Il 14 novembre il Parlamento norvegese si esprime sulla sospensione temporanea dei rimpatri dei richiedenti asilo afgani. Secondo Eurostat, la Norvegia ha rimpatriato in Afghanistan 760 persone nel 2016 e 172 nei primi sei mesi del 2017.
“Mentre la situazione della sicurezza in Afghanistan continua a peggiorare, gli afgani che hanno chiesto protezione in Norvegia aspettano il voto di domani con trepidazione”, ha dichiarato in una nota ufficiale Maria Serrano, campaigner sull’Immigrazione di Amnesty International.
Alcuni giorni fa la Ministra dell’Immigrazione, Sylvi Listhaug, ha dichiarato che lei stessa non si recherebbe in Afghanistan perché è un paese troppo pericoloso. Dichiarazione in linea con i dati: secondo la Missione Onu per l’Afghanistan (Unama), nel paese sono state uccise o ferite 11.418 persone nel 2016. Gli attacchi contro i civili hanno luogo in ogni parte del paese e la maggior parte chiama in causa i gruppi armati, come i talebani e lo Stato islamico. Nei primi sei mesi del 2017 l’Unama ha registrato 5243 vittime civili.
Eppure, nonostante le vittime civili non siano mai stata così numerose, il governo norvegese ha continuato a rimpatriare centinaia di afgani condannandoli a un futuro di paura e incertezza e al rischio di subire violazioni dei diritti umani. Una scelta contraria al principio giuridicamente vincolante del non rimpatrio (non-refoulement) che impone ai paesi europei di non trasferire una persona in un paese dove corra il rischio di subire gravi violazioni dei diritti umani. Rimandare i richiedenti asilo in Afghanistan, dove la violenza è in aumento, è una violazione del diritto internazionale.
“Chiediamo al governo norvegese d’invertire la tendenza europea che vede un crescente numero di afgani rimpatriati in un paese pericoloso. In questo modo, la Norvegia affermerebbe la sua reputazione di paese che sostiene i diritti umani e che sta dalla parte di chi fugge dalla guerra e dalla persecuzione”, ha aggiunto Serrano.
La pressione sul governo norvegese si è rafforzata anche grazie alla campagna promossa da un gruppo di studenti e studentesse norvegesi che vuole impedire che la loro compagna di scuola Taibeh Abbasi venga mandata in Afghanistan. Taibeh, 18 anni, è nata in Iran da genitori afgani. Non ha mai visto l’Afghanistan. La sua famiglia è arrivata in Norvegia dall’Iran nel 2012. Taibeh ha confidato ad Amnesty International di essere terrorizzata da quanto potrebbe accaderle se venisse mandata a Kabul, la più pericolosa delle province afgane, dove le violazioni dei diritti umani sono assai diffuse.
Nelle ultime settimane centinaia di persone sono state uccise o ferite in una serie di attacchi che hanno colpito la capitale afgana. Negli anni scorsi anche l’ambasciata norvegese, nonostante le imponenti misure di sicurezza, era stata attaccata e costretta a chiudere.
“In Norvegia e in altri paesi europei vi sono migliaia di Taibeh che vivono nel terrore che un giorno un funzionario dello stato bussi alla porta di casa per cambiare la loro vita per sempre. Invece di sradicare ragazzi e ragazze da luoghi sicuri per rimandarli in zone di guerra, i paesi europei dovrebbero aiutarli a ricostruire le loro vite in sicurezza e dignità”, ha sottolineato Serrano. “Domani i parlamentari norvegesi avranno la possibilità di stabilire un principio in Europa e di dichiarare che la protezione dei diritti umani dev’essere al centro di ogni politica sull’immigrazione. Chiediamo loro di votare per fermare i rimpatri, che esporrebbero tante persone a gravi pericoli e che costituiscono un’evidente violazione del diritto internazionale”, ha concluso Serrano.