La presenza di 800.000 bambini e adolescenti, di fatto completamente italiani ma senza la cittadinanza, ha da tempo mosso la sensibilità di vaste aree del mondo cattolico, e non solo di quelle, più direttamente presenti nelle scuole o in iniziative di volontariato. Questa attenzione è stata anche conseguenza del fatto che si tratta di una fascia di popolazione giovanile che è strutturalmente debole nell’organizzare una sufficiente azione di pressione nei confronti del potere mediatico e politico e quindi è più bisognosa di aiuto e di solidarietà.
E’ molto positivo che, di conseguenza, si sia creato un circuito virtuoso tra giovani senza cittadinanza e strutture cattoliche di base che ha molto contribuito alla redazione della legge sullo jus soli . L’ ‘Avvenire’ ha positivamente contribuito in questa direzione. A fronte di ciò è a tutti ben nota l’esistenza di una opinione pubblica trasversale, ovunque largamente diffusa, comprendente anche molti credenti, che si lascia prendere da emozioni, che ha ben scarsa conoscenza di come i problemi si pongono nella realtà, che reagisce con paura e dispetto alla situazione e prova fastidio nei confronti dei nuovi italiani. Spesso questa ondata populista della peggior specie si allarga nel rifiuto dei migranti, poi dei “politici”, poi delle istituzioni in generale, poi di altro ancora in una confusa catilinaria contro tutto e tutti. Essa deve essere contrastata senza timore di muoversi contro corrente, rifiutando il qualunquismo in politica e seguendo il comandamento evangelico dell’accoglienza continuamente richiamato da papa Francesco.
In questa situazione l’abbandono della legge sullo jus soli da parte del Senato ha turbato le coscienze di quanti la consideravano un fatto di civiltà e, soprattutto per i credenti, un fatto di fraternità. Si trattava inoltre di un provvedimento utile, sotto ogni aspetto, per il vivere civile. Ciò premesso, dobbiamo deplorare il silenzio della generalità dei vescovi su questo fatto. Esso meritava una denuncia ferma e inequivocabile, senza timore della reazione di opinioni avverse, a maggior ragione se di forze politiche. Un silenzio pesante, colpevole, non scusabile (a fronte di tanti interventi indebiti in altre occasioni). Solo il Card. Francesco Montenegro di Agrigento ne ha parlato.
Nelle stesse ore di questa grave offesa a una parte della società italiana abbiamo assistito alla inedita coppia Minniti-Bassetti che all’aereoporto di Pratica di Mare accoglieva 162 profughi nell’ambito di un’operazione umanitaria concordata tra CEI e governo. Siamo naturalmente ben felici per i 162 . Siamo però amareggiati che tale operazione sia stata fatta alla vigilia di Natale gestita in modo enfatico in ogni media con intenti propagandistici a fronte del citato rumoroso silenzio sullo jus soli . A noi e a molti questo specifico accordo è apparso come, da parte dei vescovi, esso sia stato soprattutto una copertura d’immagine e un’accettazione di fatto del patto firmato in agosto dal nostro governo con una parte della Libia, che ha ignorato le durissime denunce dell’ONU e di Amnesty , ha dato ruolo e denaro a poteri dalla oscura e ambigua origine e dai comportamenti criminali ed ha reso vano il positivo ruolo svolto dalle ONG che soccorrevano i migranti in mare.
Anche l’iniziativa Mediterranean Hope, promossa dalla Comunità di S.Egidio e dalla Federazione delle Chiese evangeliche per l’apertura di corridoi umanitari, sicuramente lodevole e sorta ben al di fuori di logiche governative, deve conservare un valore “profetico” per indicare e sollecitare una politica del tutto diversa dall’attuale nei confronti di chi vuole giungere nel nostro paese. Essa non deve trasformarsi, aldilà della indubbia buona volontà dei promotori, in una foglia di fico usata per tentare di legittimare politiche governative esclusivamente miranti a impedire, con ogni mezzo e il più possibile lontano dagli occhi dell’opinione pubblica, l’arrivo in Italia dei migranti.
La storia dei naufragi e dei lager sulla costa libica continua, come sappiamo dalle notizie delle ultime ore. Durante tutta la campagna elettorale assisteremo su questi problemi a vescovi con la lingua incollata al palato, paurosi della loro ombra, prima preoccupati di non “fare politica” che di ricordarsi del Vangelo? Per non parlare della spedizione neocoloniale in Niger, anche sulla quale il silenzio dei vescovi è totale. E’ questo il nuovo corso che avevamo sperato nella gestione della Conferenza episcopale del nostro paese?
NOI SIAMO CHIESA