nel manifestare, timore di reclamare, di difendere il proprio stipendio e quindi consiste nel paralizzare la popolazione.
Nel corso di questi due anni abbiamo portato avanti diverse attività per denunciare questa situazione in Argentina, come per esempio in occasione della scomparsa forzata seguita dalla morte di Santiago Maldonado. Abbiamo contattato la famiglia Maldonado e abbiamo deciso di realizzare una canzone scritta da Germán Maldonado, che si chiama “Donde está mi hermano Santi” (Dove è mio fratello Santi). Santiago Maldonado è scomparso a Pu Lof Cushamen il 1° agosto durante un’operazione della gendarmeria condotta dallo Stato stesso. Il suo corpo è scomparso per molto tempo e improvvisamente è apparso in un luogo che era già stato rastrellato diverse volte prima. A tutt’oggi non sappiamo cosa abbiano fatto con Santiago Maldonado. Noi, come molti altri cittadini, abbiamo deciso di non ignorare tali atrocità.
Abbiamo in mente alcuni progetti per continuare a denunciare, sempre esprimendoci attraverso la cultura e l’arte, la retrocessione dei diritti umani, la repressione e la persecuzione come politica dello Stato. Per questo crediamo che sia molto importante per i nostri cittadini non rimanere fermi, ma stare sempre in movimento, essere attenti e generare nuove azioni per resistere, ma anche per andare avanti.
Con le vostre macchine fotografiche e telecamere, siete testimoni di ciò che sta accadendo ogni giorno in Argentina e lo state mostrando al mondo. Alla fine, il coraggio è più forte della paura nel tempo di Macri?
In qualità di fotografi e videomaker crediamo che sia nostra responsabilità mostrare ciò che sta accadendo nel paese e ancor più in questo momento in cui il governo mette a tacere i pochi media d’opposizione o chi non pensa come lui. Crediamo che il coraggio sia sempre più forte della paura, o almeno speriamo che lo sia, è qualcosa di naturale. Il fatto di pubblicare questo libro e di fare tante altre cose ci ha portato ad avere delle conseguenze. Abbiamo subito persecuzioni di troll sulle nostre pagine fotografiche, ammonizioni nei nostri profili social, commenti poco gradevoli sul nostro lavoro fotografico e minacce provenienti da altre fonti. Questo ci fa capire però che stiamo facendo la cosa giusta e che in qualche maniera diamo fastidio.
Traduzione di Dario Lo Scalzo
Fotoreportage della serata di presentazione del libro Todos Somos Milagro