La Carovana per il disarmo nucleare promossa dalla WILPF si è fermata anche a Padova accolta dalle Donne in Nero e dal Centro culturale Pandora. Grazie anche al Patrocinio concesso dall’Amministrazione Comunale, che nel corso del Consiglio Comunale del 28/11 ha approvato a maggioranza la mozione “Italia ripensaci” invitando il Governo Italiano a firmare e ratificare Il trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari, è stato possibile allestire in una cornice molto suggestiva, il cortile pensile del Palazzo Comunale, la mostra della WILPF: 13 pannelli ricchi di documentazione che ripercorrono la storia del nucleare dalla seconda Guerra Mondiale ad oggi nel mondo e in Italia.
In un’altra sala dello stesso palazzo si è tenuta una interessante Conferenza su “Donne e Disarmo Nucleare”. La relatrice, professoressa Bruna Bianchi, docente di Storia delle donne all’Università di Venezia e iscritta alla WILPF, intrecciando il tema del nucleare con quello ambientale, ha presentato una carrellata di movimenti spontanei e/o organizzati di donne, che si sono mosse contro gli armamenti nucleari e i loro effetti e di figure di scienziate attivamente impegnate sul piano sia accademico che politico sullo stesso tema.
Dall’’impegno contro il nucleare della WILPF e delle sue scienziate fin dal 5 agosto 1945 a seguito del bombardamento di Hiroshima e dalle loro prime ricerche sui danni sulla salute infantile dovuti al deposito dello stronzio 90 nelle ossa alla Carovana della Pace del 1958, organizzata da Dora Russel che, partita da Edimburgo con 12 compagne, dopo aver toccato vari paesi ed aver incontrato le/i pacifiste/i di numerose città, è arrivata fino a Mosca, al movimento assolutamente spontaneo di donne statunitensi, Women Strike for Peace, la più parte casalinghe, che comunicando fra loro per telefono o per lettera hanno coinvolto 500.000 donne in uno sciopero contro le sperimentazioni nucleari, che avevano provocato l’avvelenamento da stronzio 90 del latte in tutto il paese, e nel boicottaggio del latte. Per arrivare alla grande manifestazione del 1980 al Pentagono di protesta contro il nucleare ma anche contro il razzismo e la violenza maschile domestica, animata da una importante drammaturgia: quattro enormi fantocci simbolici di diversi colori, nero (lutto), rosso (rabbia), giallo (indignazione), bianco (disobbedienza), che ha dato inizio al pensiero ecofemminista. Per concludere con la straordinaria esperienza di Greenham Common Women’s Peace Camp, campo fangoso presso la base di Greenham, vicino a Londra, dove dovevano essere installati missili nucleari intercontinentali. Per otto anni continuativamente, dal 1981 al 1989 , le donne circondavano con i loro corpi la base, tagliavano ripetutamente i reticolati o si legavano ad essi oppure li decoravano con loro oggetti di uso quotidiano, perfino un servizio da tè. Nel frattempo usciva in libreria nel 1962 il libro di Rachel Carson, “Primavere Silenziose”, comunemente ritenuto una sorta di manifesto antesignano del movimento ambientalista che descrive a partire da ricerche e analisi scientifiche i danni irreversibili del DDT e dei fitofarmaci in genere sia sull’ambiente che sugli esseri umani. In esso, fra l’altro, la Carson pone la questione della democrazia ovvero di chi ha il diritto di decidere dell’avvelenamento dell’ambiente inventando, solo per tranquillizzare e anestetizzare l’opinione pubblica, tassi di inquinamento “compatibili con la salute pubblica” che in realtà provocano un avvelenamento lento. Di seguito, la pediatra australiana Helen Caldicott, autrice di “Follia nucleare”, che attualmente organizza e istruisce in America i medici sui danni del nucleare e dei cambiamenti climatici; la fisica italiana Elisabetta Donini con il suo “La nube e il limite” che analizza criticamente lo sviluppo della Scienza in rapporto alla società, con uno sguardo particolare all’intreccio tra scienza, genere e donne; l’epidemiologa Rosalie Bertell e i suoi profetici scritti, tra cui “Il pianeta Terra – Arma di guerra” e “Nessun danno immediato” che vuole essere una forte critica alle soglie di contaminazione; l’economista e sociologa austriaca Claudia von Werlhof e il Movimento Planetario per la Madre Terra, da lei fondato, chiedono che i cittadini siano informati su quello che fanno i militari. Le note di una delle numerosissime canzoni nate nel Greenham Camp hanno concluso la relazione.
Un intervento ricco di informazioni e di spunti di riflessione che ha ridato peso e valore all’impegno delle donne, come sempre poco conosciuto, e dovrebbe perciò circolare in ambienti molto più ampi di quello degli “addetti ai lavori”.