Dura presa di posizione dell’Unione Africana contro le violenze che subiscono i migranti in Libia: “La riduzione in schiavitù, il traffico di esseri umani, la tortura, gli stupri sono attività disumane e degradanti che si stanno compiendo ai danni dei migranti africani in Libia. L’Unione Africana condanna con forza tali pratiche che risalgono ai tempi antichi ed esprime la sua più viva solidarietà ai fratelli vittime di tali abominevoli atrocità”. Queste le parole usate da Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione U.
Il politico del Ciad nel corso di una riunione di ieri ha anche sollecitato gli Stati membri a impiegare maggiori risorse economiche “per alleviare le sofferenze delle persone migranti” e per “facilitare, per coloro che lo richiedono, il trasporto fuori dalla Libia”, soprattutto per coloro che finiscono nelle reti dei gruppi criminali.
Ma come osserva ‘News Africa’, le procedure di rimpatrio dei circa 43mila migranti africani in Libia – secondo stime Unhcr – sono tutt’altro che semplici: molti paesi hanno infatti ritirato i loro ambasciatori da Tripoli quando nel 2014 si è assistito ad un’escalation dei combattimenti nel paese. “La maggior parte dei migranti che raggiungono la Libia per emigrare in Europa provengono dall’Africa subsahariana e fuggono da povertà, persecuzioni e conflitti”, conclude il noto giornale online.