Our light now is the ban treaty” così ha detto Setsuko Thurlow, una sopravvissuta alla bomba di Hiroshima, nel suo intervento alla cerimonia per la consegna del Premio Nobel per la Pace 2017 ad ICAN, il 10 dicembre scorso.
E questa luce è stata simboleggiata dalla suggestiva e molto partecipata fiaccolata nel centro di Oslo, che ha fatto seguito alla consegna del Premio Nobel per la Pace del 2017.
Cosi’ si gira una pagina essenziale, quella del Trattato d i Proibizione delle armi nucleari, che ancora un paio d’anni fa appariva come un sogno anche ai più ottimisti fra di noi, attivisti per il disarmo nucleare.
Ed ora una nuova pagina si apre, quella della eliminazione effettiva di queste armi mostruose, di cui Beatrice Fihn, la direttrice di ICAN, ha detto nel suo intervento incisivo : si tratta oramai di scegliere tra la loro fine o la nostra.
Affermazione questa che non puo’ non riecheggiare la lucidissima conclusione dell’editoriale di Albert Camus sul giornale ‘Combat’ dell’8 agosto 1945, voce solitaria in mezzo al frastuono di acclamazioni per il ‘successo’ della bomba nucleare sulla città di Hiroshima : “Ce n’est plus une prière, mais un ordre qui doit monter des peuples vers les gouvernements, l’ordre de choisir définitivement entre l’enfer et la raison”.
Naturalmente l’adozione, la ratifica e quindi l’entrata in vigore del Trattato Internazionale di interdizione delle armi nucleari costituirà la base per ogni iniziativa ulteriore. Ma, poste le fondamenta giuridiche, si tratta ora di costruirvi sopra l’edificio e cioè l’eliminazione effettiva e totale di ogni tipo di armi nucleari.
Ora, questa nuova pagina è bianca, poiché questo Trattato ha cambiato il quadro internazionale in cui si pone il disarmo nucleare, dato che queste armi, assolutamente disumane, sono oramai stigmatizzate per sempre.
Si tratta, in altre parole, di inventare nuove strategie in cui la Società civile, la cui intensa cooperazione con i Paesi non dotati di armi nucleari ha permesso di giungere al Trattato di Interdizione, dovrà oramai interagire anche con gli Stati dotati di armi nucleari ed i loro alleati.
Quale strategia allora per passare dall’interdizione all’eliminazione delle armi nucleari ?
Occorre, a mio avviso, partire dalla domanda : per quale motivo gli Stati “dotati” (ed i loro alleati) sono a tal punto “attaccati” alle loro armi nucleari?
La risposta non è identica per tutti questi Stati, ma vi è sostanzialmente un denominatore comune : la diffidenza nei confronti di altri Stati, considerati come potenziali nemici, reali o immaginari. A questa si possono poi aggiungere ragioni di prestigio da far valere nelle relazioni internazionali (ad esempio la ‘grandeur’ nel caso della Francia) o addirittura un fascino per quest’arma ‘assoluta’.
Da qui emerge la questione centrale : ‘come passare da un regime di diffidenza ad un regime di fiducia e di cooperazione fra tutti questi Stati ? E’ interessante qui ricordare come, ad esempio, Reagan cambiò radicalmente la sua posizione nei confronti dell’Unione Sovietica quando andò in Russia ed ebbe modo di conoscere più da vicino ciò che in precedenza aveva qualificato come “l’Impero del Male” e poi gli scambi personali di Reagan con Gorbatchev che condussero all’incontro storico di Reykjavík nell’Ottobre 1986.
Ora, come procedere in quanto società civile per contribuire a risolvere la “questione centrale” di cui sopra ? Direi simultaneamente su due piani:
– quello diplomatico : a livello cioè dei governi, dei parlamentari, degli ambasciatori all’ONU, …
– e quello delle popolazioni (tramite le varie associazioni, la rete dei Mayors for Peace, i ‘gemellaggi’ tra città di Paesi diversi, ….)
da dove cominciare ?
Per rispondere a questa domanda occorre prima guardare come si presenta la situazione degli armamenti nucleari a livello mondiale :
Esistono due Stati, gli USA (con la NATO) e la Russia che si distinguono nettamente da tutti gli altri Stati “dotati” per due caratteristiche essenziali :
1) la dimensione dei loro arsenali, che contengono complessivamente il 94 % delle bombe nucleari esistenti nel mondo
2) l’estrema brevità (≈ 15 minuti) consentita, nello stato di allerta permanente, per l’eventuale lancio di missili in risposta alla segnalazione (vera o falsa) di un attacco nemico.
Questa situazione, che è un retaggio della Guerra fredda, fa si’ che gli altri Stati “dotati” si considerano autorizzati a mantenere (ed anche modernizzare) i loro armamenti fin tanto che USA/NATO e Russia non siano “scesi” al loro stesso livello di armamenti.
La priorità consiste quindi nell’ottenere questa prima fase di disarmo da parte dei due ‘giganti nucleari’ USA/NATO e Russia.
Ora, cio’ non puo’ certo avvenire in modo unilaterale, ma solo tramite negoziati appropriati. E, a questo scopo, la società civile può (e deve!) apportare il suo contributo favorendo un riavvicinamento fra queste due Nazioni, e questo appunto operando sui due piani già indicati :
– sul piano diplomatico, profittando del fatto che il posizionamento degli Stati nucleari (e dei loro alleati) nei confronti del processo che ha portato, in 4 anni, all’adozione del Trattato Internazionale di Interdizione delle armi nucleari, non è stato affatto omogeneo ma molto diversificato, andando dalle posizioni fortemente ostili soprattutto di Francia e USA, a quelle relativamente molto più concilianti di Cina, India, Pakistan e Paesi Bassi. La Cina in particolare potrebbe forse giuocare un ruolo di mediazione interessante tra USA e Russia, e la Società civile potrebbe favorire un tale processo, ad esempio tramite un dialogo con i diplomatici cinesi all’ONU (Ginevra).
sul piano delle popolazioni : tramite appunto le varie associazioni, la rete dei Mayors for Peace (Sindaci per la Pace), i ‘gemellaggi’ tra città di Paesi diversi, ….
In particolare tra la Russia e gli USA esistono ufficialmente 92 coppie di città ‘gemellate’, tra le quali i gemellaggi della città di Mosca con quella di Chicago (dal 1997) e della città di Saint Petersburg con quella di Los Angeles (dal 1990). Inoltre queste 4 città fanno parte della rete Mayors for Peace, come pure altre 24 città Russe gemellate con città degli USA, ed altre 31 città degli USA gemellate con città Russe (delle quali 15 in comune).
E’ interessante a questo proposito notare che, ad esempio, la Francia e la Germania, dopo essersi affrontate in tre guerre spaventose, hanno potuto ritrovare una coesistenza pacifica e costruttiva anche tramite la progressiva realizzazione di circa 450 gemellaggi tra le loro città rispettive.
Ovviamente questo approccio, a carattere internazionale, non deve affatto escludere iniziative più locali, in Italia, Francia, ecc, ma dovrebbe piuttosto costituirne la prospettiva, incoraggiando ciascun governo a procedere al disarmo nucleare, in modo concertato con gli altri Stati nucleari, attraverso quindi negoziati ‘multipolari’, in modo da condurre tutti gli Stati ad aderire al Trattato Internazionale di Interdizione delle armi nucleari, con l’impegno di un disarmo effettivo e totale, ad una scadenza prefissata, verificabile e irreversibile.
Certamente il lavoro che rimane da compiere è considerevole, ma indispensabile ed è la responsabilità di ogni cittadino del mondo.